Lo sgretolamento della comunità
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I potenti del mondo non pensano alla umanità ed alla vita della Terra. Pensano solo a loro, a conservare e rafforzare la loro potenza, il loro arricchimento, il loro dominio globale.
L’incertezza resta grande sulle capacità dei gruppi dirigenti del pianeta di mettere fine, nell’interesse d tutta la popolazione mondiale, allo stato grave di crisi strutturale e di distruzione della vita in corso, come sottolineato anche recentemente dal Segretario Generale dell’ONU. Anzi, con la ripresa in mano del potere dello Stato e dell’economia più potenti al mondo da parte di Donald Trump, primo pregiudicato nella storia degli USA a diventarne il presidente, aumenta la certezza che lo stato di crisi continuerà ad aggravarsi.
Una delle espressioni più significative della crisi è lo sgretolamento delle forme organizzative fondamentali dell’esistenza rappresentate dalle comunità umane e dalla comunità globale di vita della Terra (tutte le specie viventi comprese). Il concetto stesso di comunità é stato svuotato di senso, praticamente eliminato come quadro esistenziale di riferimento delle relazioni sociali tra gli esseri umani e delle relazioni tra essi e l’insieme delle specie viventi della Terra, di cui gli esseri umani fatto parte integrante.
Eppure, nel mondo moderno fino ai giorni nostri, la comunità è stata considerata come la forma naturale di base – al di là delle innumerevoli varianti ch’essa ha preso nel corso dei secoli – del vivere insieme tra persone unite da rapporti sociali, linguistici e morali, vincoli organizzativi, interessi e consuetudini comuni. Da qui, la comunità familiare, locale, rurale, urbana, nazionale, internazionale, mondiale, educativa, professionale, europea, artistica, scientifica, accademica, economica, degli utenti, religiosa, dei filatelisti …
L’esperienza storica mostra che il concetto di comunità e il sistema di relazioni ad esso collegate rappresenta concretamente uno stato di società ad alto valore di umanità e di vita Fra le altre, per tre caratteristiche principali (la cui concretizzazione varia considerevolmente a seconda della natura delle comunità, ma non nella sostanza né a livello dei principi fondatori).
Primo: la comunità implica il principio della responsabilità collettiva e condivisa della protezione, cura e gestione delle risorse naturali e artificiali, dei mezzi materiali e immateriali e dei beni servizi “comuni” essenziali per la vita di tutti, in un contesto di effettiva cooperazione co-solidarietà, nonviolenza, pace, dal livello locale a quello mondiale, con le altre comunità. Onde, i principi di uguaglianza e di giustizia.
Secondo: la comunità si fonda sulla Legge, sul Diritto, cioé un “patto sociale ”costituzionale, pubblico, sancito da processi di democrazia partecipata effettiva e da un insieme di istituzioni pubbliche e private che garantiscono, via giuramento, il rispetto integrale del Patto sociale (i diritti ed i doveri per tutti: “nessuno è al disopra della Legge”), e ha il potere di farlo rispettare e di sanzionare il non- rispetto, nella giustizia.
Terzo: la comunità – salvo quelle che per definizione nascono e vogliono essere e restare “locali”, “specificatamente terriroriali” – ha in sé la vocazione a diventare mondiale, planetaria, universale. Certo, non per espansione da conquista, per assorbimento, per accaparramento o per annessione secondo logiche di potenza e di dominio imperiali. Per definizione, la comunità umana unisce tutti gli esseri umani nella volontà e nel desiderio d vivere insieme e di costituire una grande famiglia mondiale, un “soggetto” costituzionalmente planetario non solo sul piano antropologico ma soprattutto sociale e politico. La vocazione è di diventare un “soggetto” di pace e di giustizia, dove i diritti ed i doveri universali hanno una pregnanza di arricchimento collettivo.
Lo sgretolamento della comunità. Principali responsabili.
Fra le cause principali, troviamo Il dominio sempre più consolidato dei principi e dei meccanismi del sistema capitalistico di mercato, che sfrutta le risorse materiali e immateriali, naturali e artificiali “utili” del mondo, compresi gli esseri umani (ridotti a “risorse umane”), al servizio esclusivo degli interessi dei proprietari del capitale. Negli ultimi 50 anni, i suoi turiferari al potere sono riusciti a (quasi) cancellare dall’immaginario e dalle visioni dei più l’idea dell’importanza delle comunità umane (la società) e della centralità dei principi di uguaglianza e di giustizia.
Moltissimi, nel mondo, non credono più nell’esistenza della società ma credono che il mercato sia la forma naturale, di base, dell’organizzazione delle relazioni tra gli individui, i gruppi, le imprese, Nel mercato non ci sono diritti. Non c’è uguaglianza. C’è rivalità, c’è la forza. C’è competizione di tutti contro tutti per la sopravvivenza, per la conquista. Il mercato seleziona e nel mercato vincono e si arricchiscono i più abili, i più aggressivi, i più forti sul piano finanziario, tecnologico e “politically correct”, il valore delle persone, dei territori, delle imprese è dato dal loro rendimento per il capitale investito e non per il lavoro creato e il benessere della comunità locale (villaggio, città, regione…). Nel caso delle grandi imprese, il loro valore è addirittura stabilito dalla loro capitalizzazione borsistica (cioé da parte di gestori di fondi d’investimento privati in nome di proprietari azionisti da ogni parte del mondo, e quindi, da organismi finanziari speculativi interamente distaccati dalle comunità “territoriali” e dai bisogni della comunità di vita globale della Terra.
Collegata a quanto precede, viene anche la visione tecno-scientifica della vita, e della sua evoluzione totalitaria, elitista e salvifica, fondata sull’enorme potenza espressa oggi dalle nuove conoscenze e le nuove tecnologie, in ogni campo, in termini di creazione e di controllo di prodotti e di servizi.
Grazie alla potenza delle nuove tecnoscienze (nanotecnologie, biotecnologie, nuove fonti d’energia e nuovi materiail, tecnologie IA) i loro “proprietari” (detentori dei brevetti privati) sono diventati i “padroni tecnocratici del mondo”. Ancora più capitalisti convinti dei “signori” del passato recente, e completamente a loro agio, senza complessi nei confronti delle regole e delle istituzioni in corso di sgretolamento, essi stanno non solo costruendo un “nuovo mondo”, ma(ri)costruendo una società violenta, guerriera, oligarchica, ancor più ineguale e ingiusta della società in via di demolizione.
Per loro, gli algoritmi e le applicazioni di sistemi di macchine autonome non hanno alcuna specificità comunitaria territoriale né sostanziale. Quel che già ora conta, al di là del profitto, é la potenza di azione, di intervento, di dominio, e di controllo del tempo e dello spazio dei sistemi. In questo senso la nuova era di conquista dello spazio da parte dei privati USA si traduce in una radicale mutazione ideologica del concetto e della realtà della comunità di vita globale della Terra.
Ed é in questo contesto tumultuoso, devastatore, che un ruolo centrale è svolto dai gruppi dominanti costruttori e difensori della supremazia politica, economica, militare e tecnologica mondiale degli Stati Uniti., che sono pronti a tutto, anche a lanciare una guerra nucleare, pur di mantenere il loro dominio mondiale. Gli Stati Uniti sono l’unico Paese al mondo ad avere (ufficialmente) più di 800 basi militari in tutto il mondo; da 80 anni gli USA sono regolarmente in guerra in ogni angolo del mondo ; sono gli unici che da decenni, quale che sia il loro presidente (caso eccezionale J. Carter), hanno formalmente rifiutato di riconoscere le autorità istituzionali internazionali superiori alla loro sovranità; non hanno mai applicato le risoluzioni dell’ONU contrarie agli interessi USA; non hanno firmato più di 60 trattati internazionali; si sono ritirati dall’Unesco e, da ieri, dall’Organizzazione Mondiale della Salute (ONU)… In breve, gli Stati Uniti sono stati da sempre e specie dal secondo dopoguerra, i principali, anche se non i soli, demolitori dell’idea di un’Organizzazione di Unione della Comunità Mondiale. Cio’ ha avuto finora delle conseguenze irreparabili sulla vita della Terra, sull’esistenza dell’Umanità e sulla Comunità di vita globale.
Che fare? L’impegno per un duplice rovesciamento del presente.
La storia mostra che per l’umanità non ci sono mai state delle situazioni senza nuovo futuro. Il presente ed il futuro che i dominanti stanno costruendo non sono le ultime sponde dell’esistenza della vita. E’ possibile e doveroso preparare e costruire i percorsi per nuovi orizzonti di società , concepiti in modo da operare nel corso dei prossimi anni/decenni un duplice rovesciamento: al livello delle concezioni e delle visioni della vita e del mondo.
Dobbiamo liberarci dalla nostra adesione e sottomissione, per la maggior parte, alle narrazioni globali dei poteri dominanti, come quelle sulla supremazia di genere, etnica, religiosa ed economica; sulla guerra e la violenza; sulla disuguaglianza e la povertà; sulla natura e la tecnologia….
Al livello delle forme concrete di organizzazione sociale delle relazioni tra tutti gli abitanti della Terra (comprese tutte le specie viventi).
Dobbiamo costruire una nuova architettura sociale globale (politica, economica, finanziaria, sociale, tecno-scientifica…), una comunità di vita planetaria, articolata su una vasta rete cooperativa di federazioni di nuove comunità umane di vita da inventare e da sperimentare all’insegna dei principi dell’uguaglianza , della giustizia e dell’autonomia condivisa, cosi come del rispetto dell’integrità delle altre comunità e della comunità planetaria.
Le proposte d’azione da intraprendere in questa direzione ci sono. Per una loro rapida presentazione e prime reazioni, rinvio alla conferenza stessa.
Il duplice rovesciamento non è irrealista. In realtà, ciò che è irrealistico è pensare che le soluzioni al presente possano provenire dalle forze sociali dominanti, attraverso le loro crisi, transizioni e resilienze. Le forze sociali dominanti sono strutturalmente incapaci di cambiare il loro sistema. Sono disposti a dei mutamenti solo per rafforzarlo.
Professore emerito dell’Università di Lovanio (francofona), Belgio. Presidente di Agorà degli Abitanti della Terra.
- Riccardo Petrellahttps://ilpassogiusto.eu/author/rpetrella/