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Numero 30 | 14 Marzo 2025

Convegno

Un progetto agrivoltaico prende il via a Mereto. Dare la parola ai cittadini


L’Italia, sottoscrivendo il programma dettato dalla celebre “Agenda 2030”, da alcuni anni ha assunto come primario l’obiettivo di accelerare il processo di crescita sostenibile del Paese. L’Agenda, com’è risaputo, presenta al suo interno 17 obiettivi per lo sviluppo sostenibile.

In particolare, questi obiettivi promuovono progetti di creazione e sviluppo di sistemi ambientali, economici e sociali virtuosi; vale a dire incentivano la realizzazione di tutti quei sistemi in grado di applicare il concetto di sostenibilità come base delle proprie politiche di sviluppo. 

Un ruolo fondamentale in questo contesto è rivestito sicuramente da tutte quelle politiche che si occupano dei temi – tra loro intrecciati – di energia e agricoltura. 

Infatti, l’Agenda 2030 evidenzia come risulti particolarmente rilevante individuare percorsi sostenibili per la realizzazione di infrastrutture energetiche che sappiano coniugare l’esigenza di rispetto dell’ambiente e del territorio, con quella del raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione. 

In quest’ottica, Il 31 Maggio 2024 il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, ha presentato un’istanza per l’avvio delle procedure di studio d’impatto ambientale riguardanti la messa in opera di “BASILIANO”: un impianto Agrivoltaico Avanzato sito nei comuni di Basiliano (UD) e Mereto di Tomba (UD). 

Al fine di comprendere più precisamente di cosa tratti il progetto che il Ministero ha portato all’attenzione della Regione e dei Comuni interessati, abbiamo intervistato Luca Del Mestre, ingegnere specializzato in ambiente e territorio e consigliere comunale nel Comune di Mereto di Tomba (ruolo rivestito, peraltro, anche nella precedente legislatura). 

Puoi riassumere le caratteristiche di questo progetto?

Gli impianti agrivoltaici sono delle soluzioni emergenti che prevedono l’installazione di pannelli fotovoltaici su suolo agricolo con l’obiettivo, da una parte, di produrre energia rinnovabile, e dall’altra, di garantire la continuità delle attività di coltivazione agricola e pastorale sul sito di installazione

In particolare, “BASILIANO”, essendo un impianto agrivoltaico avanzato, adotterebbe soluzioni di montaggio dei moduli elevati da terra in modo da non compromettere la continuità delle attività di coltivazione e consentendo l’eventuale applicazione di strumenti di agricoltura digitale e di precisione.

Per la realizzazione del progetto sono stati individuati due siti: il primo collocato in Comune di Mereto di Tomba e coprente una superficie di 16 ettari e il secondo in Comune di Basiliano su una superficie di 83 ettari.

L’impianto in oggetto prevede l’installazione di pannelli fotovoltaici in silicio monocristallino dalla potenza complessiva di 90,0835 MWp.

Il 20 Settembre scorso tre liste civiche presenti nei Comuni coinvolti, hanno promosso un incontro pubblico con la partecipazione di Emilio Gottardo (responsabile settore energia Legambiente F-VG) e di Cristian Sergo (già consigliere regionale del F-VG). Puoi dirci i motivi e gli obiettivi della serata? 

Innanzitutto, la serata aveva lo scopo di informare la cittadinanza, dal momento che il nostro territorio è interessato da un progetto di impianto agrivoltaico che occuperebbe decine di ettari di terreno agricolo tra i paesi di Pantianicco e Villaorba, con significative conseguenze dal punto di vista ambientale e paesaggistico.

In questo senso, se da un lato questo nuovo strumento può rappresentare una misura innovativa dal punto di vista della sostenibilità ambientale, dall’altro, sono emerse alcune perplessità di carattere economico, infrastrutturale, ambientale e sociale. 

Informandoci riguardo la società proponente il progetto – tale RNE23 S.r.l. – che ha sede in Lombardia a Milano, è impossibile ricavare notizie riguardanti il relativo capitale sociale così come l’andamento patrimoniale, e consci della recente fondazione a luglio 2023, ci sono sorti alcuni dubbi riguardo la reale finalità di questo progetto, che sicuramente dovrebbe essere ambientale e non speculativa. 

In questo senso, analizzando i costi e simulando i ricavi relativi al progetto su base trentennale – tale è la durata del contratto – i ricavi si attesterebbero a circa 400 milioni di euro (considerando il costo attuale dell’energia); mentre le spese complessive ammonterebbero a circa 60 milioni di euro. 

Risulta evidente che si tratti di cifre che in questo territorio, considerando l’attuale modello agronomico basato sull’attività agricola, sono rare da raggiungere per non dire impossibili. 

Vi sono altre perplessità e motivi di contestazione del progetto?

Anche dal punto di vista territoriale, è importante affermare come il torrente Corno – il cui alveo è collocato anche nel Comune di Mereto di Tomba – rientri all’interno dell’elenco delle aree tutelate secondo il D.Lvo 42/2004 art. 142 c.1 lett. C. 

La sua presenza, dunque, comporta l’introduzione di una fascia di rispetto di almeno 500 metri dal perimetro del bene paesaggistico tutelato; norma che, ovviamente, dovrà essere rispettata anche dall’eventuale impianto agrivoltaico. 

Eppure, nella documentazione prodotta dal Ministero questo vincolo paesaggistico non viene rispettato. 

In questo senso, una tale mancanza vanificherebbe tutta l’importante serie di interventi di recupero del bene paesaggistico – già finanziati – che possono essere attuati in questa zona, a partire dal contratto di fiume al cui interno è prevista anche la messa in opera di una pista ciclabile lungo l’asta del torrente, a collegare le città di San Daniele del Friuli e Codroipo. 

Altrettanto importante è il contesto agroambientale in cui questo progetto andrebbe a inserirsi. 

La pianura del Medio Friuli è un territorio a vocazione prettamente agricola che negli ultimi anni ha usufruito delle trasformazioni operate con i riordini fondiari, finanziati con ingenti somme di denaro pubblico, che per definizione, hanno avuto lo scopo di aumentare il reddito delle imprese agricole ivi operanti. 

È bene infatti ricordare che il consorzio di bonifica del Medio Friuli risulta beneficiario, nell’ambito dell’Accordo per lo Sviluppo e la Coesione sottoscritto tra il Governo e la Regione, di un finanziamento per un nuovo progetto di ammodernamento e ristrutturazione della rete irrigua esistente per un importo complessivo di € 17.330.000.

Dunque, il tema della compatibilità dell’impianto agrivoltaico con tali progetti è sicuramente un argomento che ha senso conoscere e discutere.

Ultimo, ma non per importanza, è il rischio che la proliferazione di questa tipologia di impianti porti ad uno scompenso importante nel modello di sviluppo tipico di questo territorio.

Esiste, in questo senso, il pericolo che si creino speculazioni in termini di valore di mercato delle singole aree, in quanto i relativi prezzi sarebbero oggetto di valutazioni completamente sproporzionate; ciò potenzialmente metterebbe in difficoltà le numerose aziende agricole che – di fatto – vivono e hanno sempre vissuto di agricoltura. 

La serata del 20 settembre è stata sicuramente l’inizio di un possibile dibattito con la cittadinanza, che ha il diritto di conoscere le reali entità di un progetto che, in ogni caso, impatterà in maniera profonda con il nostro territorio. 

Il tema della sostenibilità, quindi del finanziamento e della messa in opera di nuovi metodi per la produzione di energia rinnovabile è assolutamente dirimente e non rimandabile. 

L’agrivoltaico avanzato, in tal senso, rappresenta un’opportunità importante per coniugare la produzione energetica alla continuazione della pratica agricola. 

D’altra parte, è lecito chiedersi come un simile impianto possa coesistere con una produzione colturale che – realisticamente – deve inserirsi nel mercato agricolo odierno e perciò inseguire rese molto elevate, rese che già in condizioni convenzionali non sono facili da raggiungere.  

La stessa Agenda 2030 definisce delle misure di protezione e tutela dei suoli agricoli, quali la protezione della fertilità del suolo, la riduzione dell’erosione e l’impermeabilizzazione e l’aumento della sostanza organica; con quanta certezza è possibile affermare che gli impianti agrivoltaici permettano la persecuzione di tali obiettivi? 

Di certo, in tema di politica agricola, è opportuno chiedersi se, soprattutto in tempi odierni, caratterizzati da una spinta cementificazione dei suoli e dalla sempre più preoccupante desertificazione dei terreni, abbia senso, in un contesto ancora rurale come il Medio Friuli, destinare centinaia di ettari di superficie agricola utilizzata (e quindi, potenzialmente, di produzione alimentare di qualità) alla produzione energetica. 

Soprattutto, chi si arricchirebbe di tale produzione? Quale sarebbe il ritorno economico sul territorio?

Gabriele Violino
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Vicepresidente di EFAY – European Free Alliance Youth, il gruppo giovanile di EFA/ALE – European Free Alliance/Alleanza Libera Europea.

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