
Di nuovo come un tempo?
Quest’anno ricorre l’80° anniversario della fine della Seconda Guerra Mondiale e della Liberazione dal nazi-fascismo. Come per tutte le ricorrenze rotonde si presta a maggiori riflessioni, soprattutto se nei fatti di un tempo si riconoscono cose del presente.
La prima cosa è legata alla storia di questa regione complessa, che merita ancora di essere letta e riletta, trasmessa alle nuove generazioni proprio mentre gli ultimi e le ultime persone che hanno vissuto quel periodo ci stanno abbandonando.
Nel nostro piccolo vorremmo andare controcorrente rispetto a quanto ha deciso la maggioranza regionale, negando un contributo specifico per le celebrazioni dell’80° e preferendo invece spendere soldi pubblici per il ricordo di uno scomparso amico dell’adolescenza di qualche assessore o consigliere regionale triestino.
Chiediamo quindi un aiuto per ripercorrere e rileggere eventi e persone che confermano quanto scritto nella motivazione della Medaglia d’Oro di Udine per tutto il Friuli per quanto questo soffrì dall’8 settembre del 1943 e fino al 25 aprile del 1945.
La fine dei partiti che diressero la Guerra di Liberazione tramite il CLN, che scrissero la Costituzione, che – nonostante la Guerra Fredda, le diffidenze, ed i diversi campi internazionali e ruoli politici – non cessarono mai di ricordare cosa fu il Ventennio e come rinacque la democrazia con un patto comune, certamente non aiuta a mantenere unite storia e memorie, nemmeno negli aspetti ufficiali del ricordo e della celebrazione istituzionale.
Ma bisogna chiedersi cosa non ha funzionato e perché se il Comune di Tarvisio solo saltuariamente si ricorda di onorare chi restò fedele alla continuità dello Stato e se il Comune di Gorizia invece onora costantemente chi ha servito un regime fantoccio e tradito il proprio Stato. Da una parte i 300 soldati delle Guardie alla Frontiera che reagiscono all’invasione tedesca già l’8 settembre forse nella primissima azione di resistenza, dall’altra una banda paramilitare ubbidiente agli ordini del Reich e impiegata da questi solo nelle azioni contro i resistenti ed i civili italiani che pretende di aver difeso l’Italia ma ha difeso solo la sua ideologia al tramonto.
Ricordare e ragionare su questa ricorrenza non è solo fatto di vicende e storie regionali del recente passato. E’ la cronaca che dovrebbe spingerci a non sprecare questo anno nella semplice ciclica ripetizione di appuntamenti e cerimonie, a connettere questioni che solo la frammentazione dell’informazione tiene distanti, a comprendere onde lunghe e a cercare altre strade.
Guardando solo all’Italia, ma anche lo scenario europeo e la rinascita prepotente di nazionalismi andrebbe seguito e scandagliato, sembra che accadano cose che meriterebbero di essere lette e correlate da un preciso punto di vista. Il Presidente del Consiglio ha affermato più volte che con questa esperienza di governo lei stessa ed il suo partito stanno facendo la storia. E’ possibile che si siano accorti che ormai in Italia (ma anche in Europa) la difficoltà a risolvere i problemi economici e sociali del decennio passato abbia portato ad ogni elezione grandi quantità di elettori a due nuovi atteggiamenti: l’astensione oppure la scelta volta per volta di un nuovo salvatore a cui affidarsi. L’exploit del PD di Renzi alle Europee e poi quello della Lega; l’esplosione dei Cinque Stelle alle politiche, seguiti poi dai grandi risultati di Lega e Fratelli d’Italia.
Se i prossimi anni saranno ancora più pesanti sul piano economico, energetico, del welfare e di ancora più difficile soluzione perché interni alla recessione europea, alle guerre senza ombra di soluzione, all’incapacità di uscire dal recinto del neoliberismo, e ad altre quisquilie planetarie, se vuoi governare anche al prossimo giro ti devi attrezzare per tempo. Non solo per quanto riguarda la narrativa (questi sono i giorni di La nazione c’est moi...) e la demagogia ma anche cercando di fuoriuscire definitivamente dalla costruzione repubblicana impostata nel 1945 e danneggiata dal 92/93 in poi per garantirsi che non sia possibile tornare indietro, ridiventare opposizione.
E’ una lettura possibile che collega le manifestazioni più nostalgiche e tutto sommato marginali di saluto al duce di singoli esponenti politici che non sanno rinunciare o hanno paura di farlo (dal Presidente del Senato al Sindaco di Gorizia), a mille provvedimenti ormai realizzati o in corso.
Rintracciabili nel nuovo Codice della Strada che colpisce per motivi etici non chi guida in stato alterato dalle droghe, ma chi ha traccia di droghe (forse pure consentite per uso curativo) assunte tre giorni prima dell’esame.
Rintracciabili in scelte come quelle della decisione prefettizia (anche se ci si immagina esaminata nei rispettivi comitati per l’ordine e la sicurezza pubblica) di stabilire zone rosse nelle città.
Oppure nella trasformazione con il DdL “Sicurezza” in reati perseguibili con fermo sul posto, pene sanzionatorie o detentive, per comportamenti ed iniziative che sono il sale del confronto democratico, sociale e politico almeno dagli scioperi delle fabbriche del nord Italia occupato nel ’43 e nel ’44 e da lì in poi fatto normale per ogni anno che è stato mandato su questa terra.
E ancora e infine, e soprattutto vista l’intenzione di entrare nella storia, nelle lacerazioni che si intende portare alle leggi elettorali e all’equilibrio costituzionale dei poteri. Leggi sempre più maggioritarie, riduzione degli spazi alle opposizioni, il terzo mandato spacciato per efficienza quando è mancanza di alternativa non solo di alternanza, e infine il premierato.
Il centenario dell’omicidio di Matteotti è passato già sotto tanto silenzio, nonostante tutte le tracce di questa degenerazione fossero già visibili, non sarebbe il caso di ripetere l’errore anche nell’80° anniversario della Liberazione. Alcuni di quelli che hanno ricordato il delitto Matteotti hanno scritto e detto che probabilmente fu voluto da Mussolini proprio perché Matteotti, prima e meglio di altri, aveva intuito la vera natura e la via verso cui si incamminava l’Italia.
Cercando sempre nel nostro piccolo di contribuire ad un dibattito per questo pubblichiamo articoli riguardanti la memoria degli ultimi e peggiori anni della guerra, e cronache e documentazioni più recenti sulla sicurezza delle città e sui tentativi di intimidazione della partecipazione diretta dei cittadini alla vita politica. Perché certo non sarà la storia che si ripete uguale, ma anche cose simili se le conosci le eviti.
- Elia Mionihttps://ilpassogiusto.eu/author/emioni/
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