Grazie Fedriga che pensi ai nostri poveri!
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Si è conclusa la più imponente delle manovre di bilancio estive nella storia della Regione. Impossibile dettagliare, nel bene e nel male, gli interventi vecchi e nuovi previsti. Difficile intuire un disegno per il futuro economico e la coesione sociale delle nostre comunità. Più facile trovare conferma dello stile di governo del Presidente Fedriga e della sua maggioranza.
Basta citare l’esempio dell’emendamento all’articolo 7, comma 20, alinea 2, lettera a), che plana direttamente nell’Aula consiliare, presentato dalla Giunta, senza consentire nessun approfondimento conoscitivo e che vale, nientepopodimenochè, 45milioni 750mila euri…
Come fossero i bruscolini di una mancia per un clientes dimenticato, invece no, si tratta di un provvedimento che potrebbe riguardare – come si legge dalla nota della Relazione tecnico finanziaria che accompagna e “spiega” gli atti legislativi – circa 30.700 cittadini e cittadine della Regione, ma che potrebbe nel tempo raddoppiare se non raggiungere addirittura i 100.000 utenti beneficiati.
45 milioni, un emendamento da record
In pratica il Presidente si assegna la possibilità di distribuire, per tre anni dal 2024 al 2026, una cifra che potrà variare da 150 a non più di 250 euro annui a cittadini e cittadine che rispondano ad alcuni requisiti base. Cioè ricevano trattamenti previdenziali e assistenziali di cui alle pensioni di invalidità, vecchiaia e superstiti erogate dall’INPS, e il cui importo risulti inferiore o pari al trattamento minimo di pensioni sociali o assegni sociali, ovvero di pensioni di inabilità per gli invalidi civili. Siano residenti in Regione e abbiano un nucleo famigliare con certificazione ISEE pari o inferiore a 15.000 €.
Sull’impatto del provvedimento rimandiamo al video che documenta la reazione e gli argomenti esposti in Aula dal Capogruppo del Patto per l’autonomia – Civica FVG Moretuzzo.
Qui vorremmo approfondire qualche considerazione sul processo decisionale e sul sistema istituzionale che questo modo di governare comporta.
E’ del tutto evidente che non si tratta di un’idea dell’ultimo minuto, come l’escamotage dell’emendamento d’Aula potrebbe far pensare… qui si è consultato l’INPS (che riceverà 750mila euro per gestire l’impresa, essendo il depositario dei dati sui beneficiari di pensioni), si è valutata la prima consistenza della platea dei beneficiari e la sua possibile espansione post avvio del provvedimento, ci si è riservati tramite successivo regolamento di ulteriormente calibrare al meglio la gestione del fondo al riparo da ulteriori coinvolgimenti consiliari.
Quello che il ricorso all’emendamento last minute consente è altro. Evitare di doversi misurare con i detentori delle competenze in materia di politiche socio-assistenziali come i Comuni e gli Ambiti socio-assistenziali e le loro possibili proteste anche nella stessa area politica; evitare – molto probabilmente – anche un confronto e un mercanteggiamento nella stessa componente consiliare della maggioranza.
Meglio sparare oggi una bella cannonata in solitaria sui media che condividere un percorso con altri. Meglio gestire domani in prima persona il ruolo del benefattore magari parco ma presente piuttosto che far credere, non si sa mai, che i soldi piovano dal cielo.
Ai Comuni non far sapere…
L’altro aspetto riguarda quel che si pensa del sistema regionale delle autonomie locali e i diversi ruoli e competenze di Regione e Comuni e loro forme collaborative.
Con questo emendamento si conferma ulteriormente che il presenzialismo del Presidente (non solo Fedriga per carità, ma ora tocca a lui e il gioco lo sa fare meglio e bene) porta a voler far fare tutto alla Regione. Anche la distribuzione dei pani e dei pesci.
Ai Comuni, agli Ambiti territoriali, ai servizi socioassistenziali nulla. Non esistono proprio. Nemmeno un’anticipazione di intenti al Consiglio delle autonomie locali. Il problema non è solo di competenze istituzionali “invase” e travolte da un banale emendamentino d’Aula – “qui si può ciò che si vuole!” – e di assoluta confusione dei ruoli tra istituzioni. Qui si sceglie una impostazione che alla fine rende banale, superficiale e alla fine forse anche inutile, se non superfluo in qualche caso, l’intervento di sollievo economico che si farà.
Non avendo la Regione (o l’INPS) altri strumenti di discernimento e di intervento se non le grandi aggregazioni e i macroriferimenti si fa l’intervento contributivo “a pioggia”, così si sottrae però la possibilità di intervento a chi invece conosce le realtà delle comunità e delle persone. La tipologia di sofferenza economica e sociale, l’essere o meno sul confine fra il salvarsi ed il precipitare di una persona o di una famiglia, la casualità o la permanenza di situazioni di rischio economico, e via elencando le tipologie e le attenzioni, la capacità e la sensibilità di capire e di intervenire dei nostri servizi sociali nonostante sempre più in difficoltà.
In un Paese nel quale è in corso un aumento costante di persone e famiglie che scendono sotto la soglia di povertà, in un Paese per il quale si prevede un nuovo periodo di austerità (sic!) per la spesa pubblica; in un Paese che non dispone al momento di efficaci e provati strumenti di intervento sociale, una Regione speciale e piena di soldi poteva fare di più e meglio.
Ma forse la sicurezza che dà il potere di distribuire soldi a destra e a manca, toglie la volontà di pensare più di tanto…