
La comunità scientifica internazionale chiede lo stop alla cassa d’espansione di Dignano
Riprendiamo la nota con cui viene diffusa l’iniziativa di 400 scienziati italiani, europei e di altri Paesi di tutto il mondo che chiedono di salvaguardare la naturalità del Tagliamento e di non procedere alla realizzazione di grandi opere nel medio corso del fiume. Nella sezione Documenti è reperibile il testo integrale dell’appello e l’elenco dei firmatari.
Il Tagliamento è l‘ultimo grande sistema fluviale che ancora conserva le caratteristiche naturali originariamente presenti in molti fiumi alpini: un ampio alveo a canali intrecciati che cambiano dopo ogni piena e una dinamica quasi indisturbata del trasporto a valle di sedimenti e del materiale vegetale, che creano un paesaggio e un ecosistema unici. È in grado di generare un grande volume di acque sotterranee e costituisce un mosaico dinamico e complesso di biotopi con una straordinaria diversità di organismi acquatici, anfibi e terrestri, nonché tutti gli habitat e le comunità tipiche delle pianure alluvionali. Per tutti questi motivi viene studiato da scienziati di tutto il mondo ed è un patrimonio inestimabile da conservare per le generazioni future.
Questo ambiente è ora a rischio: l’Autorità di Bacino Distrettuale delle Alpi Orientali e la Regione Friuli Venezia Giulia prevedono di realizzare grandi opere per il trattenimento delle piene, la prima delle quali dovrebbe essere realizzata a Dignano. La Regione ha finora rifiutato di aprire un dibattito pubblico su questi interventi e ha pubblicato un documento preliminare all’avvio della progettazione della traversa di Dignano, che se realizzata costituirebbe una violazione di direttive ambientali e regolamenti europei (Direttiva Quadro Acque, Direttive Uccelli e Habitat, Regolamento per il Ripristino della Natura, nonché la Convenzione delle Alpi, firmata anche dall’Italia).
Stop ai progetti, serve un cambio di rotta
La comunità scientifica internazionale chiede uno stop immediato e un cambio di rotta. Aderiscono all’appello oltre 400 ricercatori e tecnici italiani e di altri 26 Paesi che chiedono alla Regione e agli altri enti competenti una seria valutazione di alternative, dando priorità a quelle che non alterino le caratteristiche morfologiche uniche di questo fiume, come peraltro richiesto dalla Direttiva Alluvioni. È fondamentale infatti che venga preservata la sua connettività longitudinale per la fauna e per i sedimenti, garantita la tutela del fiume e dei suoi affluenti e, non da ultimo, assicurato il coinvolgimento della popolazione nelle decisioni sul Tagliamento.
Andrea Goltara, direttore del Centro Italiano per la Riqualificazione Fluviale (CIRF) e uno dei promotori dell’appello afferma: “la Regione dice di voler seguire il parere degli esperti: ora ascolti la voce di centinaia di loro, alcuni dei quali studiano il fiume da decenni. Le opere previste semplicemente non possono “mettere in sicurezza” la popolazione e danneggerebbero un patrimonio unico, sia per i friulani che per tutto il mondo. Vanno messe in campo soluzioni che riducano il rischio senza compromettere irrimediabilmente l’estensione e la funzionalità di un fiume che è un ecosistema chiave e di riferimento per tutta l’Europa”.
Il ripristino della connettività fluviale e la sua conservazione – dove ancora presente – sono un elemento cardine del nuovo Regolamento Europeo per il Ripristino della Natura (Nature Restoration Law) e un obbligo per tutti i Paesi Membri.