Referendum sulla cittadinanza: un’ultima firma
Le recenti Olimpiadi di Parigi hanno mostrato un’Italia a colori che dispiace ai razzisti, e hanno riportato al pettine un grosso nodo: quello della cittadinanza negata. Nel caldo agostano si è sviluppato un dibattito surreale tra finte proposte e prove di accordi trasversali fasulli.
Come volevasi dimostrare la commedia di Tajani si è risolta in una farsa. Ora è davvero possibile rimettere in ordine le questioni agendo con chiarezza per riportare al centro un diritto attraverso una soluzione umana e senza discriminazioni, respingendo il cinismo che fomenta conflitti di figlie e figli con madri e padri, di minori contro adulti.
Mai alcuno ha chiesto di nascere, mai alcuno ha potuto scegliere dove nascere. Per molti esseri umani non esistono problemi. Dopo le tragedie del “secolo breve”, prima del mondo definito globale, ma poco globale per i derelitti, un sogno pareva alla portata dell’umanità; quello di essere cittadini del mondo. Ora le guerre, le crisi ambientali, le persecuzioni contro le donne, le aggressioni ai diritti umani e contro le minoranze etniche, hanno provocato migrazioni epocali dal Sud del mondo verso un Nord in profonda crisi demografica e identitaria, spesso incapace dentro casa propria di coerenza con l’ambizione però di rappresentare il presidio dei diritti, il “globalizzatore” di democrazia e giustizia.
Lo “ius scholae” rappresenta una vera truffa delle etichette. In Italia infatti i bambini stranieri, malgrado a qualcuno dia fastidio, frequentano già le scuole, perché fortunatamente l’obbligo scolastico vale per tutti. Sono pure numerosi, tanto che sono persino previste le “quote” per tutelare l’italianità. La scuola dell’obbligo è un diritto e un dovere in capo ai genitori e per questo lo Stato persegue l’abbandono scolastico ed opera per impedire la dispersione scolastica.
Riaffermare il cosiddetto “ius soli”, cioè il riconoscimento automatico della cittadinanza a chi nasce in Italia, restituisce una prospettiva decente alla sorte di oltre due milioni di persone extracomunitarie, con regolare permesso di soggiorno, che la legge 91 del 1992 ha penalizzato portando da cinque a dieci anni la permanenza per presentare richiesta della concessione di cittadinanza che si trasmette ai figli minori conviventi. Fermo restando il requisito dell’iniziativa volontaria per la domanda, anche perché alcuni Stati prevedono la perdita della cittadinanza nel caso se ne acquisisca un’altra.
Un risultato positivo, inatteso e significativo
Il 4 settembre è stato presentato in Cassazione il referendum che cambierà radicalmente la situazione, riportando il requisito a cinque anni, come nella maggior parte dei Paesi dell’Unione europea. Il referendum non potrà tuttavia cambiare la natura di acquisizione della cittadinanza, che rimarrà una concessione e non un diritto in presenza delle condizioni richieste. È un meccanismo di difesa che andrà affrontato e superato aprendo un confronto di idee e di cultura. Le resistenze saranno forti perché la paura inconfessata risiede anche nella prospettiva di una nuova platea di elettori liberi e motivati.
Il comitato promotore del referendum è composto da +Europa, da tre soggetti di nuove generazioni di italiani, Conngi, Italiani senza cittadinanza, Idem Network, dalle associazioni Cnca, La Società della Ragione, A Buon Diritto, e da varie personalità fra cui Emma Bonino, Pippo Civati, Gianfranco Schiavone, Paolo Bonetti, Grazia Zuffa, Mauro Palma, Stefano Anastasia, Ivan Novelli, Luigi Manconi e don Luigi Ciotti. Si è trattato di una sfida coraggiosa contro il tempo, con l’obbligo di raccogliere 500.000 adesioni entro il 30 settembre.
La società civile innanzitutto, ed una parte dell’opposizione politica italiana, hanno dato un segnale chiaro e forte di intelligenza politica, di generosità, di ancoraggio alla cultura dei diritti. Proprio in queste ore si sta sfondando l’obiettivo minimo delle firme necessarie. La fase politica suggerisce di non risparmiarsi, mentre in Italia con le riforme sul premierato e con il decreto definito “sicurezza”, e nella nostra regione con i prodromi di leggi elettorali oltre i confini del pudore, tira aria di “emergenza democratica”! La prossima primavera referendaria può essere l’occasione di uno scontro aperto sul rispetto dei diritti umani e sociali, sulla difesa della democrazia e della Costituzione. In tempi torbidi una luce si può accendere, firmiamo ancora.
E tu hai firmato? Fino al 30 settembre puoi ancora farlo!
Firma con la tua identità digitale accedendo a questo link:
https://www.societadellaragione.it/campagne/cittadinanza/firma-il-referendum-per-la-cittadinanza/