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Numero 30 | 14 Marzo 2025

GO Tracciare futuri

Dal decoro urbano alla mitigazione climatica, la nuova pianificazione del verde


Il tema del verde urbano viene spesso percepito e proposto dalle amministrazioni comunali come elemento di abbellimento tramite la presenza di aiuole o contenitori di specie fiorite, taglio e pulizia delle superfici prative e, più in generale, come elemento di decoro dell’ambiente urbano. 

In realtà, in tempi di cambiamenti climatici, è necessario percepire spazi verdi, alberi e specie arbustive come una vera e propria risorsa ambientale, sociale ed economica, in grado di mitigare gli eventi estremi, contrastare le isole di calore e contribuire al miglioramento del benessere umano e ambientale.

Fulcro di uno sforzo necessario in questa direzione è il Piano comunale del Verde, lo strumento programmatorio strategico che si pone l’obiettivo di guidare uno sviluppo ordinato, coeso e sostenibile della città, capace di unire la matrice prettamente antropica con quella ambientale ed ecologica. Perseguendo gli scopi definiti dalla Convenzione Europea del Paesaggio, il Piano deve affrontare l’analisi delle migliori strategie per conoscere, censire, valorizzare, tutelare e progettare il verde della città, considerato come un sistema unico e prioritario. In particolare, punta a salvaguardare, gestire e pianificare il paesaggio urbano, laddove troppo sfruttato e degradato, basandosi sulla sostenibilità delle azioni proposte.

A “Tracciare futuri” un tavolo di confronto sulla nuova utilità del verde urbano 

Da queste considerazioni è partito il confronto che si è svolto lo scorso 4 ottobre a Gorizia al tavolo “Non solo aiuole: la nuova progettazione urbana del verde per contrastare l’inquinamento e favorire il risparmio energetico”, nell’ambito della manifestazione “Tracciare futuri”, che si svolge tra Monfalcone e Gorizia  proponendo tematiche di interesse della cittadinanza tramite un metodo partecipato e coinvolgente, da cui scaturiscono riflessioni e proposte concrete da parte dei cittadini che aderiscono liberamente alla discussione. 

Per questo tavolo ha assunto il ruolo di facilitatore l’agronomo Giancarlo Stasi, che ha tracciato un quadro iniziale della situazione del verde urbano, evidenziando risorse e criticità, e guidando la discussione, che è stata ampia e partecipata.

Gorizia è senza dubbio una città “verde” e la gran parte delle aree urbane pubbliche e private può vantare la presenza di parchi e giardini storici, risalenti al secolo scorso e addirittura a quello precedente. La presenza dei Giardini pubblici, del parco Coronini, di Parco Basaglia e del parco della Rimembranza – solo per citarne alcuni – evidenzia come la città possa ancora “vivere di rendita” per la presenza di vaste aree verdi e piantumate con essenze di pregio. Monfalcone invece, città industriale, non ha un patrimonio arboreo altrettanto cospicuo e lo sforzo del Comune pare indirizzato principalmente verso le aiuole fiorite, piuttosto che verso la piantumazione di nuovi alberi e la creazione di spazi verdi nelle vaste aree urbane che ne sono prive.

Ci sono ormai molte evidenze scientifiche che confermano i benefici del verde urbano, in particolare per quanto riguarda le alberature di una certa entità, fondamentali per la capacità di raffrescamento, particolarmente apprezzata in queste recenti estati torride, e per i benefici in termini di assorbimento di CO2 e miglioramento della qualità dell’aria, oltre all’incalcolabile beneficio in termini psico-fisici, che influenza la qualità della vita delle persone più di quanto immaginiamo.

Quello che manca a Gorizia è una puntuale manutenzione di questo grande patrimonio, gli addetti sono sempre di meno e i costi di gestione del verde sempre più alti. Una buona gestione richiede invece attente e curate riduzioni delle chiome, irrigazione costante delle aiuole e delle nuove piante messe a dimora, che sono spesso di scarsa qualità, sofferenti e bisognose di attenzioni.

Manutenzioni del patrimonio vegetale urbano: costi, carenze, esternalizzazioni

Nel dettaglio, le corrette opere di potatura, la messa a dimora nel periodo autunnale di esemplari di buona qualità e le continue irrigazioni nel primo anno di vita sono operazioni che necessitano di stanziamenti consistenti e di un numero adeguato di personale addetto, che, nel Comune di Gorizia negli ultimi 20 anni è calato da 18 a 5 unità, insufficienti anche solo a una corretta irrigazione. 

Gli interventi di cura del verde vengono pertanto esternalizzati tramite appalti, i cui capitolati prevedono anche l’onerosa irrigazione delle piante, e alle ditte conviene lasciar morire la pianta e sostituirla, piuttosto che effettuare un’efficace manutenzione. In questo modo i costi ambientali aumentano e gli alberi risultano più vulnerabili ad agenti esterni. Servono inoltre competenze specifiche e continuamente aggiornate per le nuove piantumazioni, che ormai devono possedere un buon grado di resilienza alle mutate condizioni climatiche.

Al verde urbano contribuiscono anche i giardini privati, utili a tutta la comunità e le cui cure andrebbero supportate dalla municipalità, che dovrebbe favorire le pratiche corrette. Spesso i cittadini percepiscono il verde come qualcosa che crea problemi, in quanto “sporca” o è difficile da controllare, e, dopo la piantumazione, si ricorre a capitozzature e altri interventi radicali, che minano la salute delle piante e spesso le condannano a morire.  Andrebbe diffusa invece la cultura che le piante non sporcano, ma puliscono, e che gli investimenti periodici sulla loro manutenzione scongiurano il rischio di malattia, morte e conseguente impoverimento del patrimonio arboreo.  Altrettanto dicasi della criticità rappresentata dagli interventi stradali, che agiscono spesso a ridosso delle radici, procurando danni a volte irreversibili e minando la salute e la stabilità degli alberi. Ci sono invece modalità per intervenire in modo da non danneggiare le piante, ma la cultura e gli interventi rispettosi hanno dei costi che non vengono percepiti come prioritari e come un investimento per il futuro del bene comune.

Il Regolamento del verde è quindi lo strumento che, integrato con la progettazione urbanistica, dovrebbe dettare le linee guida per una progettazione sostenibile delle città, restituendo alle infrastrutture verdi un ruolo di primo piano. Questo nuovo approccio costituisce la condizione idonea per gestire al meglio la fase di transizione ecologica che le città sono chiamate ad affrontare nell’immediato futuro.

Le aiuole fiorite appagano visivamente, ma non contribuiscono al raffrescamento e alla pulizia dell’aria, abbelliscono la città, ma hanno natura transitoria, sono costose sia in termini di cura che di irrigazione.

Lo stato dell’arte a Gorizia e a Monfalcone

La popolazione e soprattutto i giovani sono sensibili alle tematiche ambientali e, opportunamente informati, apprezzerebbe gli sforzi volti al processo di definizione ed orientamento delle politiche locali di sviluppo del verde urbano, ma oggi sia Gorizia che Monfalcone sono prive di un Regolamento del verde, di un bilancio arboreo aggiornato e di una strategia complessiva. 

Si ricorda a tal proposito la regola raccomandata dall’ecologo forestale Konijnendijk del 3, 30, 300, dove 3 sono gli alberi che dovrebbero essere visti da ogni finestra, 30 la percentuale di copertura arborea nel quartiere e parco a non più di 300 metri di distanza.

Quali iniziative potrebbero essere messe in campo per coinvolgere la popolazione?

Il Comune potrebbe fare una convenzione con i vivai forestali regionali per l’acquisizione di piante di qualità. Gorizia aveva il proprio vivaio e c’era anche il vivaio forestale, ma oggi non esistono più. Si rileva anche come non esista un Regolamento per la gestione comune di beni e servizi pubblici, che potrebbe aiutare i quartieri e le associazioni ad una gestione diretta di aree verdi e piccole infrastrutture pubbliche, incentivando una politica partecipativa e vicina alle necessità delle comunità.

Gorizia è una città molto verde, ma come sarà tra 25 anni, se il patrimonio che ci è giunto dalle generazioni precedenti viene ripetutamente messo in pericolo?

Sarebbe auspicabile incentivare la pratica sportiva all’aperto e nelle aree verdi; in tale prospettiva, andrebbero posizionati pannelli informativi visibili a molti, indicando i nomi delle specie e i benefici che ogni singolo albero apporta alla città e l’incremento della biodiversità così ottenuto, la presenza di altre specie viventi che prosperano nei prati e fra gli arbusti, e perfino nei tronchi morti, colonizzati da funghi e insetti.

Legambiente, il Comitato ambiente e altre associazioni ambientaliste e culturali sono molto attive sul territorio e potrebbero costituire una leva importante e riconosciuta dal Comune per svolgere un percorso di conoscenza e consapevolezza della cittadinanza per giungere all’approvazione di un Piano del Verde pienamente partecipato.

Tutte le riflessioni e le proposte che abbiamo riportato sono scaturite da un dibattito competente  e appassionato da parte di tutti i partecipanti, ricordandoci una volta di più che la promozione di una forestazione urbana e periurbana coerente con le peculiarità ambientali, storico-culturali e paesaggistiche dei territori è un processo che può e deve essere avviato con la collaborazione dei cittadini, che, assieme alle amministrazioni locali, possono rappresentare un potente agente di cambiamento nella cultura ambientale.

Anna Cecchini
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Goriziana di adozione, attivista di Forum Cultura Gorizia, autrice di storia e cultura del territorio.

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