Due città, due stati, una sola capitale. La guida che non c’era.
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“Gorizia e Nova Gorica. Due città in una” è il titolo della guida alla Capitale europea della cultura scritta da Andrea Bellavite e tradotta in sloveno da Pia Lešnik, realizzata in co-editoria da Ediciclo Editore e da Editoriale Stampa Triestina, uscita nelle librerie lo scorso 3 maggio.
Sono passati tre anni e mezzo da quel 18 febbraio 2020, quando in piazza Transalpina – Evropa Trg è giunto dal maxi schermo l’annuncio della proclamazione della prima Capitale europea della cultura transfrontaliera.
Una storia complessa, quella di Gorizia e Nova Gorica. La prima, città millenaria, con una secolare appartenenza all’Impero austro – ungarico e una vocazione interlinguistica latina, germanica e slava, interrotta dalla prima guerra mondiale e protagonista nel Novecento di vicende dolorose, culminate nel 1947 dal tracciamento di un confine che ne ha smembrato il territorio e definito lo status di avamposto della sfera di influenza occidentale.
La seconda, una delle città più giovani in Europa, edificata per colmare il vuoto generato dalla perdita di un centro amministrativo, economico e culturale come Gorizia, che era stato per secoli il baricentro della popolazione delle vallate dell’Isonzo e del Vipacco, e per diventare un contrappeso politico e simbolico, una nuova città “…le cui luci brilleranno oltre confine”, come disse Ivan Matija Maček, Ministro della costruzione jugoslava dell’epoca.
Castelli e grattacieli
L’isolamento tra le due popolazioni sarà pressoché totale, dal 1947 al 1950. Le relazioni riprenderanno, però, sempre più fitte, e anticiperanno quello che a livello governativo sarà ben più lento. Ma questo confine – come del resto tutti i confini – sembra nato per essere bucato, attraversato, aggirato, per permettere di contrabbandare di tutto, idee, caffè, giornali, medicine, detersivi e notizie. Le maglie si allargheranno sempre di più, nel corso dei decenni. Un episodio eloquente, tra i tanti, è raccontato dall’intellettuale goriziano Dario Stasi, quanto nel 1971 “…il Giro d’Italia per la prima volta sconfinò in Slovenia. Per rientrare in Italia gli organizzatori chiesero di rimuovere la rete di confine proprio in via del San Gabriele. E dopo il
passaggio dei ciclisti, la via venne di nuovo sbarrata. Intanto Nova Gorica pian piano cresceva e oltre la rete di confine in via San Gabriele si potevano intravvedere i nuovi edifici, anche alti, anche un “grattacielo”…”
Dopo meno di vent’anni arriverà la dichiarazione di indipendenza e la nascita della Repubblica slovena, che anticiperà la dissoluzione della Jugoslavia e i tragici conflitti nella regione balcanica. Nel 2004 la Slovenia entra nell’Unione Europea e nel 2007 nell’area Schengen. Tra Gorizia e Nova Gorica spariscono i confini e le due Gorizie sembrano sempre di più una sola città.
E’ stato questo processo a ispirare la proclamazione della prima capitale europea della cultura transfrontaliera? E’ la domanda che pone Andrea Bellavite nella sua guida e che afferma essere il filo conduttore del suo libro.
“Nova Gorica non è stata scelta, insieme a Gorizia, soltanto per i suoi monumenti o per gli eventi straordinari che si sono verificati nel passato, ma per le persone che attualmente la abitano. Sono gli esseri umani, prima che il prodotto del loro ingegno o delle loro mani, a trasformare un lembo di mondo insanguinato da troppe guerre in un luogo di convivenza pacifica e costruttiva tra persone portatrici di lingue, culture, visioni ideologiche e religiose diverse tra loro”.
Andrea Bellavite ha fatto semplicemente questo, nella sua guida: mettere passi oltre le linee tracciate da altri e riunire due città in un unico racconto. Ha fatto il “contrabbandiere”, come dice Angelo Floramo nella sua prefazione, non certo di tabacco o di grappa, ma di utopie, di sogni e speranze. Se oggi questa trasgressione, nel senso etimologico di “andare oltre”, non è soggetta a controlli e ispezioni è perché tanti hanno creduto negli anni all’utopia del superamento del confine.
Percorsi per sconfinare, a piedi e in bicicletta
Nella guida i percorsi sono strutturati per essere percorsi a piedi e in bicicletta, prima che con altri mezzi, e sono tutti improntati allo sconfinamento. Il racconto degli edifici, delle vie, delle piazze, delle chiese e delle campagne è un invito al cammino, finalmente non più sbarrato dai fili spinati, anche se oggi queste barriere si sono di nuovo alzate per ristabilire le logiche dei muri e tentare di arginare le nuove migrazioni, ricordandoci che anche la libertà dai confini, come quella dei diritti civili, non è mai scontata.
Prima ancora che per turisti e visitatori, questa è una lettura che dovremmo fare prima di tutto noi, goriziani e novagoricani, non solo per conoscere meglio palazzi e monumenti, ma per riscoprire il senso di quel che siamo e immaginare il nostro futuro, farci interpreti e messaggeri di ciò che realmente significa la conurbazione di Gorizia e Nova Gorica, ovvero che le regioni di confine sono un’opportunità culturale, prima ancora che politica. Se l’Unione Europea è oggi un’unione di stati nazionali, dobbiamo riuscire a declinarla invece come un’alleanza di regioni e una comunità di persone in grado di superare i nazionalismi.
E il racconto di Andrea Bellavite ha il coraggio di parlare anche di questo, delle assenze, dei luoghi trascurati, dei monumenti mancanti, della necessità di un racconto storico e culturale capace di superare le rimozioni di quanti sono rimasti ancorati alle logiche novecentesche, che antepongono le questioni nazionali ad una visione più ampia.
Il coraggio di andare nella direzione della pace, del pluralismo e dell’inclusione anche in una guida turistica è il regalo che Andrea Bellavite ha fatto alle nostre città e a tutti coloro che vorranno conoscerle, giungendo ad abbracciare una nuova utopia, quella di una città unica transnazionale.