L’autonomia speciale alla prova del Bilancio
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I risultati elettorali delle recenti consultazioni regionali sono generalmente interpretati soprattutto in relazione ai rapporti di forza tra gli schieramenti politici e per valutare i pesi relativi all’interno delle stesse coalizioni. Tuttavia pur sempre di questioni regionali si trattava e così sono anche riapparse due questioni meno praticate dalla stampa come oggetto della contesa: da un lato il rifiuto del centro sinistra (soprattutto al sud) nei confronti della autonomia differenziata e dall’altro la cosiddetta “questione del nord” riemersa in Veneto con il plebiscito a Zaia e alla Lega (Nord).
Si può affermare che i veri vincitori della contesa sono proprio queste due controverse declinazioni del tema dell’autonomia. E c’è da attendersi prossimamente qualche scintilla in materia.
Centro di spesa o di programmazione
In questo quadro la attuale autonomia speciale del Friuli-Venezia Giulia appare come il classico vaso di coccio destinato a rompersi proprio per l’incapacità della sua rappresentanza politica, accompagnata da una mancanza di un serio dibattito pubblico, di proporne una adeguata manutenzione. Distribuzione a pioggia delle risorse disponibili e proposte di carattere istituzionale che mirano soprattutto alla conservazione delle stesse leve come pratica senza progetti del potere diventano quindi un rischio esistenziale per la detenzione stessa di questo potere regionale.
La ricchezza del bilancio regionale dovuta alle entrate tributarie di competenza ammonta a 7,4 miliardi euro per il riscosso 2024 e verranno utilizzate oltre al 50% per il Servizio Sanitario, che non ricade nelle competenze speciali regionali ma è materia statale delegata a spesa regionale sulla base della ripartizione del fondo sanitario. In Friuli-Venezia Giulia un accordo specifico a suo tempo (a metà degli anni 90) ha permesso di non ridurre entrate tributarie di competenza regionale accollandosi la spesa sanitaria. Questo oggi permette di attuare in materia una spesa pro-capite di circa 3000 euro annui, che è del 30% superiore alla media pro-capite italiana.
Il grosso del resto delle entrate proprie regionali vanno per la finanza degli enti locali (il cui stesso ordinamento è competenza della regione), per il finanziamento del TPL (Trasporto Pubblico Locale, anche esso di competenza regionale) e per il funzionamento della macchina amministrativa regionale. Quanto rimane, e in questi anni paradossalmente non è poco (l’economia ristagna ma le entrate fiscali regionali aumentano grazie al mix delle quote sui tributi di competenza), viene distribuito in una serie molto ampia di rivoli, dal welfare alle attività produttive, sul territorio e l’ambiente, spesso anche utili ma in genere di integrazione e ampliamento di interventi statali e della stessa UE. Il campo delle “opere pubbliche di interesse regionale”, importante competenza statutaria originale è oggi un mix di attribuzione quasi inestricabile. E, come è noto, spesso le strutture amministrative dei Comuni non sono in grado di spendere le risorse a loro assegnate anche per importanti progetti di carattere territoriale.
Compartecipazione alle entrate fiscali, come funziona
Le Regioni e le Province a statuto speciale in Italia sono caratterizzate da competenze e da entrate di compartecipazione ai tributi statali. Ogni autonomia speciale ha i suoi elenchi ed i suoi numeri. Le competenze di materia non sono mai assolute ma hanno diversi gradi di limitazione (dai principi di fondo dell’ordinamento dello stato alle integrazioni rispetto alle leggi dello stato) e le entrate si calcolano in percentuali sulle entrate statali cadenzate annualmente. Le modalità di incasso e le partite di aggiustamento sono varie e possono incidere molto sul funzionamento del sistema.
Per il Friuli-Venezia Giulia attualmente le entrate, dopo una modifica legislativa nel decennio scorso, fatta con legge ordinaria come prevede lo statuto, sono suddivise in 12 categorie (IRPEF, IVA, tabacchi, benzina e gasolio, ritenute su interessi e redditi da capitale, IRAP, etc.) con un ventaglio maggiore rispetto al passato, e comunque sempre passibile di modifica. Nel decennio terribile 2008-2018 venne peraltro imposta una compartecipazione al risanamento della finanza statale che arrivò alla perdita (o minore entrata) complessiva di oltre un miliardo di euro. Attualmente la rinegoziazione di questa partita ha ridotto tale taglio in misura considerevole ed equilibrata tra le diverse regioni a statuto speciale.
Tale spazio finanziario è soggetto ad un accordo tra la Regione e il Governo statale, ma la stessa approvazione parlamentare spinge ad un peso preponderante della volontà e delle esigenze statali, poi quasi sempre confermate da sentenze della Corte Costituzionale.
Senza entrare nel merito dei numeri nella loro articolazione e complessità, si può notare che l’incremento di tali entrate dal 2016 al 2024 è stato da circa 5 miliardi di euro a 7,5 miliardi di euro, quindi con un incremento del 50% a fronte di una inflazione valutabile intorno al 25%. Al di là della riduzione dei tagli centrali ed a competenze di spesa definite da materie rinnovate (ad es. enti locali) si può ritenere quindi che vi è stato un incremento netto di almeno 1 miliardo di euro a valuta attuale.
Dall’esame di alcune tabelle si può osservare che la provenienza di tale surplus non riguarda l’IRPEF, quindi il prelievo sulla retribuzione dei lavoratori dipendenti che, pur essendo aumentati numericamente, sconta di fatto la riduzione reale in potere d’acquisto delle singole retribuzioni, ma riguarda per metà alcune voci relative all’effetto di attività economiche (IVA, IRES, IRAP) e per l’altra metà alla nuova voce relativa a “compartecipazione alle ritenute sugli interessi e i redditi da capitale” oltre ad una rimodulazione (soprattutto per i primi anni) dovuta ad “altre entrate tributarie”.
L’origine delle maggiori entrate
Non dobbiamo dimenticare che in questi anni la Regione Friuli-Venezia Giulia ha visto attivarsi una forte mole di investimenti provenienti sia dal 110% di contribuzione per interventi edilizi, sia dalla mole delle opere e iniziative dovute al PNRR. Nel complesso si può parlare di circa 4,5 miliardi di euro da spalmarsi in attività da svolgere nel territorio regionale, per il 110% ormai in fase di esaurimento mentre la seconda dovrebbe continuare almeno per il 2026. Le ripercussioni fiscali di tali attività si posano a cascata sulle entrate regionali e, se pur i calcoli non sono facili, si può capire che un peso intorno al 30% (ritorno fiscale alla Regione) determina un incremento delle entrate di circa 1,5 miliardi di euro. Questo avviene se i lavori relativi sono in corso e si può ricordare al proposito la polemica relativa ai ritardi di spesa delle amministrazioni comunali. Ci si può quindi aspettare che la ricchezza del bilancio regionale continui ancora per qualche anno, salvo rinunce e ripensamenti governativi, e pur con tutte le riserve che si possono fare sulla qualità e direzione della spesa pubblica regionale.
Ma c’è tuttavia una ulteriore questione da capire. Normalmente gli investimenti pubblici attivano anche spese private e costituiscono una forte leva per la crescita della economia. La cosa riguarda naturalmente non solo la nostra Regione ma tutta l’Italia in questa fase post pandemica di stimolo “keynesiano” a forte intensità dell’economia. I numeri però non segnalano significative crescite del PIL con peraltro debolezza accentuata proprio in Friuli-Venezia Giulia dove i numeri, scontata l’inflazione, parlano di sostanziale stagnazione e, con riferimento agli ultimi 20 anni, di vera e propria decrescita.
L’export industriale è al massimo, il turismo tira come non mai, le opere pubbliche non mancano, la sanità vede una spesa pro capite record. Dove sta il mistero?
Attivo in politica dai primi anni Sessanta del secolo scorso, è stato consigliere regionale di opposizione per tre legislature e per due mandati assessore all’Urbanistica e alla Mobilità del Comune di Udine, presidente regionale di Legambiente FVG negli anni Novanta e Duemila. Saggista, ha decine di pubblicazioni all’attivo. Collabora con testate di informazione locale su temi di attualità politica, sociale ed economica.
- Giorgio Cavallo
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