
Perche’ è importante mettere in sicurezza gli ospedali di rete
Riprendiamo uno degli interventi svolti nel corso della conferenza stampa del Coordinamento Salute FVG dello scorso 20 settembre dedicata a presentare riflessioni sullo stato del sistema sanitario regionale e ad avanzare proposte sulle sue prospettive.
Nella nostra regione abbiamo 4 ospedali di rete che operano tutti su due sedi: Gorizia/Monfalcone; S. Vito/Spilimbergo; Tolmezzo/S. Daniele; Latisana/Palmanova.
Le buone regole ci insegnano, che dobbiamo promuovere un uso appropriato dell’ospedale.
La prima regola è che chi non ne ha bisogno non deve entrare.
La seconda regola è che dobbiamo offrire al paziente il ricovero in un ospedale che disponga di un livello organizzativo coerente, adeguato alla complessità della sua patologia, e nel contesto assistenziale più rispondente.
Poiché esiste una vasta serie di patologie di piccola/media gravità, queste possono e devono essere trattate negli ospedali di rete. Facendo così garantiamo prossimità e capillarità delle cure per le patologie più diffuse.
Ma per fare questo dobbiamo avere degli ospedali di rete con standard qualitativi, strutturali, tecnologici e di personale adeguati.
Ecco perché dobbiamo mantenere, consolidare e potenziare gli ospedali di rete. Dobbiamo porre adeguata attenzione alle cosiddette cure graduate. Che non vuol dire volere tutto sottocasa.
Ma se noi un domani ci trovassimo con degli ospedali di rete non adeguati e non ben funzionanti (e sappiamo negli anni passati quante riduzioni hanno dovuto subire…) ci troveremo in questa situazione: salta la prossimità del ricovero e mettiamo in crisi gli ospedali di 2° livello, perché è gioco forza che se il cittadino non trova risposta nell’ospedale di rete andrà poi a sovraffollare l’ospedale di 2° livello, che invece ha tutta un’altra vocazione, mettendone quindi in crisi la capacità gestionale.
E’ tutta una catena: il mal funzionamento delle cure primarie intasa i Pronto Soccorso, se manca poi il filtro degli ospedali di rete, si intasano gli ospedali di 2° livello.
Un sistema nel quale ogni parte ha un ruolo e deve poterlo assolvere
Ecco perché l’ospedale di rete diviene uno snodo fondamentale per il funzionamento ottimale del sistema. E deve integrarsi da un lato con il territorio e con le cure primarie condividendo i PDTA (Percorsi Diagnostici Terapeutici Assistenziali), perché non può esistere una medicina del territorio senza un suo proprio ospedale di riferimento, e, dall’altro, con l’ospedale di 2° livello, dove invece vengono ricoverati i casi più complessi e i casi dove sia dimostrato un nesso tra i volumi di attività realizzati e i migliori esiti delle cure.
Una adeguata dotazione di posti letto per post acuti negli ospedali di rete, faciliterà poi le dimissioni dall’ospedale di 2° livello quando il paziente avrà superata la fase critica della sua degenza.
Attenzione allora a non considerare l’ospedale di rete un ospedale di qualità inferiore, al contrario l’ospedale di rete deve fornire la massima qualità, per il trattamento delle patologie che vi sono riferite, ed è auspicabile una integrazione continua con l’ospedale di 2° livello per portare ad uno scambio di esperienze ad una formazione continua, ipotizzando anche un possibile scambio di personale a rotazione.
Lo sviluppo della telemedicina potrebbe essere di grande aiuto per l’integrazione dell’ospedale di rete sia con i servizi territoriali da un lato che con l’ospedale di 2° livello dall’altro. E’ tanto difficile immaginare una video call tra un medico di medicina generale e un medico specialista con trasferimento di immagini? Immaginate quanto questo potrebbe velocizzare i processi…
Particolare attenzione andrà posta, infine, al rafforzamento dei Pronto Soccorso sia in termini di personale, non solo quantitativo ma anche qualitativo, garantendo aggiornamento continuo e carriera gratificante non solo dal punto di vista economico ma anche della qualità del lavoro e non da ultimo fornendo le protezioni adeguate, aumentare i posti letto semintensivi e di osservazione breve intensiva, favorendo i percorsi rapidi di valutazione,con effettiva possibilità di ricovero quando necessario.
Infine andranno opportunamente valorizzate eventuali eccellenze che si siano storicamente sviluppate negli ospedali di rete, riconosciute magari ad un livello territoriale più ampio.
Laureato nel 1978 presso Università di Padova specialista in Chirurgia generale, vascolare e toracica, si è sempre occupato di senologia, prima presso l’Ospedale civile di Gorizia ed in seguito presso la Clinica Chirurgica di Trieste. Attualmente in pensione, ma, convinto che la solidarietà non debba mai venir meno, collabora con associazioni di volontariato ed è impegnato nella difesa della sanità pubblica.
- Adelino Adamihttps://ilpassogiusto.eu/author/aadami/