
Riflessioni a margine dell’annunciato piano #ReArmEU
Quelli che seguono sono alcuni punti condivisi dalla Presidenza della rete di Autonomie e Ambiente e messi a disposizione per il dibattito dei soggetti aderenti nonché dei prossimi incontri previsti dalla rete europea di ALE/EFA, Alleanza Libera Europea.
- La drammatica realtà dell’attuale momento politico è che l’Unione Europea non è riuscita da darsi una politica estera comune e, peggio ancora, né la II^ Commissione Ursula von der Leyen, né i 27 capi di stato e di governo, né i capi di altri paesi europei membri della NATO, hanno un mandato popolare per elaborarne una, nonostante essi si muovano in un apparente rispetto dei trattati.
- Né il tradizionale atlantismo della maggior parte degli stati membri, né la storica neutralità di alcuni di essi, sono più adeguati alla complessità dei tempi. I principi di coesistenza pacifica stabiliti a Helsinki nel 1975 possono ancora essere una fonte di ispirazione, ma sarà necessario un paziente lavoro di aggiornamento e non abbiamo istituzioni democratiche comuni dotate dell’autorevolezza e della competenza necessarie a portarlo avanti.
- In questo contesto, nessuno può dimenticare che le spese militari dell’Unione Europea sono già oggi superiori a quelle della Federazione Russa e quindi fra le più alte al mondo. Quando arriveremo a coordinarle seriamente, in una ideale comunità di sicurezza, esse dovranno scendere, non certo salire.
- Non di nuove commesse militari abbiamo bisogno, ma di una politica estera comune, costruita democraticamente, nell’interesse dell’Europa, di tutti i suoi popoli, delle sue regioni, dei suoi territori, oltre che per promuovere pace, giustizia, autogoverno per tutti e dappertutto, a cominciare da
- le province sanguinosamente contese nella terribile guerra russo-ucraina;
- le minoranze etniche e culturali che sono ancora minacciate o che sono state addirittura spazzate via, come è accaduto agli Armeni dell’Artsakh (Nagorno Karabakh);
- le nazioni e le minoranze che sono, ancora oggi nel XXI secolo, disconosciute o addirittura oppresse all’interno del centralismo degli stati.
- Non è il momento di costruire la casa europea dal tetto, invece che dalle fondamenta. Le coalizioni di “volenterosi” (e gli aspiranti “napoleone” d’Europa) hanno già fatto abbastanza danni nel nostro passato europeo. Non servono fughe in avanti, come l’improvvisa calata dall’alto del piano chiamato “ReArmEU”, un investimento di ben 800 miliardi di Euro, annunciato all’improvviso dalla presidente Von der Layen, all’insaputa degli unici organi che hanno una qualche rappresentatività di tutta l’Europa, cioè il Parlamento europeo e il Comitato delle regioni.
- Spendere di più in armi senza sapere cosa farne, è peggio che avventuristico, è controproducente per noi Europei, per la nostra coesione, per la nostra sicurezza e per quella della nostra vicina Ucraina dopo che sarà entrato in vigore l’ormai prossimo armistizio.
- Queste riflessioni critiche vengono messe a disposizione di tutte le componenti di Autonomie e Ambiente e, se ritenute utili, della nostra famiglia politica europea EFA, perché siano di stimolo all’elaborazione di una cultura politica e geopolitica comune, nel rispetto delle nostre diversità politiche e culturali.
Presidente di Autonomie e Ambiente
- Roberto Visentinhttps://ilpassogiusto.eu/author/rvisentin/
- Roberto Visentinhttps://ilpassogiusto.eu/author/rvisentin/