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Numero 28 | Febbraio 2025

Consiglio delle Autonomie locali della Sardegna


Parere ai sensi dell’art. 9, co. 1, lett. c), della legge regionale 17 gennaio 2005 n. 1 sul disegno di legge regionale n. 45 “Misure urgenti per l’individuazione di aree e superfici idonee e non idonee all’installazione e promozione di impianti a fonti di energia rinnovabile, e per la semplificazione dei procedimenti autorizzativi”.

Premessa. 

Il Green Deal europeo mira a rendere l’Europa il primo continente a impatto climatico zero entro il 2050. Questa sfida economica e sociale epocale, implica una transizione verso l’utilizzo di energie prodotte da fonti rinnovabili e una riduzione drastica delle emissioni di carbonio. Tuttavia, una transizione giusta ed equa è essenziale per garantire che questo passaggio non lasci indietro nessuno, specialmente le comunità, i territori e i lavoratori più vulnerabili.

Tale concetto è ben esplicitato anche dall’art .9 della Costituzione che “…. tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione. Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi anche nell’interesse delle future generazioni”, secondo un principio programmatico che obbliga a trattare i temi in modo integrato.

Allo stesso modo gli artt 114 e 118 della Costituzione rimandano ai principi di sussidiarietà verticale e orizzontale e riguardano tutti i livelli di governo.

Siamo inoltre consapevoli che per affrontare questo cambiamento siano necessarie politiche orientate a formare nuove competenze, con la creazione di posti di lavoro sostenibili e un mirato supporto economico  per le Regioni.

Contesto regionale.

La Sardegna sta attraversando una fase cruciale nel settore delle energie rinnovabili. Le caratteristiche del territorio, con vaste aree naturali e una bassa densità abitativa, insieme alle condizioni climatiche favorevoli, rendono l’isola particolarmente adatta allo sviluppo di energie eoliche e solari. Tuttavia, ciò sta generando anche una serie di tensioni a livello locale, specialmente nei confronti di progetti di grandi dimensioni che, spesso, non tengono adeguatamente conto delle specificità ambientali, culturali e paesaggistiche dell’isola e delle necessità del territorio di sviluppo della generazione distribuita di FER nel rispetto della capacità delle cabine primarie di accogliere nuova generazione promossa dai cittadini e imprese locali .

Il Consiglio delle Autonomie Locali della Sardegna (CAL), nella sua funzione di organismo rappresentativo degli enti locali, è chiamato a pronunciarsi sul disegno di legge n. 45 del 19 settembre 2024, proposto dalla Giunta Regionale. Tale disegno di legge mira a regolamentare l’individuazione delle aree idonee e non idonee per l’installazione di impianti di produzione , trasporto e accumulo di energie rinnovabili, oltre a semplificare i procedimenti autorizzativi. Considerata la crescente attenzione suscitata a livello regionale e nazionale dalla transizione energetica e alla luce delle specifiche esigenze e sensibilità del territorio sardo,      esprimiamo il seguente parere.

Analisi del disegno di legge n. 45/2024. Il Consiglio delle Autonomie locali, pur nella convinzione di voler dare corso alla necessaria transizione energetica, ha piena consapevolezza della complessità e delle numerose criticità che la accompagnano, legate in primo luogo alla capacità della rete elettrica regionale, attualmente non in grado di sostenere una maggiore capacità di produzione e di accumulo come richiesto dal decreto aree idonee del 2024, pari a 6,2 Gigawatt. Inoltre, le indispensabili modifiche e potenziamenti delle linee non potranno essere realizzati nel breve periodo. Secondo una stima tecnica, infatti, per il potenziamento di una cabina primaria o con la relativa sostituzione dei componenti necessari a collegare i nuovi impianti, potrebbero servire anche due anni e alcuni materiali potrebbero essere non disponibili fino al 2028, generando così un ulteriore  allungamento dei tempi di connessione.

A tal proposito, si richiama l’art.7 comma 1 del decreto del 21 giugno 2024 intitolato: “disciplina dell’individuazione di aree idonee per l’installazione di impianti a fonti rinnovabili”, ,nella parte in cui fa riferimento “…alla possibile classificazione delle aree, compatibilmente con le caratteristiche e le disponibilità delle risorse rinnovabili, delle infrastrutture di rete e della domanda elettrica, nonché tenendo in considerazione la dislocazione della domanda, gli eventuali vincoli di rete e il potenziale di sviluppo della rete stessa”.

C’è poi il tema dei “colli di bottiglia” che si creano nelle reti, generati dai numerosi impianti (come quelli offshore) che di fatto, quando sono in funzione, impediscono ad altri impianti di produrre energia.

La Sardegna, con questa proposta di legge sta esplorando nuove strade per favorire l’implementazione di energie rinnovabili tramite la creazione di Comunità Energetiche Rinnovabili per consentire ai cittadini, alle imprese e agli enti locali di produrre, consumare e scambiare energia green in ambito locale.

Il Cal, accoglie favorevolmente tale proposta, evidenziando che questo modello, per poter essere funzionale, ha necessità di una serie di opportuni accorgimenti e correttivi legati principalmente alla sostenibilità economica dell’investimento, che si potrà realizzare solo con un’ampia partecipazione di soggetti, stimati in circa  30/35 mila utenze, che nell’isola equivarrebbero a costituire 50/80 CER.

Si sottolinea che nell’isola esistono poco meno di cento cabine primarie, da cui dipende l’approvvigionamento complessivo dell’energia e inoltre, le comunità energetiche, non   godono di alcuna priorità nella connessione alla rete e per questo, si trovano spesso in coda a progetti di maggiori dimensioni.

Chi, ad esempio, fa richiesta di allaccio per un impianto da dieci megawatt, può saturare la capacità disponibile della cabina primaria di riferimento, impedendo ad altre Comunità Energetiche Rinnovabili di più piccole dimensioni, di connettersi.

Qui si inserisce lo spinoso tema della concorrenza tra i progetti locali ed extraregionali di ampia portata che rischiano di sovra caricare la rete a scapito delle comunità e imprese locali, che dunque, sarebbero impossibilitate a trarre un reale beneficio dalle energie rinnovabili.

Sarebbe auspicabile l’inserimento del riconoscimento di un “diritto di prelazione” per le comunità locali che intendano costituire una CER e partecipare attivamente alla gestione dell’energia, posizionandosi sul mercato con il ruolo di player.

Durante Dalla discussione interna al Consiglio del Cal è emersa la necessità di una pianificazione energetica regionale chiara e ben strutturata, in cui i territori abbiano un ruolo definito e la rete sia in grado di assorbire la connessione di nuovi impianti.

Alla luce di quanto esposto

 Si propone:

  1. in riferimento all’articolo 1 comma 8 del disegno di legge n. 45, si suggerisce di dare maggiore forza al repowering, che consentirebbe di raggiungere la quota di produzione di energia assegnata senza un ulteriore  consumo di suolo.
  2. di inserire all’articolo 2 del disegno di legge n. 45, oltre ad un incentivo per gli impianti fotovoltaici, anche un incentivo per l’incremento dell’hosting capacity per rendere le reti più resilienti e che una quota parte venga assegnata ad iniziative di comunità energetiche, chiedendo inoltre al distributore elettrico di assegnare una precedenza alla connessione di impianti fino ad un megawatt

A tal proposito, in riferimento agli impianti di produzione da energia eolica, si evidenzia che attualmente vige il meccanismo di incentivazione MPE (mancata produzione eolica) che consente di ricevere gli incentivi anche in assenza di produzione. Questo elemento richiede particolare attenzione perché potrebbe incentivare incoraggiare la realizzazione di impianti di grandi dimensioni, al solo fine di una mera speculazione.

Sempre in riferimento a questo articolo, si suggerisce inoltre la possibilità di inserire un fondo di partecipazione in equity alle CER, finalizzato a supportare gli investimenti in FER per almeno il 20% del valore degli investimenti; equity che potrà essere riassorbita dalla CER in un periodo di 5-8 anni(Bridge loan) 

  1. di inserire una modifica all’articolo 2 comma 3 del disegno di legge n. 45, estendendo la tempistica di presentazione della domanda di accesso al fondo, dagli attuali 60 ad un minimo di 120 giorni (questo per permettere alle CER o costituende di presentare progetti basati su raccolta dati reali)
  2. di inserire all’articolo 3 del disegno di legge n. 45 la definizione di una quota minima di potenza di allaccio, che i distributori devono dedicare alle CER per ogni cabina primaria (pari almeno al 30% della disponibilità) e conseguente priorità di allaccio rispetto ai grandi impianti maggiori di 1megawatt. 
  3. Inoltre, sempre all’art.3 comma 1 del disegno di legge n. 45 “I comuni possono presentare una istanza diretta alla realizzazione di un impianto di energia da fonti rinnovabili all’interno di aree individuate come non idonee ai sensi dello stesso disegno di legge…”, non si comprende la ratio della deroga, visto che il contesto è già normato a monte.
  4. di inserire all’articolo 4 del disegno di legge n. 45, l’accumulo di energia idroelettrica con pompaggio e/o modelli di business innovativi di partecipazione per aggregazione di domanda e offerta di energia, con apposite linee di finanziamento dedicate.

 

Il Consiglio delle Autonomie Locali della Sardegna fa propria, la proposta degli otto Sindaci dei comuni di Iglesias, Buggerru, Fluminimaggiore, Guspini, Arbus, Lula, Gonnesa e Sardara di emendare il disegno di legge prevedendo che in caso di classificazione delle aree minerarie, demaniali e militari dismesse come idonee all’installazione di impianti FER, la proprietà delle stesse venga trasferita, se richiesta, ai comuni di appartenenza, secondo i dettami già presenti nella legge regionale del 4 dicembre 1998, n.33 intitolata “interventi per la riconversione delle aree minerarie e soppressione dell’Ente Minerario Sardo”.

Si evidenzia inoltre che il Disegno di legge n.45 non fa alcun riferimento alle aree del programma M.A.B-UNESCO relativo alle Riserve della Biosfera e questo vuoto normativo potrebbe lasciare campo libero alla realizzazione di eventuali impianti ricadenti in tali aree.

Conclusioni. 

Si raccomanda l’adozione di criteri trasparenti e partecipativi che vedano le amministrazioni locali come punti fondamentali di raccordo per la governance e per una transizione energetica compatibile con la tutela del patrimonio ambientale, storico, culturale e paesaggistico. Tale processo deve essere rispettoso del principio di sussidiarietà e garantito anche attraverso misure compensative adeguate in grado di assicurare un beneficio  tangibile per le comunità locali.

Consapevoli della rilevanza del tema per lo sviluppo dei nostri territori e per il futuro delle nuove generazioni rimaniamo a disposizione per ulteriori confronti costruttivi.

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