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Numero 46 | 21 novembre 2025

divieto militarizzazione citta - bologna

Militarizzare le università? Attorno ad una polemica inutile tra Capo di Stato Maggiore dell’Esercito e Alma Mater di Bologna.


Scrive l’agenzia di stampa ADNKRONOS (29 novembre 2025 – link) che il capo di Stato Maggiore dell’Esercito, Carmine Masiello, ha duramente polemizzato con l’Università di Bologna perché questa si sarebbe rifiutata di avviare una corso di laurea in filosofia per i giovani ufficiali dell’esercito per timore, dice sempre Masiello, di essere accusata di “militarizzare la Facoltà”.

Come di consueto è scattata immediatamente la polemica. Il Ministro della difesa Crosetto dichiara a X che “quegli ufficiali che loro (l’università, ndr) oggi rifiutano sdegnati, oggi, domani e sempre, saranno pronti a difenderli ugualmente, ove e in caso fosse necessario“. 

Il testimone passa poi alla ministra dell’Università e docente universitaria lei stessa presso l’Alma di Bologna che dice: “non è soltanto una scelta discutibile, ma una rinuncia alla propria missione formativa. Un dipartimento che teme la ‘militarizzazione’ davanti a un percorso di studi rischia di compromettere la funzione stessa del sapere: aprire, non chiudere; includere, non escludere”.  ADNKRONOS continua riportando anche le parole di Bignami (FdI), Cattaneo (FI) e, per non farci mancare nulla, anche di Fassino del PD.

In data 1 dicembre interviene anche il Presidente del Consiglio Meloni che stigmatizza il rifiuto come «un atto incomprensibile e gravemente sbagliato. Non si tratta solo di una scelta inaccettabile, ma di un gesto lesivo dei doveri costituzionali che fondano l’autonomia dell’Università». 

L’Università di Bologna ribatte chiarendo che non ha mai “negato” né “rifiutato” l’iscrizione a nessuna persona. Come per tutti gli Atenei italiani l’scrizione è aperta a chiunque sia in possesso dei necessari, comprese le donne e gli uomini delle Forze Armate. La proposta rifiutata dall’ Università, infatti, riguarda la richiesta di organizzare un corso di laurea in filosofia riservato agli allievi ufficiali.

Universitas o percorsi privati e chiusi?

Polemica a nostro parere del tutto pretestuosa e inutile per diversi motivi.

In primo luogo perché si chiede ad una Università (da quel che si legge nel virgolettato del capo di stato maggiore) di istituire un corso per 15 ufficiali. Un corso, da quel che si capisce, rivolto solo a loro. Come se l’università fosse una distributrice di merendine o bibite che, a fronte di 50 centesimi, eroga quanto richiesto.

Tutto questo è pura follia e svilimento dell’Università stessa. Esistono già diversi corsi universitari a cui partecipano in modo strutturato anche militari in formazione. Tra questi, ed è solo un esempio, il corso di ingegneria dell’Università di Modena Reggio che ha stipulato una convenzione con l’Accademia Militare di Modena (unico Istituto di formazione di base per gli Ufficiali in servizio permanente dell’Esercito e dell’Arma dei Carabinieri) finalizzata alla frequenza dei Corsi di Laurea in Ingegneria Civile e Ambientale (curriculum Civile), Ingegneria Elettronica, Ingegneria Meccanica, Ingegneria del Veicolo e Ingegneria Informatica da parte degli Allievi Ufficiali/Ufficiali Frequentatori del Corpo degli Ingegneri dell’Esercito Italiano. Il primo anno dei Corsi di Laurea si svolge presso l’Accademia Militare mentre per il secondo e terzo anno dei Corsi di Laurea le attività didattiche e gli esami si svolgono presso l’Università (per info si veda qui).

In sostanza, perché i 15 ufficiali militari-filosofi non si iscrivono ad un corso di filosofia esistente e frequentato anche da tutti gli altri studenti? Chiedendo al massimo di inserire, come è sempre possibile fare, corsi ed esami legati a specifici temi? 

Ad esempio, suggerisco, un corso su “etica, intelligenza artificiale e difesa”. Tenuto magari da Mariarosaria Taddeo che proprio su questo ha scritto uno stupendo volume e che è discepola di quel Luciano Floridi che, guarda guarda, insegna proprio anche lui all’Università di Bologna.

Oppure il capo di stato maggiore voleva un corso privato e riservato? 

Se così è se lo faccia in casa, ma non lo chiami corso di filosofia. Per definizione la filosofia è un percorso aperto al confronto, al dibattito, alla libera ricerca e non all’indottrinamento. Ed è proprio per questo che i 15 ufficiali–filosofi farebbero bene a frequentare le lezioni con tutti gli altri. Arricchirebbero se stessi e la stessa università, ovvero quella istituzione che sta sempre più interrogandosi come essere davvero il luogo in cui si studia l’“insieme di tutte le cose» (come dice l’etimologia di universitas), magari avviandosi lungo la strada del pluriversum, ovvero dello studio di tutte le cose dentro la dimensione plurale e caotica della complessità contemporanea.

Insomma, facendo filosofia dentro una società aperta (Popper), non dentro una società chiusa. Esattamente quello che chiede la ministra all’Università che neppure si accorge della contraddittorietà logica delle sue dichiarazioni. 

Aluisi Tosolini e Flavia Virgilio
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Filosofo dell’educazione. Coordinatore scientifico di Casco Learning e coordinatore nazionale della Rete delle scuole di Pace. Per 20 anni dirigente scolastico, è tra i fondatori del Movimento Avanguardie Educative. Ha insegnato didattica alle Università di Parma e Cattolica di Piacenza. Il suo ultimo volume si intitola “Scuola bene comune. Idee per ripensare l’educazione” (Emi 2023).

Aluisi Tosolini e Flavia Virgilio

Dirigente scolastica

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