Ziberna conferma la cittadinanza onoraria a Mussolini
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Correva il mese di agosto 2024 quando la sottoscritta, assieme a una nutrita rappresentanza del centro sinistra, presentava in una conferenza stampa la mozione di revoca della cittadinanza ONORARIA a Benito Mussolini. Mozione, peraltro, presentata già 10 anni prima da un collega di minoranza. In tre mesi di tempo ci sarebbe stato tutto il tempo per arrivare preparati all’11 di novembre, data in cui è stata inserita nell’ordine del giorno. Preparati a discutere, a motivare, ad argomentare, invece ciò a cui abbiamo assistito è stato un monologo di 21 minuti (in barba a qualsiasi regolamento che ne prevede al massimo dieci per ciascun intervento) del primo cittadino con cui in modo sconclusionato, confuso e velatamente aggressivo ha motivato il NO alla revoca, suo e di tutta la maggioranza, rimasta in religioso (o imbarazzato?) silenzio.
Potrei soffermarmi sulla forma, ovvero sull’applicazione creativa del regolamento del Consiglio comunale, che non mi risulta preveda che il Sindaco, in qualità di Consigliere comunale (perché, meglio ribadirlo, il Sindaco in quell’occasione era un Consigliere come tutti gli altri), possa parlare in nome e per conto di altri, afferenti peraltro a gruppi consiliari diversi dal suo, e per ben 21 minuti, ma soprassiedo.
Ci sarebbe da stendere un velo pietoso anche sulla sostanza, un’accozzaglia di citazioni sparse, di definizioni copiate da Wikipedia come la damnatio memoriae, o di espressioni che appartengono invece ai nostri tempi come quella di cancel culture, se non fosse che tutto ciò è stato maldestramente utilizzato per giustificare il diniego alla revoca della cittadinanza onoraria a Benito Mussolini, atto dovuto per molti. Perché maldestramente? Perché sono stati 21 minuti di replica polemica e divisiva a un’esposizione della mozione condotta in punta di piedi, senza voler esacerbare i toni, senza sottolineare con troppa veemenza cosa il fascismo sia stato nei nostri territori, a Gorizia, perché da sempre chi scrive sa che la sofferenza individuale e collettiva per le tragedie storiche vissute da entrambe le parti del confine va tenuta in massima considerazione, separata dalla scientifica e cronologica disamina dei fatti, ma rispettata tanto quanto.
Un errore comunicativo
Insomma un errore comunicativo clamoroso del primo cittadino e di conseguenza di tutta la maggioranza consiliare, nonché una figuraccia internazionale. Una figuraccia che, peraltro, viene perpetrata ogni anno a gennaio quando l’amministrazione accoglie ufficialmente (il malcapitato assessore di turno indossa la fascia tricolore) i reduci della Decima Mas, collaborazionisti dei nazisti, nell’atrio del Municipio di Gorizia, facendoli entrare assieme ai loro lugubri labari tra gli striscioni e gli applausi della locale Casa Pound.
Le reazioni, che sinceramente non prevedevo così numerose e forti, non si sono fatte attendere e non poteva essere diversamente. Qualcuno ha urlato all’ingerenza della vicina Slovenia su questioni che non la riguardano, a una vera e propria invasione di campo, e allo scandalo della scritta “Tito” sul monte Sabotino. Peccato vi sia una abissale differenza tra chi su un terreno privato mantiene la scritta Tito con la quale il Comune di Nova Gorica nulla c’entra e una amministrazione pubblica, formalmente responsabile del conferimento delle cittadinanze onorarie, qual è appunto il Comune di Gorizia, che decide di non revocare proprio quella a Mussolini.
Fra poco meno di 100 giorni Nova Gorica e Gorizia saranno la prima Capitale europea transfrontaliera della Cultura, importante riconoscimento conferito alla drammatica storia del ‘900, per una certa politica polvere da nascondere sotto il tappeto, e agli abitanti di questo ricco territorio che hanno voluto e saputo andare avanti assieme.
La mozione voleva legare simbolicamente e indissolubilmente la revoca della cittadinanza onoraria a GO2025! proprio perché chi l’ha proposta in questa preziosa occasione crede tantissimo. Come Forum da quasi vent’anni riflettiamo assieme ai nostri vicini di casa sul nostro futuro comune, sulle azioni da intraprendere perché alle parole seguano i fatti, ci occupiamo di questioni concrete come l’insegnamento della lingua, la viabilità comune… Abbiamo proposto con una mozione la Ciclovia della Cultura tra le due città, Gorizia e Nova Gorica, opera utile e a bassissimo impatto, proprio per onorare il 2025 e il Sindaco l’ha fatta propria, ma della Ciclovia ancora non vi è traccia.
Ma torniamo alle parole…
Solo poche settimane prima, in occasione dello scoprimento del pannello dedicato a Norma Cossetto e Milojka Štrukelj, Rodolfo Ziberna aveva parlato di “obbligo morale ed etico”. Continuava così:
Ci sono mali di pancia da una parte e dall’altra. Noi rispettiamo il pensiero altrui ma il nostro compito è di accelerare momenti come questo. Quello di oggi è un piccolo passo ma importantissimo per le comunità del confine orientale. Gorizia sarà Capitale europea della cultura nel 2025, insieme a Nova Gorica, perché siamo partiti anche da questo. Lo dobbiamo non tanto a noi, quanto ai nostri figli e ai nostri nipoti se vogliamo creare per loro un modello di pace, benessere, coesione e collaborazione, nel ricorso certamente delle nostre radici, della nostra storia, delle nostre tragedie ma, per forza di cose, dovendo guardare avanti.
Dunque, qual è la differenza tra quel momento davanti al liceo cittadino e la mozione da me proposta? Le stesse parole non sarebbero forse andate bene anche per sancire una volta per tutte la revoca della cittadinanza onoraria del Duce? No, evidentemente. Il pannello davanti al Liceo classico è un’iniziativa dell’Anvgd (Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, patrocinata dal Comune di Gorizia), presieduta dalla sorella del nostro primo cittadino, la proposta di revoca arrivava dai banchi dell’opposizione. Insomma, una differenza non di poco conto per il nostro Sindaco.
Tornando al punto: cosa c’è di onorevole nella cittadinanza onoraria a Benito Mussolini? Come questa onorificenza può andare d’accordo con l’attuale statuto del Comune di Gorizia che all’articolo 14 recita: il Comune di Gorizia attua in tutte le forme possibili, nello spirito della solidarietà e della pace, ogni forma di collaborazione con l’amministrazione del confinante comune di Nova Gorica, per l’elevazione culturale, economica, sociale, ed umana delle popolazioni delle due comunità? Come è possibile che l’intera maggioranza presente in aula abbia votato contro la sua revoca e altri, pur presenti e intervenuti nel corso del dibattito, non abbiano partecipato al voto? Interessante la motivazione di questi ultimi: sostengono che non siamo ancora pronti, dopo un secolo, ad affrontare il nostro passato. Quando lo saremo? Cosa aspettiamo? Facciamoci per una volta carico dei nostri errori durante il ventennio e la guerra, che peraltro non riguardano solo Gorizia ma tutto il Friuli, con la consapevolezza che siamo stati i primi a lanciare il sasso nello stagno. Il tempo di nascondere la mano è finito. Diamo per una volta l’esempio di come si ricuce una cittadinanza comune e democratica senza negare tragedie, lutti, dolori, semplicemente facendo i conti con la storia. Una storia che vede un prima e un dopo, azioni e reazioni.
Un’occasione perduta
Lo ha ricordato anche Sergio Mattarella in occasione dell’ottantesimo anniversario della zona libera della Carnia cosa fu il fascismo:
Il fascismo con il regime della Repubblica sociale italiana, era complice della ferocia nazista. Oggi storia e memoria si incontrano. Con le contraddizioni e le sofferenze che accompagnano gli eventi bellici. E la vocazione di pace del nostro Paese è segno che tutto questo non è passato invano. Oggi la Repubblica, qui, in Friuli, riconosce in queste popolazioni, in Carnia, radici della nostra Costituzione, che alimentano la nostra vita democratica.
Il Sindaco di Gorizia aveva una preziosa opportunità, quella di legare il suo nome a un’azione simbolica forte e se solo fosse stato più lungimirante la revoca gli avrebbe regalato un’eco fortissima, ma in positivo, a livello nazionale e non solo. Ma forse il suo consenso elettorale e quello di tutta l’amministrazione politica della città da sempre si nutre proprio di ciò che la gran parte dei cittadini vuole superare, le divisioni del’900.
La Capitale Europea della Cultura è un evento epocale da accogliere con gioia ed è dedicato alle cittadine e ai cittadini che hanno saputo fare prima e meglio delle istituzioni, che da ben prima di oggi vivono il territorio senza divisioni, che intessono relazioni proficue con i vicini in tutti i campi.
A tutti noi che non guardiamo solo al 2025 ma agli anni che verranno dopo, insegnando ai nostri figli e nipoti la Storia, tutta la Storia, trasmettendogli gli anticorpi affinché quello che è accaduto non riaccada mai più, auguro uno splendido 2025 di arricchimento culturale, di sogni e di speranze per una città rinnovata, pronta per le sfide di un futuro comune.