Un confine che non si vuole far cadere
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C’era da aspettarselo. Il rifiuto della maggioranza di centrodestra in consiglio comunale a Gorizia di votare la revoca della cittadinanza onoraria a Benito Mussolini ha avuto una vasta eco nel mondo sloveno.
Nella comunità slovena a Gorizia e in regione il fatto che a cent’anni di distanza dalla prima attribuzione, nel 1924, nuovamente, nel 2024, sia stata riconfermata la cittadinanza onoraria al duce fascista è stato vissuto con grande amarezza. Il gesto è stato considerato divisivo, dopo che la comunità slovena molto si era spesa a favore del dialogo e della pacificazione. Tanto più grave è che questo sia avvenuto alla vigilia della Capitale Europea della Cultura che Nova Gorica ha scelto di condividere con Gorizia.
Le reazioni nella comunità slovena in regione
La presidente dell’SKGZ, Unione culturale economica slovena, la più rappresentativa tra le organizzazioni degli sloveni in Italia, Ksenija Dobrila ha espresso amarezza per un voto considerato offensivo nei confronti di tutti coloro che hanno sofferto a causa del fascismo, ma anche di tutti i goriziani e dei cittadini europei. Si è trattato di una occasione persa, ha rimarcato Dobrila, che avrebbe reso concrete tante belle parole di amicizia e collaborazione spesso espresse dal sindaco di Gorizia Rodolfo Ziberna e dai suoi collaboratori. Nel ringraziare la consigliera Eleonora Sartori per la proposta di revoca e Alessandro Feri, unico dei tre consiglieri comunali di lingua slovena ad averla sostenuta, non è mancata una frecciata polemica all’altra componente della comunità.
Infatti, il consigliere comunale della Slovenska skupnost (SSK) Walter Bandelj, peraltro anche presidente della Confederazione delle Organizzazioni Slovene (SSO), aveva abbandonato la seduta prima che fosse affrontata la questione. Ufficialmente per un malore. Ma i distinguo in due comunicati emessi il giorno successivo dalla SSK e dalla SSO fanno pensare a una presa di distanza nel merito, visti i richiami all’ inopportunità dell’iniziativa, ad un mancato coordinamento tra le opposizioni, al fatto che nemmeno il centro sinistra al governo della città in passato ha mai preso l’iniziativa per la revoca (peraltro, delle giunte di centrosinistra la SSK ha sempre fatto parte). C’è persino un richiamo a cancellare simboli ed onorificenze riferiti a tutte le ideologie totalitarie. Insomma, troppe giustificazioni, per poter credere alla genuinità dei motivi di salute.
Bandelj si è trovato spesso in conflitto con gli altri gruppi di opposizione che lo hanno accusato di trattare favori politici con la maggioranza. Stavolta un suo voto a favore della revoca avrebbe disturbato la progressiva marcia di avvicinamento della SSK al centrodestra, dopo che all’ultimo congresso nel partito è prevalsa, non senza forti contrasti interni, la linea che tende ad abbandonare, dopo alcuni decenni, il centro sinistra per spostarsi verso il fronte avverso.
Le reazioni in Slovenia
Tiepide in un primo momento, le reazioni da oltre confine si sono fatte via via più decise e polemiche, anche sotto la spinta dell’opinione pubblica. Le popolazioni del Litorale sloveno annesse all’Italia dopo la prima guerra mondiale, e quelle dei territori occupati dall’esercito italiano nel 1941, conservano viva la memoria dei crimini del fascismo e stentano a comprendere come si possa oggi, nel 2024, continuare a onorare Mussolini.
Una cosa del genere nel resto d’Europa sarebbe inconcepibile. Tra i molti a sostenerlo, il dirigente scolastico del ginnasio di Nova Gorica e già deputato al parlamento sloveno Andrej Šušmelj che ha ricordato un episodio avvenuto in Germania quest’anno quando cinque studentesse – Kathi, Lilly, Ronja, Mia e Selin – sono rimaste sorprese nell’apprendere che Adolf Hitler era ancora cittadino onorario della loro città di Bad Honnef (26.000 abitanti) dal 1934. Con l’aiuto del professore di storia Thomas Rott hanno promosso una petizione per la revoca firmata dal 5% della popolazione. Il sindaco Otto Neuhoff ha sostenuto la richiesta e revocato il riconoscimento.
Forti sono state le prese di posizione dell’associazione TIGR, portatrice della memoria degli antifascisti sloveni che per primi nel corso del Ventennio si erano ribellati al fascismo, e della Zveza Borcev, associazione dei partigiani della guerra di liberazione.
Tra i primi politici a prendere posizione Marko Rusjan, sottosegretario di Stato al Ministero della Cultura sloveno, che ha ricordato come ai tempi della concessione della cittadinanza onoraria a Mussolini decine di migliaia di sloveni del Litorale furono vittime di brutali politiche di repressione e di italianizzazione e furono tra i primi in Europa a sperimentare cosa fosse il fascismo.
Attenti a non ritrovarsi dalla parte sbagliata della storia, ha ammonito Rusjan. I partigiani sloveni, jugoslavi e italiani sconfissero insieme il male del fascismo in Europa. Da allora, generazioni di vicini su entrambi i lati del confine hanno vissuto in pace. Tra pochi mesi avrà inizio la Capitale Europea della Cultura 2025, un progetto congiunto delle due città che porta esattamente questo messaggio di convivenza. “Insieme abbiamo già sconfitto i fascisti una volta. E non permetteremo che le loro brutte copie nel 21° secolo relativizzino la storia che ha causato tanta miseria,” le sue dure parole.
Anche per il Ministero sloveno degli Esteri quella della maggioranza a Gorizia è stata una “scelta che rafforza le divisioni in contrasto con lo spirito di Go!2025”. Il dicastero guidato da Tanja Fajon ha condannato quello che è stato definito come un tentativo di approfondire le divisioni, relativizzare i fatti storici e sfruttarli per scopi politici quotidiani.
Il Movimento Libertà, partito del premier Robert Golob, in un comunicato ha invitato ad evitare ogni celebrazione di nazismo e fascismo, e ha condannato la riabilitazione di ideologie criminali che hanno soffiato sul fuoco di odio e divisione.
L’eurodeputato Matjaž Nemec di Nova Gorica del gruppo socialista S&D ha scritto che alla vigilia di GO!2025, i politici dovrebbero concentrare i loro sforzi sull’unione di persone, idee e valori. Il rifiuto di revocare il titolo di cittadino onorario a Mussolini è sale sulle ferite di generazioni di persone nelle terre di confine che hanno sofferto sotto il fascismo prima e durante la seconda guerra mondiale. I cittadini di Slovenia e Italia meritano una politica e politici che vivano i valori europei, ha aggiunto Nemec, e non facciano rivivere idee estreme che hanno causato immense sofferenze a milioni di persone in tutta Europa.
Lo stesso sindaco di Nova Gorica Samo Turel, in un primo momento forse titubante a prendere posizione nel timore che la polemica potesse danneggiare il clima di collaborazione a ridosso di GO!2025, ha poi definito inaccettabile la decisione “di mantenere il dittatore fascista Benito Mussolini cittadino onorario di Gorizia”. Turel si rammarica che la politica non abbia saputo mostrare la propria spina dorsale, ritirando il titolo. La mancata revoca non rispetta la storia, ma esprime sostegno alle azioni di Mussolini. Turel auspica che la capitale della cultura vada oltre le decisioni dei singoli rappresentanti politici e contribuisca a costruire il futuro non sulla ripresa di temi ideologici, ma sull’amicizia e sulle relazioni di buon vicinato.
Da ultimo, va menzionato il caso di Piran/Pirano, nel 1924 parte dell’Italia fascista, dove, come in tutti i comuni d’Italia, si attribuì la cittadinanza onoraria al Duce. Matej Muženič, dell’Archivio provinciale di Koper/Capodistria, sostiene non esserci traccia di qualche atto di revoca del riconoscimento. Il problema potrebbe porsi anche per molti altri comuni del Litorale all’epoca annessi all’Italia. Altri tuttavia rilevano che nel prendere possesso di questi territori nel dopoguerra la Jugoslavia abbia cancellato in blocco la legislazione e gli atti amministrativi, cittadinanze onorarie comprese, dell’epoca fascista sostituendoli coi propri.