I distretti del commercio: fanno riflettere quelli istituiti nell’ambito territoriale del Friuli occidentale
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Così come definiti dall’ articolo 10 della Legge Regionale n° 3/2021 “SviluppoImpresa” i Distretti del Commercio sono: “Ambiti territoriali di aggregazione tra imprese, formazioni sociali e soggetti interessati a livello locale, finalizzati alla valorizzazione e rigenerazione dei centri cittadini e delle aree urbane a vocazione commerciale, anche mediante la realizzazione di progetti volti a promuoverne e valorizzarne storia, cultura e tradizioni, a rivitalizzarne l’attrattività turistica, a creare occasioni di aggregazione e di socialità, a valorizzare l’offerta di prodotti del territorio a chilometro zero e a basso impatto ambientale”. Questi Ambiti vengono costituiti mediante la stipula di un accordo di partenariato fra le parti necessarie, promossa da un Comune di riferimento ovvero da un Comune capofila. E perseguono l’obiettivo di promuovere il commercio come fattore strategico di sviluppo economico sostenibile, di coesione e crescita sociale, di valorizzazione delle risorse del territorio. L’accordo deve essere sottoscritto da almeno un’organizzazione rappresentativa del commercio, del turismo, della cooperazione e almeno un altro ente pubblico (Camera di Commercio, università, ente di ricerca) od organizzazione privata (banche, associazioni, fondazioni).
Per quanto perseguono e per come congegnati i Distretti del Commercio sono senz’altro una buona cosa. Non di meno lascia un poco perplessa la possibilità, per i comuni con almeno 10.000 abitanti, di costituire in solitudine un distretto, senza compartecipazione e coinvolgimento di un territorio afferente. Il che sembra voler far partecipare alla suddivisione dei contributi previsti anche i comuni che non vogliono o non riescono a cointeressare il territorio circostante. Su 20 Distretti attivati sono ben 5 (di cui 3 ex capoluoghi di provincia) a soffrire (o gioire) dell’isolamento solipsistico. Non di meno questa “aggregazione mono-comunale” potrebbe (dovrebbe) essere presa in considerazione anche quando si tratterà di definire gli “Enti di area vasta” realizzando quella opportuna ed efficace distinzione amministrativa tra i centri urbani maggiori e il territorio extraurbano che ha problematiche ed esigenze di governo del tutto differenti.
La pagina dedicata, sul sito della regione, riporta che sono stati costituiti in totale 20 distretti che coinvolgono 123 Comuni sui 215 totali. Nella ex provincia di Udine sono 11 e coinvolgono 63 dei 134 Comuni. Nel Goriziano ne sono stati costituiti 2 che interessano 7 dei 25 comuni. Nell’ambito territoriale triestino vi è, al momento, 1 solo Distretto.
I Distretti nel Friuli occidentale, un caso interessante
Sono stati costituiti 6 Distretti che coinvolgono tutti i 50 comuni della ex provincia di Pordenone e, conseguentemente, tutta la popolazione residente e tutte le attività del commercio e del terziario del territorio. I 6 distretti sono (stendiamo un velo pietoso su alcune denominazioni ufficialmente adottate): The Great Distretto, Cellina-Meduna, Terre Tagliamento, Distretto Alto Livenza, Mosaico, Sile e Meduna. Questi nell’ordine corrispondono ai 5 storici mandamenti di Pordenone, Maniago, San Vito al Tagliamento, Sacile, Spilimbergo ai quali si aggiunge Azzano Decimo che, nel secondo dopoguerra, ha conquistato, con la crescita socio-economica, il rango e il ruolo di centro emporiale per il territorio circostante. Con il giusto riconoscimento dell’Azzanese (o Sile e Meduna che dir si voglia) sommato ai 5 storici mandamenti si hanno nel Friuli occidentale 6 “Ambiti territoriali compatti ed omogenei” che trovano ora un loro riconoscimento nei nuovi Distretti del Commercio istituiti e sostenuti dalla legge regionale. É giusta ed efficace la scelta di aggregare i 50 comuni della ex provincia di Pordenone nei 6 distretti citati e di confermare comuni capofila Pordenone, Maniago, San Vito al T., Sacile, Spilimbergo e Azzano X. Ciò perché le sei cittadine sono effettivamente i centri emporiali, e non solo, dei rispettivi territori circostanti, storicamente e tuttora riconosciuti e apprezzati dai residenti del circondario; costituiscono i nodi del reticolo territoriale, il riferimento per la popolazione dei comuni minori; sono spesso una soluzione accessibile per esigenze vitali quali quelle della salute, dell’istruzione, della cultura; rappresentano l’unica possibilità di limitare le più lunghe ed onerose trasferte verso le città maggiori. Non a caso questi Ambiti territoriali, oltre alla denominazione, hanno anche una dimensione equiparabile ai distretti austriaci, nonché ai circondari tedeschi, alle comunità trentine, ai comprensori alto-atesini, tutti luoghi notoriamente di buona amministrazione territoriale. Infine, anche al più distratto degli osservatori non potrà sfuggire che i 6 Distretti del Commercio, costituiti opportunamente, come si è visto, nell’ex provincia di Pordenone, corrispondono, quasi esattamente, alle 6 Unioni Territoriali Intercomunali (uti) soppresse a “furor di popolo” perché ritenute non idonee a realizzare un ambito territoriale amministrativo. Il diverso apprezzamento delle stesse circoscrizioni non può che lasciar adito a qualche dubbio sulle dinamiche politiche regionali…
Due buoni principi
In conclusione, però, bisogna riconoscere che la legge istitutiva dei Distretti del Commercio contiene due buoni principi. Il primo è quello che dà, finalmente, un riconoscimento e la possibilità di valorizzazione alla prima circoscrizione sovracomunale corrispondente, con poche variazioni, agli storici mandamenti. Il secondo è quello che riconosce la necessità di aggregazione dei soggetti minori con il coinvolgimento di una pluralità di municipi e, al contempo, riconosce le stesse prerogative al singolo comune che, per la sua dimensione e strutturazione, può fare da solo. Sono due principi che, non distante da noi, sono alla base dell’articolazione amministrativa preposta al governo del territorio. Sapremo tenerne conto?
Il Mercato di Sacile – Comune capofila del Distretto del Commercio “Livenza”
Il mercato di San Vito al T. – Comune capofila del Distretto del Commercio “Terre Tagliamento”
1905 tutto è cambiato da allora, ma Spilimbergo è tuttora centro emporiale e riferimento culturale di tutto il mandamento e il mercato del sabato richiama gente anche da più lontano. Il Distretto del Commercio potrà dare un ulteriore impulso e fare da apripista per ulteriori ruoli?