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Numero 30 | 14 Marzo 2025

Hollywood a Trieste, una città di spie


Nella Trieste del secondo dopoguerra, conteso avamposto sulla “cortina di ferro”, luogo che, più di ogni altro in Italia, ha incarnato la tensione politica tra le superpotenze, ebbe inizio un ricco filone di film di spionaggio che l’hanno celebrata come città di spie. E in questa veste è raccontata nella mostra curata da Tiziana Ciancetta e Gianluca Guerra per l’Associazione Casa del Cinema in collaborazione con la Cineteca del Friuli che ha messo a disposizione le sue preziose collezioni. Si può visitare fino al 24 gennaio alla Casa del Cinema di piazza Duca degli Abruzzi 3, dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 18, con ingresso gratuito.

Locandine, poster e immagini dei tanti, per la maggior parte dimenticati, spy-movies girati a Trieste o ambientati in città, dalla fine della seconda guerra mondiale agli anni Sessanta, dipingono «una città moderna, dove divertirsi, vista come un luogo esotico, nel senso di turbolento, al pari di Lisbona, Macao, Istanbul, Tangeri e Berlino, popolato da agenti segreti e intrighi internazionali – spiega Gianluca Guerra –. All’epoca Trieste godeva di riconoscibilità internazionale come dimostrano pellicole come A 007 dalla Russia con amore, secondo capitolo della saga di James Bond, che cita Trieste come primo avamposto occidentale oltre la cortina di ferro, o Rapporto confidenziale di Orson Welles, alimentando una tradizione che porta ai giorni nostri con un film come Tenet di Christopher Nolan, nel quale la città giuliana è sede di un deposito nucleare».

Nell’epoca d’oro del cinema spy a Trieste, la città diventa set ideale per storie di sospetti, fughe, doppi giochi e traffici loschi dai titoli evocativi come Clandestino a TriesteCorriere Diplomatico di Henry Hathaway, cult hollywoodiano con Tyrone Power in missione all’ombra di San Giusto, anche se il divo americano pare non sia mai stato in città e la sua presenza sia dunque frutto di montaggi con controfigure locali. Trieste, al centro di un intenso dibattito internazionale, in seguito al crollo del nazifascismo e all’emergere della guerra fredda che opponeva le potenze occidentali, come Stati Uniti e Gran Bretagna, alla Jugoslavia comunista, supportata dall’Unione Sovietica, si offre all’immaginario cinematografico stimolando curiosità e fantasie legate anche al suo cosmopolitismo. Le strade di Trieste sono attraversate da spie, avventurieri e dark lady, che frequentano night club (realmente esistenti). Ma non solo. In Inganno di Guido Brignone la protagonista è una poliziotta della sezione femminile della Polizia Civile del Territorio Libero di Trieste; in Cuori senza frontiere Gina Lollobrigida e Raf Vallone sono le star della pellicola di Luigi Zampa ambientata in un paese al confine tra Italia e Jugoslavia, alla fine della seconda guerra mondiale, quando la Commissione Alleata traccia la linea bianca che divide in due quella terra.

In una decina di anni in città si gira una quindicina di film. Con il ritorno all’Italia nel 1954 fino al 1962 non si batte un ciak. Poi l’immagine di Trieste si arricchisce ulteriormente grazie ai film del genere “Eurospy” ispirati al successo internazionale di 007 e diventa lo scenario ideale per nuove pellicole che giocano con il fascino dello spionaggio. In queste produzioni colorate e avventurose, tra pop art e minacce atomiche, emergono spie italiane dai nomi improbabili come Agente 008, 777 e OSS77, che si muovono in una Trieste rappresentata come un set di transito e scambio per spie di ogni sorta. Questi film, spesso girati nei padiglioni della Fiera Campionaria di Montebello negli studi Ceria, catturano anche l’aura di Trieste come città di frontiera. Anche se sarebbe meglio parlare, evidenzia Guerra, di «luogo di molte frontiere, di tante popolazioni, lingue, religioni. Il suo ruolo multicentrico cade con gli anni a ridosso della seconda guerra mondiale e con il ritorno all’Italia».

Dalla guerra fredda ai giorni nostri, mentre soffiano altri venti di guerra e assistiamo a gradi diversi di militarizzazione sul territorio. «Dispiace che ci siano frontiere e divisioni laddove fino a qualche anno fa si era creato un altro tipo di relazione con i nostri vicini – osserva il curatore –. All’epoca delle vecchie tensioni c’era un altrove che si conosceva poco, oggi l’altrove si conosce benissimo. Eppure le frontiere vengono rialzate per difendere la fortezza Europa dall’emigrazione».

Le location dei film presentati nella mostra “Trieste città di spie” possono essere scoperte attraverso la passeggiata cinematografica “Il mondo in una città” disegnata da Gianluca Guerra e compresa nella app “Set Discover XR” sviluppata dalla Casa del Cinema di Trieste. Grazie alla narrazione sonora e agli approfondimenti si viene guidati a visitare location note o a scoprire luoghi poco conosciuti della città. Il tutto arricchito da aneddoti e curiosità cinematografiche.

In programma anche una passeggiata in presenza sabato 18 gennaio, alle ore 11, nell’ambito del Trieste Film Festival.

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