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Numero 30 | 14 Marzo 2025

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Bioplastica di canapa a Torviscosa.


Rigenerare uno storico sito industriale regionale, valorizzare la cultura tecnoterritoriale per innescare un paradigma produttivo circolare e sostenibile: la proposta di rilanciare Torviscosa come polo di produzione di bioplastica di canapa si configura come un’operazione strategica per l’innovazione manifatturiera e una sfida concreta per l’affermazione di un modello di sviluppo ecocompatibile.

La plastica, onnipresente e invadente, ha segnato il nostro tempo con la sua duplice anima: da un lato prodigio della chimica, versatile e (fin troppo) durevole; dall’altro menzogna ambientale che ci soffoca. La verità inoppugnabile è che abbiamo abusato di questo materiale dimenticando che il suo ciclo di vita dovrebbe essere circolare, non di durata praticamente eterna. Ricicliamo infatti ben poca plastica, e ben poco si può fare.

Un materiale versatile, una storia dimenticata, una sfida per il futuro.

La vergogna della plastica giace nelle nostre discariche, nei nostri oceani, nelle microfibre che avvelenano le catene alimentari con conseguenze devastanti per la biosfera, e quindi per il nostro stesso corpo. La sua produzione sfrenata, legata al petrolio, avvelena l’aria e sottrae preziose risorse alla Terra. Il riciclo, spesso dipinto come panacea, arranca sotto il peso di volumi insostenibili e inefficienze di sistema.

Conseguentemente, vi è un’unica via d’azione virtuosa e praticabile: dobbiamo rimpiazzare la plastica derivata dai combustibili fossili con una bioplastica sostenibile ottenuta da fonti vegetali. In questo scenario la canapa, pianta resiliente e a basso impatto ambientale, costituisce la protagonista di questa rivoluzione verde.

Pensiamo in termini di filiera, in un territorio da rigenerare e riprogettare con sapienza e lungimiranza, in Friuli. Ricordiamoci di Torviscosa e riscriviamone la storia, aggiornandola.

Dalla “cane gargane” alla canapa

Simbolo di una visione industriale poi stravolta dalla insostenibile voracità recente, la cittadina fondata nel 1938 – tuttora sede di industrie chimiche e farmaceutiche –  attende ora una nuova vita. Perché Torviscosa si trova proprio in quell’area geografica? Lo sappiamo: perché la materia prima, la cellulosa, proveniva dalla polpa della canna gentile Arundo donax delle vicine lagune, da cui poi potevamo ricavarne rayon e viscosa grazie a un trattamento chimico industriale quella volta realizzato con soda caustica, mentre oggi esistono metodi migliori e certamente meno impattanti.

Ripristinando e migliorando gli impianti di produzione possiamo scrivere un nuovo capitolo all’insegna dell’innovazione e della sostenibilità. L’idea da lanciare è tutta qua: avviare la produzione industriale di bioplastica ricavata dalla canapa.

Non c’è nulla di nuovo sotto il sole: notoriamente già Henry Ford nel 1941 realizzò una carrozzeria per autovettura completamente in plastica di canapa e soia, peraltro alimentata da etanolo di canapa. La tecnologia necessaria per produrre bioplastica da fonti vegetali è ben conosciuta e disponibile da molto tempo.

La canapa, con le sue fibre lunghe e robuste, è una ricca fonte di cellulosa, la materia prima da cui si ricava bioplastica biodegradabile e compostabile. La sua coltivazione non richiede pesticidi né fertilizzanti chimici, anzi, contribuisce a bonificare i terreni e a ridurre l’erosione. Inoltre, la canapa assorbe parecchia CO2 dall’atmosfera, contrastando il cambiamento climatico. Qui ci interessa certo ragionare della bioplastica, ma l’utilizzo della canapa industriale per uso alimentare, in bioedilizia, nella cosmesi e in molti altri settori produttivi è cosa nota e diffusa.

Tutto questo, oltre ad aprire il mondo del lavoro a nuove professionalità in agricoltura e nelle imprese di trasformazione del prodotto, significa rafforzare subito l’innovazione ovvero il trasferimento tecnologico nel sistema manifatturiero regionale, sollecitando l’incremento della collaborazione tra le imprese agricole e le Università e i diversi centri di ricerca. Significa una opportunità e una alternativa alle colture tradizionali, consentendo il recupero dei sistemi del settore primario e la caratterizzazione dei paesaggi agricoli.

Un polo della chimica verde

Il progetto industriale per la produzione di bioplastica a Torviscosa rappresenta un esempio concreto di come innovazione e cura dell’ambiente possano andare di pari passo. Non si tratta solo di sostituire un materiale con un altro, ma di ripensare in ottica ecosistemica il nostro intero sistema produttivo adottando un modello circolare e rigenerativo, dove la produzione di filamenti “plastici” dalla cellulosa per le stampanti 3D e la stampa a iniezione costituisce automaticamente una prassi più sostenibile e rispettosa dell’ambiente, riducendo l’impatto ambientale dell’industria manifatturiera.

L’utilizzo della canapa per la produzione di bioplastica rappresenta quindi un’opportunità unica per il Friuli, territorio con una lunga tradizione tessile e un territorio ricco di potenzialità agricole. Impiantare questa filiera significa dare vita a un futuro più verde e sostenibile per le nostre generazioni e per quelle che verranno.

La riqualificazione di Torviscosa come polo di produzione di bioplastica di canapa rappresenta una sfida ambiziosa ma concreta, un’opportunità per riscattare un territorio e lanciarlo verso un futuro più verde e resiliente. Il successo di questa iniziativa dipenderà dalla capacità di attrarre investimenti, sviluppare sinergie tra i diversi attori coinvolti – enti pubblici, imprese, università e centri di ricerca – per promuovere una cultura dell’innovazione e della sostenibilità.

L’eredità industriale di Torviscosa può trasformarsi in un modello virtuoso di rigenerazione territoriale e di sviluppo sostenibile, in un Friuli capace di innovazione nonché pronto ad assumersi la responsabilità del proprio futuro.

Giorgio Jannis
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Udine, Friuli, Europa.
Ho studiato filosofia del linguaggio a Bologna, semiotica e narratologia (Umberto Eco, Paolo Fabbri), per indagare le dinamiche comunicative e le strategie identitarie dei gruppi sociali, le narrazioni delle comunità dentro e fuori la Rete.
Progettista sociale, formatore e comunicatore: iniziative di promozione della Cultura digitale, per reti scolastiche e territoriali.
Social media manager e project manager (#udinesmart per Comune e Università di Udine, FriuliFutureForum per Camera di Commercio Udine). Attualmente insegno Sociologia dei media presso l’Università di Udine.
Da quindici anni curo una rubrica settimanale Licôf su Radio Onde Furlane, dedicata ai linguaggi e alle culture digitali.

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