Un treno per il futuro, un progetto di sviluppo locale
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A raccontare la linea ferroviaria Pedemontana Gemona Sacile non ci si può esimere da un afflato affettuoso, dal farsi avvolgere in un’atmosfera vintage e davvero romantica.
Perché si viaggia in un paradiso ancora davvero incontaminato su una delle ferrovie più belle d’Italia: dalla piana di Osoppo con le splendide Risorgive di Bars coronate dall’arco delle Prealpi, alle ghiaie abbaglianti del Tagliamento e dei suoi turchesi bracci intrecciati, del Meduna e del Cellina, dalle tiepide e luminose riviere sopra la pianura con la vista che spazia fino al mare, ai ponti monumentali, vera architettura della natura, alle riparate trincee rettilinee fino all’orizzonte dove sorge il sol dell’avvenire.
Ma in questa circostanza dovremmo ripiegare su una più prosaica analisi che però ci permette di immaginare un futuro degno della storia e della bellezza struggente di questa linea.
Oggi si parla sempre più insistentemente, anche se non sempre con cognizione di causa, di un rilancio in chiave turistica ma anche in funzione del trasporto delle persone e delle merci. Precisamente, questa spinta nasce dopo il deragliamento del 6 luglio 2012, data che coincise con la chiusura della linea.
Una traccia importante di questo intento risale addirittura al 1993 anno nel quale con l’orario invernale si tentò un esperimento importante: rompere quel circolo vizioso per cui pochi utenti comportano pochi treni e pochi treni pochi utenti. In quei lontani anni, la Direzione regionale del trasporto locale di Trenitalia sperimentò un orario con ben 23 treni, 11 in un senso di marcia e 12 nell’altro e indubbiamente l’effetto sui volumi trasportati si vide subito facendo decollare le unità trasportate giornalmente a mille e più e cioè il doppio di quanto avveniva prima. Purtroppo ancora una volta tagli di bilancio di Trenitalia si abbatterono prima di tutto proprio sulla ferrovia pedemontana.
Questo impegno delle ferrovie a promuovere la linea proseguì però negli anni successivi con la edizione di una serie di pubblicazioni volte a valorizzare l’uso del treno in chiave turistica e in particolare cicloturistica: un libro per le scuole, successivamente una guida specifica per gli itinerari ciclabili della Pedemontana e poi una guida di mete in tutta la regione. Cui seguì nel 2006 una iniziativa ancora rara nel panorama del servizio ferroviario nazionale di allora, consistente nell’effettuazione di 10 treni sulla Pedemontana dedicati specificamente a percorsi cicloturistici con accompagnamento di una guida.
Il deragliamento e la chiusura della linea
E arriviamo alla fatidica data del 6 luglio 2012 con il deragliamento di un Minuetto nei pressi di Meduno a causa di una frana. Quella fu l’occasione per RFI per chiudere la linea al traffico. Però già nell’autunno dello stesso anno si creò il combattivo Comitato Gemona Sacile con l’intento di far riaprire la linea che coinvolse diversi comitati pendolari della regione e anche tutte le istituzioni possibili. In particolare si dedicò a un’attività intensa di lobbing nei confronti dei sindaci. Su questa falsariga ci fu il convegno di Cavasso nuovo il 2 settembre 2012, davvero profetico nell’individuare le molteplici potenzialità della Gemona Sacile. Tutto questo fervore sfociò nella storica firma, il 20 febbraio 2016, di un documento a cura di tutte le Amministrazioni comunali insistenti sulla linea, documento con il quale veniva richiesta la riattivazione di tutto il servizio. E non fu un documento senza seguito, ma anzi -a cascata- provocò l’intervento della Regione che ottenne da RFI l’impegno al rinnovamento e alla riapertura della linea Gemona Sacile.
Da quel momento si sviluppò un’intensa attività volta ad approfondire il progetto di rilancio della linea, coinvolgendo amministratori e popolazione fra cui un meeting a Pinzano (21 maggio 2016) con la presentazione, a cura dell’allora Direttore delle ferrovie carinziane, dell’esperienza della Lienz San Candido, tratto di ferrovia affiancato a una frequentatissima pista ciclabile. Negli anni il trasporto di cicloturisti passò dagli iniziali 5000 utenti agli oltre 300.000 attuali (per anno). L’esperienza dimostra un fatto ineludibile: le ciclabili diventano una risorsa straordinaria se affiancate da un trasporto ferroviario. La qualcosa peraltro è una realtà in Pedemontana dato che l’intero percorso della ferrovia Gemona Sacile è affiancato dalla ciclabile FVG3 che, sia detto en passant, attualmente è in uno stato molto degradato soprattutto nella sua parte occidentale e in quella nei pressi di Meduno.
La “carica dei 101”
Ma il contributo forse più fattivo per un rilancio non solo della linea ma di tutto il comprensorio pedemontano fu l’iniziativa denominata “La carica dei 101”, svoltasi nella dismessa centrale idroelettrica di Malnisio, alla quale parteciparono rappresentanti di enti locali, associazioni, circoli, e ulteriori portatori di interesse con lo scopo di individuare tutte quelle iniziative che portassero non solo al rilancio in chiave turistica della Pedemontana ma anche allo sviluppo del traffico viaggiatori in generale e del traffico merci.
Fece seguito nei mesi immediatamente successivi la distribuzione di un questionario rivolto a comuni e associazioni con il quale veniva richiesto di individuare tutti quegli eventi che, opportunamente promossi, canalizzati e coordinati avrebbero potuto portare un aumento del traffico soprattutto in chiave turistica. Bisogna ricordare che oggi il vettore ferroviario riceve il corrispettivo dei servizi svolti “vuoto per pieno”: non è chiamato cioè a promuovere i propri servizi incentivando i volumi di traffico. Missione perciò che ricade sul territorio e le sue istituzioni.
Questa operazione consentiva di individuare per ogni evento i costi e i ricavi relativi, connessi al potenziale afflusso di viaggiatori per ciascuno di essi: un vero e proprio piano industriale cui fece seguito uno studio a cura della ferrovia Udine Cividale di proprietà della Regione (studio Ionico).
Queste iniziative costituivano un serio e vorremmo dire scientifico lavoro di rilancio della linea. Purtroppo l’incontro di Malnisio cui avrebbero dovuto far seguito altri meeting e lo stesso documento Ionico rimasero lettera morta, dilapidando così importanti energie progettuali e sociali e privando l’ipotetico sviluppo del territorio di uno strumento concreto per la realizzazione del progetto.
Riprendiamo le fila…
Esso resta comunque una guida metodologica che alla riapertura del traffico andrebbe assolutamente recuperata. E integrata però con un elemento decisivo che all’epoca non era stato considerato: poiché uno sviluppo del traffico turistico si fonda su una miriade di attività disperse nel territorio, era ed è di fondamentale importanza il ricorso a un organismo di coordinamento in grado di gestire la programmazione e la promozione della moltitudine di eventi nonché il monitoraggio del flusso di viaggiatori sui vari treni.
Si pensi, pur senza dilungarci nello specifico, al potenziale offerto dalle gite scolastiche mirate a sfruttare le risorse storiche e culturali delle riserve naturali come quella del Lago di Cornino, le sorgenti del Livenza, le località in cui vi sono importanti tracce della storia come a Osoppo, Cornino, Pinzano, o quelle con significativi riferimenti culturali come i vari musei di Maniago, eccetera. Ad essi si aggiungerebbero i treni per cicloturisti in grado di sfruttare il reticolo di itinerari ciclabili a bassa frequenza veicolare di cui è ricco il territorio pedemontana, i treni storici (già circolanti con l’inserimento della linea fra le ferrovie turistiche, il 2 agosto del 2017), i treni con carrozze per uso privato (feste di laurea, anniversari, etc.), i treni con carrozze scoperte, e tante altre iniziative. E non affrontiamo qui la grande opportunità del traffico integrato gomma-ferro che dalle valli ortogonali alla ferrovia potrebbe riversare su di essa il traffico con un netto miglioramento dei tempi di percorrenza.
Questo processo andrebbe già ora iniziato perché richiede tempi lunghi e analisi complesse. Certo è che al momento non si ha ancora una data da parte di RFI. Nei suoi documenti commerciali si parlava di un’apertura già nel 2023 fino a Pinzano mentre tuttora non si sa se ciò avverrà almeno il prossimo anno. Pertanto è vitale che la politica, in tutte le sue articolazioni centrali e locali, faccia tutta la necessaria pressione affinché i lavori si concludano quanto prima e si possa partire con un esperimento controllato e articolato del rilancio della Pedemontana che sarebbe davvero un’esperienza unica in Italia.
Presidente per un ventennio dei comitati di lotta (Angese prima, Arca poi) per la salvaguardia del Tagliamento e lo sviluppo sostenibile della Pedemontana.
- Alberto Durìhttps://ilpassogiusto.eu/author/aduri/
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