
18 ottobre, una giornata per pensare alla scuola
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La scuola è un bene prezioso e dovrebbe contribuire significativamente a quanto sancisce l’art. 3 della Costituzione: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.” Ha l’importante mandato di educare istruendo e/o istruire/educando bambini/e e ragazzi/e, affinché possano realizzarsi al meglio sviluppando quelle competenze culturali di cittadinanza indispensabili per essere cittadini consapevoli, attivi e partecipi.
In realtà, siamo lontani da una reale e diffusa equità ed uguaglianza. Le disparità, infatti, iniziano già a 0 anni; non tutti/e nascono in situazioni favorevoli e ogni bambino/a avrebbe diritto fin da molto piccolo ad accedere a un servizio educativo per iniziare quel percorso che continuerà alla scuola dell’infanzia e nei segmenti scolastici successivi. La ricerca psico-pedagogica sottolinea l’importanza cruciale della fascia d’età 0-6 per lo sviluppo e il successo scolastico successivi, questo è rimarcato anche in diversi documenti europei. In Italia il “Sistema integrato di educazione e di istruzione dalla nascita fino a sei anni” è stato istituito con il D. Lgs. 65 del 2017; passati 8 anni, siamo ancora ben lontani dalla sua completa attuazione, principalmente per quel che riguarda la fascia d’età 0-3.
Una scuola in mezzo al guado
I dati parlano chiaro e in alcuni territori d’Italia i servizi educativi sono molto pochi e, difficilmente vi accedono bambini/e provenienti dalle fasce sociali più svantaggiate; a fronte di una media nazionale di 30 posti ogni 100 bambini, alcune regioni del Sud superano appena la copertura del 13 %. Anche i dati relativi all’insuccesso e all’abbandono scolastico testimoniano le disparità esistenti, infatti, malgrado ci sia stato un miglioramento e si sia passati dal 12,7% del 2021 al 9,8 del 2024, il divario permane. Il fenomeno è complesso e meriterebbe un’analisi attenta e ben articolata, riporto qui solo alcune questioni. Dalle ricerche emerge che alcune tra le cause sono riconducibili al territorio ed alla fascia sociale d’appartenenza: la situazione appare peggiore al Sud e nelle Isole, nelle città densamente popolate e nelle aree rurali, e particolarmente sconfortante è il dato riguardante alunni/e alunne stranieri che abbandonano la scuola di primo e di secondo grado, tre volte più degli italiani.
Inoltre, ed è importante riconoscerlo, anche un certo modo di fare scuola, a volte, ancora legato a modalità prevalentemente trasmissive e frontali, poco rispondenti ai bisogni educativi e d’apprendimento di ragazzi e ragazze di oggi, non contribuisce a costruire un contesto d’apprendimento che sostenga tutti e tutte e motivi all’impegno e al desiderio di apprendere. Di fronte a questa situazione sarebbero fondamentali interventi politici mirati a migliorare le condizioni strutturali e la qualità del sistema scolastico, ne elenco, di seguito alcuni:
-servizi educativi 0-3 qualitativamente connotati in tutti i territori e sostegno e valorizzazione dei Coordinamenti Pedagogici Territoriali fondamentali per la qualità del sistema integrato e non solo
-aumento degli organici e sezioni e classi meno numerose
-cura particolare e attenzione al biennio della Secondaria di 2°
-interventi di edilizia scolastica adeguati; in molte realtà le strutture non sono adatte e non garantiscono condizioni di benessere né sono coerenti con un’idea innovativa di apprendimento
-formazione iniziale e in servizio del personale approfondita e di qualità
– autonomia delle Istituzioni Scolastiche meno schiacciata dalla burocrazia e con maggiore centratura sulla ricerca didattica permanente rispetto al curricolo verticale e ai processi di insegnamento-apprendimento, a scelte metodologiche e didattiche rispondenti ai bisogni educativi di bambini/e, ragazzi/e
-una valutazione formativa mirata a favorire e promuovere le potenzialità di tutti/e, molto diversa da una didattica selettiva, che sancisce difficoltà e insuccessi con ricadute negative sulla motivazione all’impegno e all’apprendimento
Purtroppo, a fronte di tutto questo, chi governa interviene quasi sempre sulla scuola non tenendo conto della necessità di sostenere e/o attivare processi efficaci di miglioramento, innovazione e maggiore equità e prevale la promozione dei valori e degli ideali alla base del suo orientamento politico. Il ministro Valditara, in particolare, ha avuto una frenetica attività normativa emanando una gran quantità di provvedimenti, circolari, normative, ecc. che spesso introducono modifiche o interrompono processi virtuosi (v. la valutazione formativa alla scuola primaria).
Il governo vuole stravolgere il sistema scolastico
Evidente è l’intento di ridisegnare e modificare profondamente i fondamenti del sistema scolastico. In questa prospettiva ha lavorato la commissione incaricata della revisione delle Indicazioni nazionali per il curricolo per la scuola dell’infanzia e il primo ciclo del 2012; a queste nel 2018 aveva fatto seguito il documento Indicazioni e Nuovi scenari che ne riprendeva e sottolineava gli aspetti salienti. Entrambi i documenti di notevole spessore culturale, pedagogico e valoriale ben delineavano una scuola democratica, inclusiva, aperta al mondo, tesa a favorire quelle competenze culturali necessarie per leggere e orientarsi nella complessità del reale. L’impianto delle Indicazioni 2012 andrebbe mantenuto senza manomissioni, apportando eventualmente qualche aggiornamento e integrazione e rilanciandole attraverso una formazione diffusa.
L’11 marzo, invece, è uscita la bozza delle cosiddette Nuove (che di nuovo hanno ben poco e quel che di nuovo c’è è deludente e preoccupante) Indicazioni (che più che Indicazioni sembrano un ritorno ai programmi), un documento assolutamente irricevibile. Dopo la pubblicazione è stata annunciata un’ampia consultazione che è consistita in:
-un questionario a risposta multipla già orientata, con poco spazio finale per argomentare le proprie considerazioni, in un tempo breve per un’analisi attenta del testo.
-una serie di audizioni durante le quali il tempo per esprimere pareri e opinioni era ridotto.
La versione “definitiva”, pubblicata a luglio, dovrebbe andare in vigore dall’anno scolastico 2026/2027. A settembre il Consiglio di Stato con valide argomentazioni ha sospeso il parere sul regolamento riguardante le Nuove Indicazioni 2025.
Un appuntamento anche a Udine
Sia la bozza che il testo ultimo veicolano un’idea di scuola che può avere un impatto molto negativo rispetto ai già fragili processi di democrazia, inclusività, equità, una scuola centrata sullo stato-nazione, sulla trasmissività, che non educa al pensiero complesso, critico ed autonomo, che è in contraddizione con quanto la ricerca psico-pedagogica afferma: l’importanza del protagonismo attivo di bambini/e e ragazzi/e, dell’attenzione ai processi e all’ambiente d’apprendimento, della ricerca permanente rispetto a modalità didattiche e metodologiche che producano apprendimenti significativi e favoriscano la capacità di trovare nessi e connessioni tra i saperi nella prospettiva ben indicata da Morin.
Per contrastare tutto questo e tutelare e promuovere il diritto all’apprendimento lungo tutto l’arco della vita, è nato il Tavolo Nazionale per la Scuola Democratica, una rete di soggetti collettivi. Il Tavolo ha promosso per sabato 18 ottobre una giornata di mobilitazione in tutte le città in difesa della scuola democratica e delle Indicazioni 2012. La rete territoriale formata da CIDI, MCE, FLC CGIL, Proteo, ScuolaInComune, PAS Udine, Legambiente scuola e formazione, Centro Balducci organizza a Udine un presidio informativo in via Cavour dalle 15,30 alle 18,30
Ho lavorato per 42 anni come insegnante di scuola dell’infanzia, mi occupo di formazione e sostegno ai processi di ricerca didattica. Sono referente per il Cidi Carnia e componente della Segreteria nazionale.
- Antonella Bruzzohttps://ilpassogiusto.eu/author/abruzzo/