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Numero 43 | 10 ottobre 2025

Ponte tibetano che permette di raggiungere le malghe di Cucco e Ciurciule in Comune di Malborghetto- Valbruna
Ponte tibetano che permette di raggiungere le malghe di Cucco e Ciurciule in Comune di Malborghetto- Valbruna

Vicinie della Valcanale, un autogoverno che viene da lontano


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Le Vicinie della Val Canale nacquero in epoca medievale, probabilmente tra il XII e il XIII secolo, come risposta alla necessità delle popolazioni alpine di organizzare in modo autonomo la vita economica e sociale. Queste forme di autogoverno locale, radicate nel Medioevo e resistite per secoli ai mutamenti politici, rappresentano un patrimonio storico e giuridico unico, in cui la dimensione sociale e identitaria delle comunità della Val Canale si intrecciano con la gestione concreta del territorio. Un territorio di confine conteso tra il Patriarcato di Aquileia, la Carinzia e successivamente l’Impero asburgico dove le Vicinie erano spesso l’unico vero potere stabile. 

La Vicinia era composta dai “vicini”, cioè da coloro che avevano “foco e loco” nel villaggio e che godevano di diritti e doveri collettivi. Riuniti in assemblea, decidevano sulle questioni comuni: uso dei pascoli e dei boschi, manutenzione delle strade e dei mulini, gestione delle acque, difesa del territorio. Era, a tutti gli effetti, una democrazia diretta rurale, dove ogni voce contava e le decisioni venivano prese, in genere sotto il tiglio, nella piazza principale o nella casa comunale. Dal punto di vista giuridico, le Vicinie rappresentano un raro esempio di diritto consuetudinario, tramandato oralmente e poi fissato in statuti locali.  Con il passare dei secoli, il sistema vicinale riuscì a integrarsi con le autorità sovrane – prima asburgiche, poi italiane – senza mai perdere del tutto la propria identità. 

Ora riconosciute da leggi statali e regionali

Dopo l’annessione della Valcanale all’Italia (1919), le Vicinie subirono un graduale declino a causa della centralizzazione amministrativa, ma non vennero mai formalmente abolite. Esse sono riconosciute dal diritto italiano: la legge quadro n. 1101/71, istitutiva delle Comunità montane, infatti, all’art.10 riconosce le “comunioni familiari” e tra queste annovera le “servitù della Val Canale” ed anche la Regione con la legge, n. 3 del 1996, disciplina le forme di proprietà collettiva. Essa riconosce le proprietà collettive come espressione di un diritto originario delle comunità locali che preesiste all’ordinamento giuridico degli Stati moderni. Riconosce alle comunità locali  la capacità di autonormazione e il  potere di gestire i propri beni che formano un patrimonio qualificato come “comproprietà inter-generazionale”. Il concetto di “proprietà inter-generazionale” si riferisce a beni o patrimoni che sono destinati a essere tramandati e gestiti attraverso diverse generazioni, garantendone la continuità e l’evoluzione nel tempo. 

Le Vicinie della Val Canale, infatti, hanno custodito e amministrato per secoli i beni comuni non come proprietà privata individuale, ma come un’eredità collettiva da preservare e trasmettere alle generazioni future. La Foresta di Federaun, (l’originario nome della Foresta di Tarvisio) in particolare, rappresenta un caso emblematico: grazie ai diritti di servitù di legnatico sanciti dalla Patente imperiale n.130 del 1853, le comunità locali hanno potuto usufruire delle risorse forestali senza però comprometterne l’integrità. Le leggi di attuazione della Patente n 130 regolavano minuziosamente non solo l’utilizzo del legname ma anche dello strame per le stalle, delle pietre da calce, della legna per le carbonaie, il tutto secondo criteri di equità e responsabilità condivisa. Questa forma di gestione, lontana dalle logiche di sfruttamento intensivo e basata su una profonda connessione tra territorio, identità e memoria collettiva, ha contribuito a mantenere intatta la foresta fino a oggi, rendendola un raro esempio di preservazione della biodiversità e sostenibilità. 

Una storia particolare

È utile precisare che le Vicinie della Val Canale, pur essendo spesso assimilate ai beni collettivi o alle comunioni familiari, presentano caratteristiche proprie che le rendono in parte diverse. Infatti, per essere socio del Consorzio Vicinale non basta risiedere nel territorio o discendere da una delle famiglie originarie del luogo -criteri tipici dei beni collettivi- ma è necessario essere proprietari di una realità, ossia di un immobile individuato dal “camino fumante”, ovvero abitato, già nel lontano 1853. Si tratta dunque di un criterio fondato sulla titolarità immobiliare storica, che distingue le Vicinie da altre forme di proprietà collettiva tradizionale. Le Vicinie oltre ad amministrare beni di loro proprietà sono anche titolari di diritti reali su beni di terzi. Come le altre realità presenti nella valle, anche le Vicinie, pur essendo un’entità giuridica, sono titolari di diritti di legnatico, che consentono loro di fruire di una determinata quantità di legname appartenente al Fondo Edifici di Culto, proprietario della Foresta di Tarvisio. Si tratta di un caso davvero unico nel contesto dei cosiddetti “domini collettivi”. 

Nel novembre 2017 venne approvata dal Parlamento -con voto unanime- la Legge 168 che riconosce e tutela i domini collettivi come ordinamento giuridico primario delle comunità originarie, erede delle antiche forme di proprietà collettiva (come le Vicinie, le Regole, le Comunanze, ecc.). I domini collettivi vengono riconosciuti come enti di diritto privato a base comunitaria, custodi di beni che appartengono alle collettività locali “a titolo originario”. Essi sono tutelati dall’art. 2 e 9 della Costituzione (solidarietà e tutela dell’ambiente e del paesaggio). Va ricordato che i beni collettivi (boschi, pascoli, terreni) sono inalienabili, indivisibili e imprescrittibili: non possono essere venduti o ceduti. Un aspetto rilevante della legge è la  valorizzazione e il riconoscimento del ruolo dei domini collettivi nella protezione del territorio, della biodiversità e del paesaggio, riconoscendone la funzione sociale, economica e culturale. Oltre al valore storico e giuridico, le Vicinie incarnano una profonda dimensione sociale e identitaria. In un territorio segnato da confini mobili, lingue diverse (tedesco, sloveno, friulano e italiano) che si sono incontrate e scontrate, la Vicinia è stata per secoli “patria” delle genti della Val Canale. 

Vicinie protagoniste dello sviluppo locale

Le assemblee delle Vicinie, la conduzione delle feste paesane e la gestione collettiva delle risorse non erano e non sono solo atti amministrativi, ma momenti di coesione e solidarietà. Ogni famiglia della valle  sapeva e sa di appartenere a qualcosa di più grande di sé: un sistema di mutuo aiuto che garantiva sopravvivenza e dignità, anche nei tempi più duri. Oggi le Vicinie della Valcanale sopravvivono in forme nuove. I vecchi statuti vengono riscoperti e valorizzati come parte della memoria collettiva. Le Vicinie gestiscono ancora beni comuni e promuovono iniziative culturali e ambientali legate alla sostenibilità e alla tutela del paesaggio. Negli ultimi anni, le Vicinie della Val Canale — attraverso i rispettivi Consorzi hanno iniziato a partecipare attivamente ai progetti del PSR (Piani di Sviluppo Rurale) finanziati dalla U.E e dalla Regione. Tra gli interventi più significativi realizzati si segnalano: la ristrutturazione del chiosco dell’acqua solforosa di Bagni, promossa dal Consorzio di Bagni, con l’obiettivo di recuperare e valorizzare un bene storico legato alla tradizione termale locale; il recupero di un ex casello ferroviario, ora destinato a servizi per la mobilità lenta lungo la ciclovia Alpe-Adria, realizzato dal Consorzio di Laglèisie – San Leopoldo; la realizzazione del ponte tibetano a Malborghetto, un’opera a forte attrattiva turistica e paesaggistica, promossa dal Consorzio di Malborghetto in collaborazione con il Comune; la trasformazione dell’ex latteria di Camporosso in un museo che ospita reperti storici di età romana, e il recupero del “Sentiero Bobnia” un vecchio sentiero, oramai in decadimento, e la realizzazione di aree di sosta ai fini ricreativo -turistici  realizzati grazie all’instancabile impegno del Consorzio Vicinale di Camporosso. Quanto finora realizzato testimonia la vivacità e l’evoluzione delle antiche Vicinie, che, pur fondate su strutture comunitarie storiche, si dimostrano oggi soggetti dinamici di sviluppo locale, capaci di coniugare tradizione e innovazione, memoria e futuro.

Ex casello ferroviario a Laglèisie San Leopoldo
Ex casello ferroviario a Laglèisie San Leopoldo
Giorgio Pippan
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Già Vicesindaco di Tarvisio e Consigliere della Provincia di Udine. Presidente del Consorzio Vicinale di Coccau.

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