Capire il Tagliamento, guardare al futuro
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Il filmato sul Tagliamento che abbiamo appena visto voleva si richiamare alcune qualità distintive del fiume ma anche far cogliere il fiume come un unicum che connette la sorgente alla foce e, in modo invisibile, l’alveo al subalveo e al sistema delle falde e l’alveo al territorio del bacino idrografico.
Lo sappiamo: i fiumi sono le arterie del territorio e come nel corpo umano restringimenti, ostruzioni, inadeguata gestione minano la funzionalità non solo dell’alveo, ma dell’intero sistema ecologico – territoriale. Il mio breve intervento introduce alcune caratteristiche del Tagliamento, attraverso il racconto di un viaggio e si conclude con due considerazioni che riguardano il futuro del fiume.
Era fine di agosto del 2020, con FIAB abbiamo percorso il fiume in bici dalla sorgente alla foce, più di 100 partecipanti e ascoltato 30 testimoni del fiume: esperti, amministratori, artisti. E’ emerso un racconto fatto di luci e ombre che riporto in sintesi.
Saper guardare il Tagliamento
Il Tagliamento è il principale connettivo lineare della regione, è una sequenza di ecosistemi ricco di biodiversità e geodiversità, che si apprezza soprattutto con frequentazioni lente in alveo e nelle sue immediate pertinenze ma è anche un fiume negato nella parte alta del bacino e divisivo quando scorre avaro d’acqua o quando, gonfiandosi, si spinge a riprendere le sue pertinenze spesso ignorate.
E’ un fiume che nasce due volte: alla sorgente e poi a Peonis, quando le acque prelevate nell’alto bacino e turbinate a Somplago, vengono riconsegnate al fiume e tornano a casa. Nell’ultimo miglio però le fredde acque rilasciate dalle turbine impoveriscono di vita il piccolo grande lago naturale dei Tre Comuni, consegnandolo ad essere più contenitore d’acqua che contenuto di vita.
Ancor prima le sue acque prelevate a Ospedaletto dissetano le campagne del medio Friuli e le falde di Molin del Bosso servono acqua potabile a più di 300.000 persone. Acqua – energia, acqua – agricoltura e acqua – usi domestici, quali numeri sottendono questi servizi presi in prestito dal Tagliamento? Rispettivamente 60, 20 e 1 mc/s. I primi due hanno cambiato la storia del fiume.
E’ un fiume spezzato nella dinamica di trasporto dei sedimenti e nell’esercizio di ripascimento delle spiagge rivierasche ma ancora, la sua foce, rappresenta il più bell’esempio in Adriatico di forma deltizia cuspidata; l’ultimo “cjaradôr” a Gemona, a proposito di sedimenti, ci ricordava che dopo gli interventi della Sade l’incontro del Fella con il Tagliamento non produce più quella sabbia che era speciale per qualità. Allargando lo sguardo ancora non abbiamo un piano per la gestione sostenibile dei sedimenti previsto dal testo unico ambientale.
Il fiume ha segnato geografie culturali con un “al di ca e al di là dall’aghe”, storie coevolutive con le comunità rivierasche ma anche storie di guerra con il farsi e disfarsi dei ponti. Il suo alveo a canali intrecciati ha ispirato poeti, da Turoldo a Pasolini ma che alcuni, ancora oggi, lo vivono come fosse un autodromo.
Raccontare le qualità ecologiche e naturalistiche nel minuto è cosa improba: la forra tra Forni di Sopra e Caprizzi, il geosito di Preone, in destra idrografica, con i fossili di rettili arboricoli e dei primi rettili volanti, l’incontro delle acque del Tagliamento e del Fella, che raccontano territori diversi, il mosaico di biodiversità della piana di Osoppo, i grifoni, l’Hospitale di San Giovanni sul cammino del Tagliamento… le dune fossili della pineta di Lignano. Ma non sempre la nostra società veloce e superficiale riconosce la bellezza.
Un bene ambientale e scientifico europeo
Per gli ecologi fluviali e non solo è uno dei fiumi più studiati d’Europa, per le sue caratteristiche di naturalità presente nel tratto intermedio, anche se lo stesso nel tratto tra Pinzano e Varmo si è ristretto e inciso. E’ un interessante laboratorio europeo per la ricerca applicata e per il trasferimento delle “buone pratiche” dove la naturalità è preminente e insegna, ma questo popolo di ricercatori risulta spesso invisibile alle comunità e istituzioni rivierasche comprese quelle scientifiche.
Il Tagliamento, insomma è un laboratorio di futuro, dove preservare le caratteristiche distintive del fiume, rinaturare, considerando l’intero bacino anche nel reticolo minuto, esercitare il senso del limite nelle pressioni prevenendo così conflitti nell’uso della risorsa.
Prevenire i fenomeni alluvionali o siccitosi, i due volti della crisi climatica, significa anche rallentare il deflusso delle acque verso il mare. Qui il territorio ha molto da operare. Questa sì che è la grande opera diffusa, quasi molecolare, da praticare nelle aree urbane come in quelle extraurbane ed agricole. Per il resto dobbiamo adattarci. La fisica ci insegna che l’aria più calda contiene a parità di volume più umidità che saturandosi restituisce quelle che poi impropriamente chiamiamo bombe d’acqua
Se ci proiettiamo nel futuro occorre creare nuova connettività “culturale, istituzionale e fattuale” oltre a quella ecosistemica che esiste “per natura”. I percorsi però non devono divergere. Dobbiamo avere il coraggio di mettere in campo quelle azioni che in 55 anni non siamo ancora riusciti a realizzare.
Due azioni, interventi ambientali e culturali
Ne richiamo due, sotto il profilo della sicurezza idraulica e della connettività culturale e scientifica.
- Distribuire gli interventi lungo l’intera asta dove le condizioni di pendenza e ulteriori fattori di contesto lo consentono. E’ necessario pertanto realizzare una analisi approfondita, mai operata, per individuare tali aree in alveo e nelle pertinenze fluviali ridando spazio al fiume, coniugando ripristino della naturalità con la sicurezza. Sarà sufficiente a ridurre il rischio correlato soprattutto con le fragilità arginali presenti nella parte bassa del fiume entro soglie accettabili? Ora non lo sappiamo, ma da lì dobbiamo partire. Il laboratorio Tagliamento è stato un passo in questa direzione. Dobbiamo andare oltre.
- Considerare il Tagliamento una risorsa scientifica e culturale. Il WWF tedesco ha finanziato un sito trilingue sul Tagliamento. Un ulteriore indicatore dell’interesse dei paesi oltralpe. Le professoresse, e sorelle, Scaini hanno iniziato a popolarlo di contenuti. Però non basta. Come mai un fiume così studiato non ha anche uno o più luoghi fisici coordinati tra loro, su strutture esistenti, che diventino punto di incontro e relazione tra esperti, le nostre università e le comunità rivierasche. Inoltre luoghi di accoglienza e informazione sul fiume e di chi si muove in modo lento, laboratorio di formazione specialistica e di didattica per le scuole… o dove anche i cittadini assistiti da esperti e da istituzioni locali possono diventare loro stessi produttori di conoscenza.
Concludo con una buona notizia dall’Europa: la recente legge sul ripristino della natura. Pone obiettivi vincolanti fino al 2050 e naturalmente riguarda anche i corsi d’acqua. Sono previsti interventi di ripristino degli habitat fluviali e delle zone umide. Una opportunità da cogliere, anche per il Tagliamento.