Skip to main content

Numero 43 | 10 ottobre 2025

Tramonti di Sopra

A Tramonti di Sotto locale e globale si sono incontrati


Ascolta l’audio

Sabato 4 e domenica 5 ottobre, a Tramonti di Sotto, si è concluso il ciclo di incontri Radici Climatiche organizzato dalle associazioni Ci Sarà un Bel Clima e Oplon APS (Bosco Bandito). 

Il ciclo di incontri nasce dal percorso avviato con gli Stati Generali dell’Azione per il Clima. Questo processo, iniziato a settembre 2023 come piattaforma di collaborazione tra le realtà impegnate nell’affrontare la crisi socio-ecologica, si è configurato fin da subito come un laboratorio collettivo per costruire una visione di transizione ecologica e sociale capace di unire piuttosto che dividere. L’obiettivo era chiaro: passare dalla protesta alla proposta, elaborando idee concrete, attuabili e verificabili da presentare alla politica. 

In poco più di un anno, oltre 90 associazioni e centinaia di cittadini e cittadine in tutta Italia hanno partecipato alla redazione di 33 proposte, raccolte in un Libro Bianco scaricabile online, suddivise in sei ambiti tematici – energia, mobilità, sistemi sociali ed economici, risorse naturali e territorio, educazione e formazione, sistemi agroalimentari – tutte con orizzonte 2030. L’associazione Oplon di Tramonti di Sotto, vincitrice della Bandiera Verde di Legambiente 2024 per la promozione sociale e ambientale, ha portato questa esperienza anche nel cuore del Friuli, organizzando tre giornate di incontri, cammini e laboratori partecipativi. Dopo le tappe in Mugello, Brescia, Treno, Bologna e Arona, il cammino degli Stati Generali è approdato tra le valli della Val Tramontina, dove il progetto “Radici Climatiche” ha intrecciato scienza, territorio e comunità. 

Il primo incontro, “I boschi nella crisi climatica: ecosistemi vivi o territori in abbandono?”, ha affrontato il tema della gestione forestale sostenibile con Verio Solari e Walter Fantuz, esperti di gestione forestale. Il dibattito ha mostrato come la sfida della crisi climatica nei boschi non sia solo ecologica, ma anche culturale: imparare a vivere il territorio non in contrapposizione alla natura, ma in equilibrio con essa. I relatori hanno raccontato l’urgenza di una nuova consapevolezza: non quella del bosco intoccabile, non di un uomo “sopra” o “sotto” la natura, ma piuttosto parte integrante del suo equilibrio. 

Acqua, boschi clima, dal Tagliamento all’Amazzonia

Il secondo appuntamento, “Voci d’acqua: territori e comunità nella crisi climatica”, è cominciato nelle Pozze Smeraldine, simbolo dell’acqua come bene comune e risorsa contesa, accompagnati dalla guida Marco Pascolino. Nella sessione pomeridiana, che ho coordinato con Ilaria Di Vittorio di Ci sarà un bel clima, si sono riunite voci e saperi diversi intorno a un tema cruciale: la gestione partecipata dell’acqua e il legame profondo tra fiumi e comunità. Antonella Astori, geomorfologa e guida naturalistica, ha smontato le fake news sul clima facendo un punto sull’impatto del cambiamento climatico nel ciclo idrogeologico. Chiara Scaini, ricercatrice dell’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale, ha evidenziato l’importanza della partecipazione nei processi decisionali che coinvolgono i corsi d’acqua, ricordando quanto siano indispensabili per la resilienza ecologica e sociale e motivo di identità per le popolazioni rivierasche. Anna Brusarosco, ricercatrice dell’Università di Udine, ha raccontato come i Contratti di Fiume possano diventare strumenti di cooperazione tra territori, capaci di trasformare i conflitti in progettualità condivise. Emanuele Regi (Università di Bologna) ha continuato il dibattito presentando il progetto Atlante delle Rive, mostrando come l’arte possa farsi linguaggio di partecipazione e memoria collettiva. Fabio Masotti, dell’associazione Noi Siamo Tagliamento, ha infine approfondito il ruolo del grande fiume friulano come ecosistema unico e ancora – in parte – integro, ma fragile di fronte alle nuove pressioni infrastrutturali. In chiusura, la testimonianza di Sabina Candusso, collegata dall’Amazzonia, ha riportato la discussione su una scala globale: la convivenza delle popolazioni indigene con la loro “terra liquida” e la distruzione degli ecosistemi da parte delle compagnie petrolifere hanno ricordato come l’acqua sia al centro stesso della crisi climatica e delle sue ingiustizie. 

La terza giornata, “Clima e comunità in quota”, ha intrecciato esperienza diretta e riflessione collettiva. La mattina è stata dedicata a un’escursione guidata da Renato Miniutti ai borghi abbandonati di Palcoda e Tamar: un cammino dentro la memoria e il paesaggio, tra muri che raccontano lo spopolamento e boschi che tornano a vivere. Nel pomeriggio, il confronto si è spostato al Bosco Bandito con Antonio Zambon, membro del board di Club Arc Alpin e partecipante al progetto europeo BeyondSnow; Michele Argenta, giornalista di L’Altramontagna; Chiara Manfriani, attivista di Foglia Tonda e project manager della cooperativa LAMA; Marco Polvani, esperto di ActionAid Italia in processi partecipativi e welfare di comunità; e Rainer Maria Baratti, collaboratore area risk management e adattamento ai cambiamenti climatici di ActionAid Italia e co-ideatore del “kit di attivazione” degli Stati Generali. Il dibattito ha messo al centro il futuro delle aree interne: come rendere la montagna vivibile, superando la monocultura turistica e costruendo economie basate su cultura, servizi e appartenenza. Si è discusso di destagionalizzazione, infrastrutture leggere e sviluppo equo, evidenziando il ruolo delle comunità come veri attori della transizione.

Dagli Stati Generali per il Clima proposte e azioni 

La domenica è stata la giornata della co-progettazione: tavoli di lavoro tematici in cui si è passati dalla teoria alla pratica, affrontando i temi dell’acqua e dell’energia con il supporto di Anna Brusarosco, Emilio Gottardo (referente energia e comunità energetiche rinnovabili per Legambiente FVG), e di parte degli esperti e facilitatori che avevano animato le giornate precedenti. Attraverso il kit partecipativo elaborato dagli Stati Generali, i partecipanti hanno messo a fuoco priorità e percorsi da intraprendere localmente. 

Riguardo la tematica dell’acqua, l’argomento più sentito è stato quello della gestione idrica del Tagliamento, evidenziando quanto sia necessario un confronto e una discussione partecipata sia sul livello istituzione-cittadini che tra gli abitanti di alto, medio e basso corso; questi, nonostante vivano a ridosso dello stesso fiume hanno percezioni molto diverse dello stesso, a volte persino contrastanti, con problematiche specifiche e distinte; un altro tema molto sentito, sia per la Val Tramontina che per l’alto corso del fiume è stato quello del rinnovo delle concessioni idroelettriche, spunto anche per il tema approfondito successivamente: quello dell’energia. 

Qui è emerso quanto sia necessario lavorare su una reale autonomia energetica della nostra regione sfruttando le risorse a disposizione, con oneri e onori del caso. Come non è pensabile affrancarsi dai combustibili fossili sfruttando solo i tetti per il fotovoltaico, è importante implementare forme di condivisione e partecipazione nei progetti legati alle nuove infrastrutture energetiche, che siano parchi eolici o fotovoltaici, sistemi di stoccaggio e potenziamento delle linee di trasmissione. Si è discusso su quanto sia importante la partecipazione dei cittadini nei processi decisionali e di come i proventi e benefici derivanti dalla produzione energetica tramite fonti rinnovabili debbano essere distribuiti alla popolazione che li ospita: è fondamentale riappropriarsi di acqua, terra e sole del territorio, prendendo spunto da forme di partecipazione condivisa già diffuse in altre realtà. Non ci può essere transizione equa senza che ai cittadini siano riconosciuti i propri diritti: la transizione energetica, affinché sia un processo che coinvolge tutte e tutti, deve essere in primo luogo desiderabile. 

Il percorso friulano degli Stati Generali dell’Azione per il Clima non si è chiuso con queste giornate: ha seminato relazioni, consapevolezze e impegni che continueranno nei mesi a venire. La sfida ora è trasformare le proposte in processi, la partecipazione in politica, e la cura dei territori in nuove forme di cittadinanza consapevole. Perché la transizione non può essere solo un traguardo tecnico, ma un cammino collettivo che può prendere forma anche passando dai boschi e i fiumi della Val Tramontina.

Matteo De Piccoli
+ posts

Laureato in Ingegneria Nucleare al Politecnico di Torino, dove ha vinto il premio Laura Conti per la miglior tesi su energia e agricoltura. Si occupa di transizione energetica, innovazione e politiche ambientali, collaborando con le realtà territoriali. Appassionato di dati e report energetici, approfondisce continuamente le connessioni tra clima, energia e società. Membro dell'associazione con Ci Sarà un Bel Clima, ha contribuito agli Stati Generali dell’Azione per il Clima e la scrittura del libro bianco. Ama la montagna in tutte le sue forme e stagioni, che sia con la vela da parapendio, gli scarponi o gli sci.

Iscriviti alla newsletter de Il Passo Giusto per ricevere gli aggiornamenti