
Tagliamento. Piovosità storica, durate e intensità, eventi singoli e contemporanei, rischio e sicurezza
Indice dei contenuti
Recenti studi volti a delineare gli scenari futuri degli eventi piovosi mostrano, in generale, un maggiore aumento per le piogge di durata pari a un’ora rispetto alle piogge di durata di 24 ore o superiori (Ban et al., 2020; Pinchelli et l., 2021). Studi riguardanti durate ancora più brevi (sub-orarie) indicano un aumento fino al 38% per precipitazioni della durata di 10 min con tempo di ritorno di 10 anni (Marra et al., 2024). In riferimento al nord-est italiano, nel prossimo futuro è atteso un aumento di intensità e frequenza delle precipitazioni estreme di breve durata pari a 1-3 ore (Dallan et alii, 2024, Arnone et alii, 2024), mentre l’aumento è minore per durate pari a 24 ore.
Secondo i risultati dello studio di Dallan et al. (2024) nell’attuale contesto di cambiamento climatico ci si deve attendere che gli effetti delle tempeste convettive (correlate a precipitazioni intense di breve durata) diventeranno più gravi rispetto agli effetti degli eventi atmosferici correlati a precipitazioni di durata maggiore (giornalieri).
Secondo Dallan et al. (2022) questa tendenza è già manifesta nelle Alpi orientali.
In Friuli-Venezia Giulia, relativamente agli eventi pluviometrici estremi per intensità e di durata sub-giornaliera (minore di 24 ore), secondo gli studi condotti da Arnone et ali (2024), l’aumento più significativo è atteso nella zona prealpina e in quella costiera.
Si evince quindi che in futuro il rischio idrogeologico e idraulico sarà connesso a eventi pluviometrici intensi ma di breve durata, soprattutto in zone montane e costiere, mentre eventi correlati a precipitazioni estreme plurigiornaliere saranno meno probabili.
Gli eventi del 1966
Volendo comunque ipotizzare il verificarsi di un “nuovo 1966” a Latisana, va detto che è necessaria la concomitanza di una serie di eventi:
- persistenza sul bacino montano di una perturbazione atmosferica rilevante a scala nazionale;
- precipitazioni plurigiornaliere estese a tutto il bacino montano;
- saturazione dei terreni per effetto delle precipitazioni prolungate e relativa crescita dei livelli idrometrici in alveo;
- evento pluviometrico estremamente intenso (durata 24-48 ore) tale da creare rapidi deflussi in alvei già occupati da altezze idrometriche rilevanti;
- contemporaneità del colmo di piena del Tagliamento e dei suoi affluenti principali (Lumiei, Degano, But, Fella, Arzino, Cosa),
- alla foce: concomitanza alta marea e venti di scirocco che rallentano il deflusso in mare.
L’eccezionalità dell’evento del novembre 1966 sta anche nel fatto che tutte le precedenti condizioni si sono verificate in sincronia e che c’era un ulteriore fattore critico che ad oggi è stato ridimensionato: il ponte ferroviario di Latisana. Nel 2010 sono state completate le opere di innalzamento del ponte (fig. 1) che risultava essere più basso degli argini e che è stato ritenuto essere concausa dell’esondazione del Tagliamento.
Parlando di tempi di ritorno (probabilità che un certo evento si verifichi in una determinata zona in un dato intervallo di tempo) per un’alluvione come quella del 1966, bisogna considerare la probabilità che tutte le sei condizioni si verifichino contemporaneamente anziché considerare solo il tempo di ritorno dell’evento pluviometrico che ha prodotto un’altezza idrometrica a Latisana pari 10,85 m.
A Tolmezzo il giorno 3 novembre 1966 la pioggia cumulata caduta in 24 ore è stata pari a 374,8 mm, valore a cui corrisponde un tempo di ritorno di quasi 500 anni, così come ad Ampezzo (382 mm tempo di ritorno 500 anni), va segnalato che in alcune località, come ad es. Forni Avoltri e San Francesco in Val d’Arzino, i dati orari non sono disponibili a causa dell’intensità della pioggia che ha mandato in tilt i pluviometri (dati Arpa FVG, S.O.C., OSMER E GNDCI). L’eccezionalità di tale valore va sommata all’eccezionalità del carattere della perturbazione atmosferica che ha coinvolto tutto il centro-nord dell’Italia.
Da allora ad oggi, nel bacino montano friulano, si sono verificati altri eventi pluviometrici eccezionali in termini di quantitativi di pioggia cumulata oraria o giornaliera, ma geograficamente più localizzati, e non essendo avvenuti in concomitanza con le altre condizioni citate, non si sono create situazioni tali da determinare portate talmente cospicue da creare danni a Latisana. Nei bacini montani e pedemontani, oltre ai danni strettamente connessi alla fenomenologia idraulica, invece gli stessi eventi piovosi innescano frane e colate detritiche che localmente producono danni considerevoli. (figg. 2 e 3).
I momenti critici del 2018 e del 2023
Successivamente all’evento del 1966, la massima altezza idrometrica registrata alla stazione di misura di Latisana si è avuta nel novembre 2023 con 9,47 m (danni nella fascia prealpina), evento piovoso caratterizzato da piogge estese a tutto il bacino montano, prolungate ma inizialmente non intense, con un epilogo caratterizzato da piogge molto intense concentrate sulla fascia prealpina. Questa fenomenologia ha prodotto colmi di piena del Tagliamento e dei suoi affluenti non sincroni e di conseguenza a Latisana non è stata raggiunta l’altezza idrometrica che fa scattare l’attivazione di messa in sicurezza della popolazione. (fig. 4)
Un altro evento catastrofico per un’ampia area alpina (dalla Lombardia al Friuli) è stata la tempesta Vaia (ottobre 2018) caratterizzata soprattutto da venti altamente distruttivi. In Friuli ha colpito principalmente la porzione centro-occidentale del bacino montano del Tagliamento: la pioggia caduta a Forni Avoltri in 24 ore consecutive è stata pari a 350 mm ed ha un tempo di ritorno tra 200 e 300 anni. La tempesta Vaia ha prodotto un picco di piena a Latisana di 8,60 m inferiore al secondo livello di guardia (8,70 m).
I tre eventi meteorologici del 1996, 2018 e 2023 hanno tempi di ritorno plurisecolari per quanto riguarda i quantitativi di pioggia caduta in poche ore (fig. 2), ma non hanno creato portate eccezionali lungo il Tagliamento, bensì rilevanti danni economici nelle zone interessate dalle forti piogge e venti.
Il Piano di Gestione del Rischio di Alluvioni redatto dall’Autorità di Bacino distrettuale delle Alpi Orientali, per quanto riguarda il pericolo di esondazione nella bassa pianura, considera le piene con tempo di ritorno tra 100 e 300 anni eventi a bassa probabilità di accadimento. L’accadimento invece di eventi molto intensi e concentrati (anche meno disastrosi di quelli avvenuti nel 1983 a Paularo, nel 1996 e 2003 in val Fella, nel 2018 in alta Carnia, e più recentemente nell’ottobre 2023 solo per citarne alcuni) hanno una alta probabilità di accadimento perché legati a fenomenologie meteorologiche localizzate che colpiscono “a macchia di leopardo”.
I tempi di ritorno
Il tempo di ritorno stimato ad es. per l’evento luttuoso del 2003 a Malborghetto, non può rassicurare Paularo perché il tempo di ritorno di un evento è strettamente connesso con le caratteristiche dell’evento stesso (quanti mm/ora) e con la località in cui si è verificato. Detto ciò, le variabili in gioco per un evento di esondazione a Latisana non sono tante, anzi l’evento è uno unico: un deflusso eccezionale nel Tagliamento. A Latisana ci si aspetta un unico evento estremamente dannoso: la portata in grado di eguagliare l’altezza idrometrica 10,85 m raggiunta nel 1966, tale evento non è improvviso in quanto si stima che l’onda di piena che transita a Venzone raggiunga Latisana non prima di 10 ore. Monitorando gli idrometri di Venzone e Dignano c’è il tempo per evacuare la popolazione.
La frequenza di una combinazione di eventi simile a quello del 1966 è bassissima; negli ultimi 50 anni non sono mai stati raggiunti neanche i 10 m di altezza idrometrica a Latisana, nello stesso arco di tempo la frequenza di precipitazioni intense in grado di causare danni più o meno gravi nei comuni del bacino montano sono stati numerosissimi.
Alla luce di quanto finora esposto, è lecito chiedersi se l’emergenza legata al rischio idraulico di esondazione del Tagliamento nella bassa pianura sia da riesaminare. L’ipotesi della “traversa di Dignano” per come finora presentata, è basata su scenari di formazione e propagazione dell’onda di piena che hanno utilizzato dati di partenza (pluviometrici, tempi di ritorno) vecchi di oltre 15 anni (Piano Gestione Rischio Alluvioni dell’Autorità di Bacino Alpi Orientali).
Qualsiasi progetto (e fattibilità) di opere/interventi in alveo va basato su un’analisi che tenga conto dell’attuale contesto di cambiamento climatico che, secondo gli studi più recenti, causa una maggiore frequenza di eventi brevi e intensi nelle zone montane e sulla fascia costiera. Quest’ultimo aspetto, lascia ipotizzare che i maggiori problemi per una città come Latisana verranno dal mare anziché dai monti. In altre parole, ciò che sarà più frequentemente in grado di allagare il centro abitato sarà la crescente difficoltà di smaltimento delle acque meteoriche in occasione di eventi pluviometrici di forte intensità e breve durata che si verificheranno a Latisana in un contesto di generale innalzamento del livello del mare (le cronache riportano già problemi di questo tipo a cadenza biennale).
SITOGRAFIA
- https://www.meteo.fvg.it/clima/clima_fvg/02_documenti_descrittivi,_report_e_approfondimenti/05_PIOGGE_-_tempi_di_ritorno_di_piogge_massime_annuali_in_FVG/Tempi%20di%20ritorno%20pioggia%20%20massime%20inore%20e%20giorni2020.pdf
- https://www.isprambiente.gov.it/files/pubblicazioni/rapporti/rapporto-frane/capitolo-11-friuli-venezia-giulia.pdf
- Arpa FVG – Osservatorio meteorologico regionale del Friuli Venezia Giulia
- SICI – Dati Storici – Eventi che hanno prodotto danni alle persone
- Progetto AVI – Archivio Piene – Scheda d’Evento
- PIAHS – Analysis of high-resolution rain records in FVG, northeastern Italy E. Arnone et al.: Analysis of high-resolution rain records in FVG, northeastern Italy
- Dynamical Factors Heavily Modulate the Future Increase of Sub‐Daily Extreme Precipitation in the Alpine‐Mediterranean Region – Dallan – 2024 – Earth’s Future – Wiley Online Library
- https://doi.org/10.1007/s00382-018-4339-4 Ban, N., Rajczak, J., Schmidli, J. et al. Analysis of Alpine precipitation extremes using generalized extreme value theory in convection-resolving climate simulations. Clim Dyn 55, 61–75 (2020).
- https://doi.org/10.1007/s00382-021-05657-4 Pichelli, E., Coppola, E., Sobolowski, S. et al. The first multi-model ensemble of regional climate simulations at kilometer-scale resolution part 2: historical and future simulations of precipitation. Clim Dyn 56, 3581–3602 (2021).
- HESS – Predicting extreme sub-hourly precipitation intensification based on temperature shifts Marra, F., Koukoula, M., Canale, A., and Peleg, N.: Predicting extreme sub-hourly precipitation intensification based on temperature shifts, Hydrol. Earth Syst. Sci., 28, 375–389, https://doi.org/10.5194/hess-28-375-2024, 2024.
Figura 1
Figura 2
Figura 3
Figura 4


Tolmezzina, neosessantenne, dal 2001 vivo a Padova. Mi sono laureata in geologia a Padova con una tesi dal titolo “Morfologie alluvionali e dinamica fluviale di un fiume-torrente alpino: il fiume Tagliamento a Tolmezzo (Carnia)”. Ho perfezionato le mie conoscenze in dinamica fluviale in Scozia presso l’Università di Dundee grazie a una borsa di studio post-laurea. Successivamente ho ricevuto un assegno di ricerca dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia avente per oggetto lo studio delle modifiche delle morfologie fluviali connesse con faglie attive sepolte nella pianura tra il lago di Garda e il Friuli. Il mio ultimo studio ha riguardato il conoide dei Rivoli Bianchi di Tolmezzo e il paleo-lago di Illegio. Dal 2001 vivo a Padova e attualmente faccio la formatrice per insegnanti nell’ambito di corsi Erasmus e la guida naturalistico-ambientale presso il Museo della Natura e dell’Uomo e l’Orto Botanico dell’Università di Padova.
- Antonella Astorihttps://ilpassogiusto.eu/author/aastori/