
Arriveremo anche noi a sparare acqua sui turisti?
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Da dopo il 2020, chi ci amministra, a diversi livelli, si è posto come obiettivo quello di riportare il turismo ai livelli del 2019 o anzi superarlo. Molti sono stati gli investimenti comunicativi e gli incentivi volti a promuovere il Friuli Venezia Giulia come meta turistica, senza alcun pensiero su quale tipo di turismo volessimo ottenere, e soprattutto con la totale incapacità di analizzare e far tesoro degli errori commessi in altre città.
Qualche mese fa, Trieste è stata inserita tra le 10 destinazioni globali più di tendenza secondo Booking. Contemporaneamente, la Giunta regionale agevolava ulteriormente i contributi a fondo perduto per la ristrutturazione di alloggi turistici, una misura che chiaramente può essere utile a riqualificare seconde case sfitte in aree svantaggiate, ma che applicata in modo indiscriminato non fa che alimentare le problematiche già presenti. Al momento, la stessa Giunta promuove il turismo sciistico in stazioni a bassa quota senza neve. Promoturismo viene inondata di finanziamenti a ogni bilancio e assestamento. Fedriga gongola sui social dei dati sul boom turistico. L’Assessore all’economia Bini afferma in Commissione che “non siamo così sfortunati come le città che hanno l’overtourism”, come se fosse una malattia ineluttabile che colpisce all’improvviso un territorio. Ma qual è realmente la situazione del turismo?
I dati di Trieste
Il fenomeno dell’overtourism non ha niente a che vedere con la sfortuna, bensì con le scelte politiche prese e, soprattutto, non prese. Bisognerebbe allarmarsi dei primi sintomi dell’iperturismo, che stanno iniziando a colpire alcuni territori anche della nostra regione. A Trieste c’è stata un’interessante indagine dell’Osservatorio Rigenerazione Urbana e Politiche Abitative del Comune. I dati contenuti sono devastanti e lanciano un grido di allarme – per ora inascoltato – a chi ci amministra. I canoni di locazione sono cresciuti del 22,9% dal 2016 al 2022, con punte superiori al 27% per gli alloggi per studenti e del 38% nel centro città, a fronte di una bassissima crescita dei salari, il che comporta che l’affitto si mangi una porzione consistente dello stipendio delle persone (oltre 1/3 dello stipendio). Parallelamente cresce il turismo, del 30% rispetto al 2016: solo nel 2022 si sono registrate 1.103.671 (3.000 turisti al giorno di media). Nel Comune risultano disponibili 1.875 strutture/alloggi per 11.418 posti letto (6 posti letto ogni 100 residenti), e il 78,6% dell’offerta di strutture è di tipo extra alberghiero, percentuale che sale al 95,8% se si considerano anche le locazioni con finalità turistica, con una crescita del 40% di nuovi posti letto in strutture extra alberghiere solo nell’ultimo anno. Il fenomeno è però ancora più ampio di quello ufficiale, visto che a dicembre 2023 le abitazioni ufficiali registrate come locazioni per finalità turistiche ammontano a 323 strutture/alloggi per un totale di 1.248 posti letto, pari all’11,3% dell’offerta di posti letto totali presenti in città, ma la sola piattaforma airbnb invece conta oltre 1.000 strutture.
A farne le spese è chi abita la città, sempre più espulso dal centro, così come le attività commerciali non collegate alla gentrificazione, destinate a chiudere sotto il peso di affitti sempre più alti. Il territorio già ne è consapevole e infatti a luglio 2024 nella IV circoscrizione (la più colpita dal fenomeno perché comprende gran parte del centro storico) è stata approvata, anche con i voti del centro destra, una mozione di Adesso Trieste che chiede alla Giunta comunale di predisporre urgentemente, insieme alle parti sociali e agli attori economici del territorio, un piano di azione volto a mitigare gli effetti dell’overtourism.
Imparare dagli errori altrui
Ci stiamo gettando a capofitto nella stessa sciagura che ha investito prima di noi città come Venezia e Firenze, che stanno disperatamente cercando di uscirne.
Stanno crescendo sempre di più movimenti di consapevolezza sul tema. A Barcellona la scorsa estate gruppi di attiviste sparavano ai turisti con le pistole ad acqua. Alle Canarie, 50.000 persone sono scese in piazza contro il turismo. A Firenze, in occasione del G7 sul turismo, e a Roma, la “banda dei Robin Hood” ha manomesso nottetempo i locker dei bnb, lasciando al loro posto un cappello verde e un biglietto.
Alcune delle amministrazioni di queste città stanno provando a mettere in campo diverse strategie. Ha fatto scuola Barcellona, che ha recentemente annunciato di voler aumentare la tassa giornaliera per i crocieristi, attualmente di 7 euro, oltre a tagliare 10.000 licenze per gli affitti brevi. Il porto di Palma, sull’isola di Maiorca, ha stabilito un limite massimo di tre navi da crociera al giorno, di cui solo una può essere una nave di grandi dimensioni, con una capacità superiore a 5.000 ospiti. Controversa la tassa di ingresso a Venezia. Mentre sempre a Barcellona il Comune ha imposto a Google Maps di eliminare una linea di autobus dalle mappe, in modo che i residenti potessero usare i mezzi pubblici senza trovarli invasi dai turisti.
Al momento pare che nessuno abbia trovato una buona ricetta. Si tratta di quei tipici fenomeni che vanno indirizzati con largo anticipo, perché una volta raggiunto un certo punto, è, infatti, assai difficile tornare indietro o anche solo correggere la rotta.
Quale offerta?
Il paradosso si ottiene quando diverse forme di turismo, oltre a creare difficoltà alla cittadinanza, finiscono persino per ostacolarsi a vicenda. Così, ad esempio, a causa dell’arrivo delle crociere si è creata una difficoltà per il cosiddetto turismo congressuale, che non potendo più disporre della Stazione Marittima, i cui i costi erano relativamente contenuti e che offriva una situazione win-win: gli organizzatori non dovevano preoccuparsi del catering, e i congressisti potevano spendere i loro rimborsi spese (solitamente generosi) presso le numerose attività di ristorazione limitrofe. Le cose sono evidentemente ben più complicate con il nuovo Centro Congressi del Porto Vecchio, sia in termini di trasporti che in termini di oneri organizzativi ed economici per offrire servizi di ristoro durante l’evento. Sempre le crociere mettono in crisi anche il cicloturismo: abbiamo più volte denunciato l’assurdità del fatto che la nuova ciclabile sulle Rive, costata 490.000 euro di fondi pubblici, sia bloccata un giorno sì e un giorno no a causa dell’attracco, quando non inutilizzabile a causa dell’invasione dei turisti con i trolley. Disagi sui quali l’Assessora Amirante ci ha dato ragione, in risposta a un’interrogazione, ma per i quali non sembra si voglia trovare una soluzione. Sempre il cicloturismo non può che soffrire di alcune carenze strutturali, quali appunto l’enorme buco nero tra Monfalcone e Muggia. Una zona segnata con un bollino rosso nelle mappe dei tour operator, con molti cicloviaggiatori che, terrorizzati, scendono dalla bici e spingono pur di non dover affrontare il traffico senza alcuna infrastruttura che possa salvarli. Anzi, quando si fidano delle infrastrutture può essere ancora peggio, considerando la lesione spinale costata a una turista austriaca la nuova ciclopedonale di Barcola, per lo più inutilizzabile e pericolosa. Eppure, Amirante in risposta a una mia interrogazione in merito alla ciclovia Trieste-Venezia ha confermato che il tratto della costiera triestina sarà l’ultimo a essere realizzato (nel duemilaecredici?), nonostante l’ampio finanziamento PNRR. Con il turismo culturale non va tanto meglio: sempre a Trieste, gli orari dei musei comunali sono stati ridotti, il Faro della Vittoria non offre visite guidate, non si trovano informazioni e ha solo le didascalie in italiano, oltre al fatto che avrebbe decisamente bisogno di una sistemata. Le grandi mostre “chiavi in mano” che girano di città in città occupano buona parte dell’offerta culturale, mentre le nostre peculiarità non sono sufficientemente valorizzate. Insomma: quale tipo di turismo vogliamo attrarre? E come intendiamo far sì che il turismo di minor valore interferisca con quello di maggior qualità?
Proposte e opportunità
Nell’ultima sessione di bilancio abbiamo proposto di istituire un osservatorio regionale sull’overtourism. Il primo passo per trovare delle soluzioni per un fenomeno è, infatti, conoscerlo. Non ci risultano invece disponibili, al momento, studi costi/benefici rispetto alle diverse categorie di turismo. Già nell’agosto 2019 avevo scritto un pezzo per il blog Tryeste provando a offrire un’analisi critica del fenomeno crocieristico, che stava generando allora grande entusiasmo in città. Al momento l’opinione pubblica è fortemente polarizzata tra l’entusiasmo e la preoccupazione, l’Assessore al turismo del Comune aveva serenamente dichiarato in Commissione che le crociere non portano niente, e al contrario sono usciti degli studi indipendenti sull’impatto delle crociere sulla salute pubblica. Serve prima di tutto una presa di consapevolezza, e una coscienza collettiva sui pro e sui contro, basata su dati reali.
Al contempo, abbiamo proposto dei limiti agli affitti brevi nelle aree ad alta tensione abitativa e di limitare gli incentivi per gli alloggi turistici alle sole zone dove il turismo non sia già sviluppato. Queste misure sarebbero indispensabili per garantire il diritto all’abitare della cittadinanza e ridurre la gentrificazione e le disuguaglianze (qui la proposta di legge nazionale di Alta Tensione Abitativa).
Chiaramente non tutto il turismo è negativo: se ben gestito può diventare una risorsa. Esiste anche, infatti, il cosiddetto turismo rigenerativo, rispettoso del territorio e di chi lo abita. I dati parlano chiaro: il trend dei cammini e delle ciclovie è in continua crescita, e il nostro territorio deve attrezzarsi per accogliere le persone che scelgono di viaggiare a piedi o in bicicletta. Abbiamo quindi proposto uno studio di fattibilità per una rete extra alberghiera pubblica per l’ospitalità collettiva, come ostelli, bivacchi e rifugi. Perché le e i viandanti scelgano un percorso è fondamentale che siano disponibili diverse opzioni di ospitalità, diversificate per tipologia e fascia di prezzo, ed è importante anche mantenere la possibilità di vivere un’esperienza laica. La Spagna ci dimostra come offrendo anche opzioni di ospitalità a basso prezzo non si vada a intaccare il mercato di chi già lavora nel settore alberghiero: tutte le fasce lavorano ancora di più.
Le belle parole spese al convegno “Aquileia meta sostenibile” dall’Assessore Bini non hanno trovato però riscontro nel ricco bilancio regionale. Cercando il termine “turismo lento” del Documento di Economia e Finanza, l’unico riferimento è al finanziamento di un parcheggio, oltre alla promozione del cicloturismo (la mia richiesta in commissione di approfondire come questa promozione verrà portata avanti non ha ottenuto risposta). Al contempo, tutte le nostre proposte sono state bocciate, senza alcuna discussione.
Il cammino sarà evidentemente ancora lungo. Speriamo di non arrivare troppo tardi. Nel frattempo, noi continueremo a insistere per farlo con il passo giusto.

Giulia Massolino, dottorata in ingegneria dell’energia e dell’ambiente, con master in comunicazione della scienza, economia blu sostenibile e studi di futuro. Da sempre attiva nell’associazionismo, dopo esser stata Consigliera comunale con Adesso Trieste, di cui è co-fondatrice, è attualmente eletta in Regione con il Patto per l’Autonomia.
- Giulia Massolinohttps://ilpassogiusto.eu/author/gmassolino/
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