Il nostro contributo alla nuova legge regionale su innovazione sociale e attratività regionale
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Nelle sedute del Consiglio regionale del 28 e 29 ottobre è stata discussa la nuova Legge “Disposizioni in materia di innovazione sociale per lo sviluppo e l’attrattività del territorio regionale”, che ha l’obiettivo di definire azioni e interventi volti a generare una ancora migliore qualità della vita nel territorio regionale, incidendo sull’arrivo e sulla permanenza delle persone in Regione, e nella cui discussione ho svolto la funzione di relatore di minoranza. La legge rappresenta un tentativo significativo di costruire un quadro organico di politiche per l’innovazione sociale.
La relazione introduttiva della Giunta sul contesto regionale appare equilibrata, considerando sia i fattori positivi che quelli negativi attualmente riscontrabili nelle statistiche. Fra i primi, si evidenzia, quali elementi rilevanti, una crescita per quanto concerne la spesa generale in welfare, il numero di posti negli asili nido, il tasso di occupazione, la spesa pubblica per la salute e per l’istruzione. Fra i secondi, non vengono taciute, nella medesima relazione, le criticità del nostro sistema, dalla crisi demografica con il relativo progressivo invecchiamento della popolazione, alla stasi dei salari peraltro contestuale a una fase inflattiva, alle frequenti “fughe” all’estero di molte alte professionalità. Da un punto di vista politico, ravvisiamo che per la prima volta, in una relazione che ha una valenza programmatoria in sede legislativa, la Giunta regionale riconosce che si deve puntare ad attrarre persone e lavoratori dall’esterno del nostro territorio, “incentivando un’immigrazione qualificata” con alcuni provvedimenti conseguenti. Sulla necessità storica di un apporto esogeno non pensiamo sia necessario soffermarsi, avendo sempre pensato e condiviso un simile orientamento. Siamo piuttosto stupiti, invece, non tanto nel sentirlo affermare dalla Giunta Regionale, quanto dal sostegno che è arrivato da quei Consiglieri di maggioranza che – fuori e dentro l’Aula – esternano sostanzialmente il contrario.
Si riconosce al provvedimento il merito di affrontare in modo trasversale i temi del lavoro, della formazione-istruzione e dei servizi educativi, scolastici e per la famiglia, della coesione sociale e della sostenibilità con disposizioni interessanti (e, alle volte, con margini di miglioramento). Tuttavia, alcune lacune e omissioni rischiano di indebolire l’impatto reale delle misure proposte, specialmente laddove si tratta di tradurre in pratica l’obiettivo di “benessere sociale” enunciato dal testo. Con le nostre proposte abbiamo tentato di intervenire su questi aspetti e, a nostro avviso, in alcuni casi abbiamo concorso a migliorare il testo o a formulare stimoli puntuali da sviluppare in sede di attuazione, anche se siamo dispiaciuti per le bocciature di diversi emendamenti del nostro Gruppo consiliare.
Anche in conseguenza di questo abbiamo deciso per il voto di astensione, dal momento che erano emendamenti fondamentali per rispondere alle esigenze del territorio e garantire autentica innovazione, il benessere e la coesione sociale nella nostra regione. Cercherò di fornire un agile quadro di sintesi.
Alcuni nostri emendamenti bocciati
Sul tema “casa”, è stato respinto l’emendamento che mirava a incentivare le grandi imprese del settore pubblico e privato a creare alloggi per i propri dipendenti provenienti da fuori regione, come anche il Piano straordinario per l’edilizia pubblica, necessario per riqualificare i tanti alloggi non assegnati di ATER.
Stessa sorte è toccata alla realizzazione di uno studio sociologico e all’istituzione di un Osservatorio regionale permanente sull’impatto dell’immigrazione, anche al fine di migliorare la convivenza con le comunità locali.
Riteniamo anche non ci sia stata volontà di approfondimento nemmeno sull’emendamento che prevedeva il potenziamento dei corsi di alfabetizzazione di base per la lingua italiana destinati agli adulti, in particolare nelle aree ad alto impatto migratorio, realizzati dai Centri Provinciali d’Istruzione per gli Adulti (CPIA) e dagli altri soggetti delle reti regionali dell’apprendimento permanente.
Infine, spiace constatare che si sia persa l’occasione per incentivare la mobilità sostenibile, specie sui percorsi casa-lavoro. Ad esempio, come già avviene per altre fasce di popolazione (studenti, over 65, persone con disabilità), abbiamo chiesto invano che la Regione crei delle agevolazioni per l’uso del Trasporto Pubblico Locale da parte dei lavoratori, anche attraverso accordi di compartecipazione alla spesa con le aziende interessate.
Alcuni nostri emendamenti approvati o ordini del giorno accolti
Molte misure previste si concentravano sul definire una ‘corsia preferenziale’ per l’accesso ai contributi per le aree di montagna e interne. A integrazione, è stato approvato all’unanimità un nostro emendamento nelle disposizioni generali (art. 2) che ha introdotto questo principio generale: le azioni di innovazione sociale si declinano a livello territoriale con particolare attenzione anche “alle aree urbane ad alta tensione abitativa e a forte impatto migratorio”, una definizione che nel testo originario era completamente assente.
Per quanto riguarda l’infanzia, è stato accolto dalla Giunta regionale un nostro ordine del giorno per valutare di estendere e sostenere la rete di asili nido e Sezioni Primavera, con particolare attenzione alle aree dove la copertura è più bassa. A livello regionale, complessivamente, stiamo raggiungendo il 45% di copertura rispetto ai bimbi 0-2 anni per i posti nei nidi d’infanzia e nelle altre tipologie di strutture, in linea con gli standard europei. Dati relativamente buoni (anche se in parte dovuti alla diffusa denatalità), ma soprattutto molto disomogenei, con profonde diversità territoriali.
Usando gli Ambiti dei Servizi Sociali dei Comuni a fini comparativi (che suddividono la Regione in 18 aree), a titolo esemplificativo, dall’analisi dei dati, risulta che vi siano zone omogenee sotto il 30% di copertura, come quella del Carso Isonzo Adriatico/Monfalcone (28%) e delle Valli e Dolomiti friulane/Maniago (29%), mentre la migliore performance è raggiunta dall’Ambito del Tagliamento/San Vito al Tagliamento con il 62% (unica area a supera la quota del 60%). Nonostante i cospicui contributi regionali che già hanno promosso l’abbattimento delle rette, permangono significative differenze territoriali nell’accesso ai servizi educativi per la prima infanzia per la (in)disponibilità di posti, che rischiano di tradursi in una diversa copertura dei diritti sociali e in disuguaglianze anche sulle tematiche di genere. L’ordine del giorno mira pertanto a promuovere una diffusione più omogenea e capillare dei nidi d’infanzia e delle Sezioni Primavera (appena 3 sono attive nell’Isontino e 4 nel territorio giuliano), attraverso un esplicito riferimento a sostenere investimenti a partire dalle aree rimaste meno servite, contribuendo al raggiungimento degli obiettivi europei di copertura (45%) per ogni Ambito e alla crescita equilibrata del sistema educativo regionale.
È stato accolto come ordine del giorno anche il potenziamento del sistema degli Istituti Tecnologici Superiori (ITS Academy), con attenzione alle aree vaste finora prive di un’offerta (l’Isontino). Questi Istituti rappresentano il ponte tra formazione avanzata e imprese e sono uno degli strumenti più efficaci per creare lavoro qualificato e trattenere o attrarre giovani talenti sul nostro territorio.
Infine, sul tema del potenziamento dei servizi educativi in orario extra-scolastico, è fondamentale che, quando vengono attivati servizi pomeridiani, sia previsto anche un servizio mensa accessibile, sostenibile e di qualità. Prolungare la permanenza di bambini nei servizi comunali senza garantire un pasto adeguato significa trasferire sulle famiglie, e spesso sulle madri, un carico organizzativo aggiuntivo, vanificando, almeno in parte, l’obiettivo di favorire la conciliazione tra tempi di vita e di lavoro. La mensa scolastica rappresenta, inoltre, un momento educativo e di socialità e dovrebbero essere previsti anche investimenti adeguati per la realizzazione di nuove strutture, come viene evidenziato anche in uno dei nostri ordini del giorno che è stato accolto.
In generale, le aperture che abbiamo ricevuto sono state parziali, a fronte di proposte che miravano a una autentica innovazione sociale e per questo – complessivamente – ci siamo astenuti sulla legge. Ciononostante, apprezziamo la disponibilità della Giunta regionale a intraprendere un percorso su alcune delle questioni sollevate, per le quali garantiamo la nostra collaborazione.
Enrico Bullian, nato nel 1983 a Monfalcone, si è laureato in Storia Contemporanea all’Università degli Studi di Trieste e ha successivamente conseguito il titolo di Dottore di Ricerca in Scienze Umanistiche indirizzo storico e storico artistico presso la stessa Università, con la tesi “La sicurezza sul lavoro e la navalmeccanica dal secondo dopoguerra a oggi. Il caso del Cantiere di Monfalcone” (2013), disponibile on-line al link: tinyurl.com/enricobullian . Ha pubblicato monografie e saggi storici sull’emergenza amianto, sulle condizioni di lavoro nella cantieristica navale, sulla sicurezza sul lavoro e sulla cooperazione di consumo e ha svolto su queste tematiche attività di ricerca e di insegnamento. Lavora in una Cooperativa della Grande Distribuzione Organizzata. Dal 2002 è amministratore locale, è stato Consigliere provinciale di Gorizia e dal 2014 al 2023 ha ricoperto l’incarico di Sindaco del Comune di Turriaco (GO). Dal 2023 è Consigliere regionale del Friuli Venezia Giulia nel Gruppo Patto per l’Autonomia-Civica FVG. Per contattarlo: enrico.bullian@gmail.com
- Enrico Bullianhttps://ilpassogiusto.eu/author/ebullian/
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