
Come resistere in tempi torbidi? Il seminario de La società della ragione
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Come sosteneva Grazia Zuffa nella presentazione del seminario annuale della Società della Ragione del 2022:
«La krisìs può essere sinonimo di declino ma anche di trasformazione. Nella sua duplice accezione, la crisi può rivelarsi l’anticamera del tramonto o l’occasione del cambiamento. Orientare il corso delle cose verso l’uno o l’altro significato possibile dipende dalla diagnosi dell’accaduto, dalla prognosi circa il futuro, dalle iniziative politiche che si intende intraprendere».
Come possiamo muoverci in questa crisi della nostra democrazia? Quali strumenti utilizzare e quali spazi costruire nella costante restrizione dei margini per l’espressione democratica del dissenso? Per ricorrere alla definizione del magistrato fiorentino Alessandro Margara, come opporsi alle «leggi razziste e ingiuste»? A questo tema sono stati dedicati i due ricchissimi giorni del seminario annuale 2025 della Società della ragione – “Gli spazi del dissenso” –, che si è tenuto nella sala suggestiva del Consiglio comunale di Paluzza, in Carnia, il 12 e il 13 settembre.
Perdere democrazia, diritti e libertà senza nemmeno saperlo
Il Parlamento è ormai ridotto a svolgere il ruolo di ratificatore degli atti governativi: le leggi di conversione dei decreti-legge occupano una parte rilevante dei calendari dei lavori parlamentari e, secondo i dati di openpolis, il 37% delle leggi approvate sono leggi di conversione. La criminalizzazione del dissenso è crescente: numerose fattispecie vengono prodotte per punire varie forme di protesta, fino ad arrivare alla criminalizzazione della resistenza passiva per i detenuti e i migranti nei CPR, introdotta dal cosiddetto decreto sicurezza (D.L. 11 aprile 2025, n. 48, convertito in L. 9 giugno 2025, n. 80).
Oltre alle nuove fattispecie, si moltiplicano le aggravanti, pensiamo all’aggravante speciale, introdotta anche quella con il decreto sicurezza, che prevede che la pena sia aumentata fino alla metà se la persona offesa dalla condotta di resistenza a pubblico ufficiale è un agente di polizia giudiziaria o di pubblica sicurezza, portando così la pena massima edittale per la fattispecie aggravata a 7 anni e mezzo, una pena superiore nel massimo all’omicidio colposo, con buona pace del principio di proporzionalità.
Ma gli strumenti del controllo e della repressione non si esauriscono con la pena e il diritto penale, e un apparato enorme di sanzioni amministrative prolifera: pensiamo al Daspo urbano. Alcune delle nuove forme di repressione, penale e anche amministrativa, sono ispirate a un diritto non del fatto, atto dunque a sanzionare condotte lesive di un bene giuridico, ma dell’autore, volto a colpire classi o categorie di soggetti: pensiamo alle misure amministrative introdotte dalla legge eco-vandali (L. 22 gennaio 2024, n. 6).
Le logiche dominanti del panpenalismo e del populismo penale, inoltre, favoriscono un’espansione del diritto penale indirizzata non solo verso chi dissente, ma verso le soggettività marginalizzate: che siano le persone che non hanno una casa o, come nel caso della disposizione razzista del decreto sicurezza che abroga la sospensione della pena obbligatoria per le detenute madri o con prole di età inferiore ad un anno, le donne rom, target specifico individuato dai promotori di quella norma.
Viviamo in «tempi torbidi» per utilizzare l’espressione gobettiana.
I due giorni di confronto hanno visto alternarsi numerosi relatrici e relatori, in tre sessioni:
- L’analisi del presente
- L’approfondimento di alcuni strumenti democratici per esercitare il dissenso
- Il confronto e la costruzione di alleanze tra alcuni dei principali attori delle mobilitazioni sociali degli ultimi anni.
Quello di quest’anno è stato il primo seminario che si è tenuto dopo che Grazia Zuffa – che è stata fondatrice e anima, insieme a Franco Corleone, dell’associazione attiva da oltre vent’anni su carcere, droghe, salute mentale e diritti – ci ha lasciati a febbraio di quest’anno, per un terribile infarto.
Il pensiero illuminante di Grazia, psicologa, politica, femminista, persona capace di tessere relazioni e di tradurre il pensiero in azioni politiche trasformative, è stato il filo conduttore per orientare una riflessione che non si proponeva come fine a se stessa, ma anzi atta a sviluppare, come Grazia lo ha definito, «un pensiero, come quello delle nostre associazioni, che è radicato nell’esperienza, che è radicato nel fare politica, proprio a ri-sottolineare un’idea di costruzione di un pensiero e di un’elaborazione che ha collegamento col fare e che parte dal fare, con un percorso in doppia direzione».
1. Conoscere gli strumenti del dissenso
La prima sessione dedicata al restringimento della dialettica democratica ha visto, oltre alla presentazione mia e di Franco Corleone e al saluto del Sindaco di Paluzza Luca Scrignaro, le relazioni della Professoressa Alessandra Algostino, dell’ex Presidente del Collegio dei Garanti nazionali dei diritti delle persone private della libertà personale, Mauro Palma, dell’onorevole Riccardo Magi, della Professora Xenia Chiaramonte, della Dottoressa Federica Borlizzi e del Professore Vincenzo Scalia.
Relatrici e relatori si sono addentrati nell’analisi della crisi di quella che Algostino ha giustamente definito «democrazia aggettivata: costituzionale, conflittuale e sociale», centrando l’analisi sulla rimozione della conflittualità, l’incapacità di vedere il visibile e i dispositivi, discorsivi e legali, di repressione del dissenso ed aprendo finestre sulle lotte in corso e sull’esercizio del conflitto come fondamentale strumento di difesa della democrazia e dei diritti.
2. Esercitare il dissenso
La seconda sessione dedicata agli strumenti del dissenso si è concentrata sull’approfondimento dei punti di forza e delle criticità di alcuni strumenti democratici: la litigation strategy e il ruolo delle Corti Interne e sovranazionali, affrontati dall’Avvocato Mimmo Passione, dalla Presidente de L’altro diritto Sofia Ciuffoletti e da Benedetta Perego dell’associazione Strali; il referendum, trattato da Antonella Soldo, coordinatrice del comitato referendario del referendum cittadinanza, dall’Avvocata Letizia Lo Giudice e da Nicolò Scibelli, membro del comitato referendario del referendum cittadinanza; l’informazione e la contro-informazione quali strumenti per promuovere l’attivazione sui diritti, in un confronto introdotto da Ilaria Baraldi, segretaria dell’associazione, con Sergio Segio di Diritti globali, Katia Poneti, funzionaria del Garante regionale toscano dei diritti delle persone private della libertà personale, Alessio Scandurra di Antigone e Valentina Muglia di CILD.
3. Adeguare le forme delle resistenze
La terza e ultima sessione, intitolata “le forme delle resistenze”, si è caratterizzata per un confronto ricco tra associazioni, forze sociali e movimenti, che hanno animato e animano le resistenze, che, con l’introduzione e il coordinamento di Patrizia Meringolo, hanno raccontato le loro esperienze e condiviso le loro riflessioni: Movimento non violento, con Mao Valpiana, Extinction Rebellion, con Alessio Frezza e Roberta De Biaggio, Ultima Generazione con Giulio Giuli, CGIL con Denise Amerini, , ICS con Gianfranco Schiavone, Arci con Alice Eugenia Graziano, CNCA con Caterina Pozzi e Forum Droghe con Leonardo Fiorentini.
Il ricchissimo confronto con alcuni degli attori e delle attrici delle resistenze contemporanee è stato pensato, fin dall’origine, come primo di una serie di incontri, di cui il prossimo si terrà a Roma nel mese di novembre.
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La due giorni, in quel passaggio in doppia direzione dal pensiero alla pratica, ha sollecitato una serie di spunti per future iniziative specifiche e puntuali, ma, più in generale, ha permesso di mettere a fuoco alcuni obiettivi e linee strategiche su cui orientare i futuri confronti:
- la necessità di costruire una rete di solidarietà per le attiviste e gli attivisti, per coloro che mettono i loro corpi direttamente in gioco nelle pratiche di resistenza;
- la necessità di preservare e tutelare gli spazi liberi rispetto agli attacchi, ma allo stesso tempo l’opportunità di sollecitare quegli attori del sociale con vocazione prettamente caritatevole e umanitaria ad una politicizzazione del proprio intervento (il lavoro o l’intervento sociale o è politico o non è);
- il bisogno di connettere le lotte e di impegnarsi in un lavoro culturale atto a decostruire la cultura legalitaria e securitaria, demolire il concetto di pericolosità sociale, e promuovere una cultura del conflitto.
Imparando ad agire gioiosamente – come ha sottolineato Franco Corleone – e a muoversi in quel delicato equilibrio che sta nell’interstizio tra il credere di avere diritti e il credere di non averne.
Le registrazioni del seminario sono disponibili su YouTube:
– Approfondisci sul sito La società della ragione https://www.societadellaragione.it/seminari-e-convegni/gli-spazi-del-dissenso/gli-spazi-del-dissenso-video/
Sociologa del diritto, PhD, borsista di ricerca presso l’Università degli Studi di Firenze, si occupa di diritto penale, carcere e salute mentale. È Presidente de La società della ragione.
- Giulia Melanihttps://ilpassogiusto.eu/author/gmelani/