
Possiamo vivere di turismo?
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Spesso sentiamo dire che l’Italia potrebbe vivere di turismo e la politica sembra, sotto sotto, crederci, tanto da aver puntato molto, negli anni, sul comparto (soprattutto a parole). Ma è davvero così? Possiamo veramente rendere la nostra economia a trazione turistica?
Iniziamo intanto a dare un pò di numeri sul turismo italiano e regionale.
Un po’ di numeri
Tenendo però presente che nel settore il “nero” è endemico, quindi i dati pur ufficiali che riferiamo sono inficiati da questo fattore. Ciò detto il turismo in Italia vale oltre 225 miliardi di euro, circa l’11% del PIL nazionale (1). Il numero di dipendenti occupati (si fa riferimento alla sola occupazione dipendente e non dunque al lavoro prestato da titolari e collaboratori familiari che rappresenta almeno un terzo della quota complessiva), in media, nel 2023 è stato di 1.394.002 e il numero di aziende attive di 200.991, con dunque una media di dipendenti per azienda di 6,9 (2).
In Friuli-Venezia Giulia nell’anno 2023 hanno operato in media 4.180 imprese turistiche con dipendenti. I lavoratori dipendenti sono stati, invece 29.242.(2), con una media pressochè uguale.
Il Settore turismo vive una forte stagionalità (il differenziale mensile di occupati e aziende attive tra bassa e alta stagione è, rispettivamente, di circa 500 mila e 40 mila unità). Il turismo può contare su una forza lavoro sostanzialmente giovane (circa il 58,7% dei dipendenti ha meno di quarant’anni e il 36,6% meno di 30) e in prevalenza femminile (52,3% dei dipendenti, 64,7% degli impiegati, il 51,1% degli operai, il 37,5% dei quadri e il 25,8% dei dirigenti). La quota di lavoratori stranieri tocca il 26,8%, soprattutto qualificati come operai (90,2%).
La parte più consistente di dipendenti è composta da operai e impiegati (92,9% del totale), la precarietà è notevole, infatti i lavoratori con contratto a tempo determinato – stagionale o non stagionale – sono 630.416, cioè il 45,2% del totale.
Le giornate retribuite per dipendente nel settore turismo nel corso del 2023 sono state, in media d’anno, 216, in linea con la media dei lavoratori assicurati presso l’INPS, mentre la retribuzione media annua è stata di 12.795€ (a fronte della media INPS di 25.259€) (3)
Il valore aggiunto pro capite nel turismo attualmente in Italia si attesta a 37.000 euro, rispetto ai 101.000 euro nel settore della produzione di computer (3)
Il settore turismo dunque è importante per il nostro PIL ma ha vari problemi quali bassa specializzazione, salari poveri, precarietà, disparità di genere, basso valore aggiunto ed è uno dei settori più a rischio in caso di instabilità geopolitiche o crisi economiche. E’ inoltre molto legato alle condizioni climatiche e al suo innegabile cambiamento (vedasi la questione piste da sci nella montagna friulana dove ormai di neve ce n’è pochissima e ce ne sarà sempre meno, i cannoni spara neve alla lunga non sono sostenibili nè economicamente nè tantomeno a livello ambientale).
È arrivato l’overtourism
L’overtourism, in italiano “sovraturismo”, è quel fenomeno per cui il turismo eccessivo danneggia le destinazioni turistiche e i loro residenti, portando a sovraffollamento, problemi ambientali, sociali ed economici, che portano a crescenti proteste da parte dei cittadini (4) e che, a lungo andare, costituisce un problema per le stesse bellezze artistiche e paesaggistiche. Questo fenomeno crea inoltre una spirale negativa dove i centri storici si svuotano di residenti, gli affitti crescono a dismisura e spesso non si trovano appartamenti perchè essi diventano case per “affitti brevi, turistici”, inoltre i negozi locali (già tartassati dalla concorrenza dei centri commerciali) spariscono e fanno posto a negozi di souvenir. Il rischio è che le località perdano la loro unicità per trasformarsi in un grande parco tematico a sfondo turistico.
Stiamo dunque assistendo, anche in Italia al fenomeno di primi rifiuti e contrasti al sovraturismo, come la campagna “99% of Italy” (5), di cui anche la vicenda del matrimonio veneziano di Bezos è un episodio.
Scelte concrete per implementare strategie diverse
Si potrebbe cominciare promuovendo una crescita sostenibile senza danneggiare l’integrità culturale e paesaggistica del territorio e puntando su un turismo etico e rispettoso dell’ambiente, delle identità dei territori e delle persone che li abitano.
Alcune delle strategie per ridurre i disagi e far crescere il settore turistico possono essere:
- disperdere i turisti verso le aree meno frequentate, meno famose mediante una promozione ad hoc (ad ora circa il 70% dei viaggiatori si concentra su appena l’1% del territorio nazionale) e durante periodi dell’anno tipicamente di “bassa stagione” (questo permetterebbe anche di rendere il lavoro nel turismo meno stagionale riducendo la precarietà)
- favorire il turismo “lento” (tipo cammini, passeggiate, escursioni naturalistiche, il turismo ciclabile)
- adottare un piano di sviluppo sostenibile che miri a redistribuire i vantaggi del turismo a tutta la comunità (andando così a “ripagare” i danni collaterali del turismo)
- investire e migliorare la rete dei trasporti pubblici e dei trasporti condivisi andando anche ad attaccare i monopoli e le corporazioni, quali i tassisti
- favorire il “turismo esperienziale” ovvero, attraverso i big data e l’intelligenza artificiale, la realtà aumentata e il “metaverso turistico” creare delle proposte sempre più mirate, personalizzate, favorire la lentezza di vacanze lontane dai circuiti di massa, in luoghi dove poter vivere esperienze ancora uniche e immersive (6)
- Favorire il turismo wellness (turismo legato al benessere tipo le terme) e il tour tourism (turismo legato a concerti o eventi)
- creare un sistema di tassazione mirato alle imprese turistiche per provare ad alzare i salari
I numeri parlano chiaro: il turismo non sarà mai trainante per la nostra economia regionale e nazionale, non sarà mai possibile “vivere di turismo”, chi ve lo dice sta semplicemente mentendo. Questo sia perchè è un settore, per definizione, precario, incerto, instabile, sia perchè non ha la capacità di creare alto valore aggiunto. Il personale ha scarsissimi margini di crescita sia di qualifica e sia di salario. Però rimane un settore importante della nostra economia e della nostra società, non dobbiamo demonizzarlo ma iniziare a gestirlo meglio. A partire dal corretto orientamento delle politiche regionali, dei finanziamenti pubblici e delle sue agenzie operative. Abbiamo numerosi strumenti e proposte per migliorarlo e renderlo un settore più attrattivo e sostenibile per i lavoratori e per l’ambiente e le comunità.
(1): Turismo in Italia 2025: andamento attuale e prospettive , BIG Market Research
(2): XVI Rapporto “Osservatorio sul mercato del lavoro nel settore turismo”, FIPE
(3) Il turismo in Italia: un’analisi del valore economico e delle problematiche attuali, Gaeta.it
(4): Cos’è l’overtourism, le misure per contrastarlo e le zone più colpite dal fenomeno www.geopop.it
(5): 99% of Italy: the new social campaign by Visit Italy | Visititaly.eu https://www.agi.it/cronaca/news/2025-06-23/visit-italy-prima-campagna-italiana-contro-overtourism-32021657/

Ecologista e federalista, classe 1991, ex co-portavoce regionale di Europa Verde F-VG, diplomato professionale, inizia la sua esperienza lavorativa nella ristorazione e poi nella logistica, ora metalmeccanico . Da queste esperienze comprende che il mondo del lavoro deve cambiare e che la necessaria transizione ecologica dovrà per forza passare dalla rivoluzione del sistema produttivo.
- Daniele Andrianhttps://ilpassogiusto.eu/author/dandrian/
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