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Numero 28 | Febbraio 2025

contatore acqua

Gestione regionale del servizio idrico integrato, unico e pubblico. Un passo avanti, ma restano perplessità.


Il Consiglio regionale ha recentemente approvato il disegno di legge proposto dalla Giunta che si pone nell’immediato l’obiettivo di incentivare l’aggregazione delle diverse società, di carattere pubblico essendone soci i Comuni, di gestione del servizio idrico integrato operanti nei diversi territori regionali e, in prospettiva, anche del servizio di gestione della raccolta e smaltimento dei rifiuti urbani nella nostra Regione. Ciò accade a circa 8 anni dall’entrata in vigore della legge regionale n. 5 del 15 aprile 2016, che aveva ridisegnato la mappa dell’organizzazione territoriale dei due succitati servizi attraverso l’individuazione di un unico ambito territoriale ottimale e di un unico ente di governo deputato alla programmazione, all’organizzazione e al controllo sulla gestione degli stessi.

La legge approvata

Il fine ultimo di questo provvedimento è, quindi, coerente con il percorso legislativo già intrapreso e ha trovato la condivisione in termini di principio da parte del Gruppo consiliare del Patto per l’Autonomia – Civica FVG. Ciò che non ci convince, però, sono le modalità attraverso le quali la Regione si attrezza per incentivare il percorso di aggregazione dei gestori e l’indefinitezza degli obiettivi finali sui destini dei due servizi fondamentali gestiti (acqua e rifiuti). Si è scelto di intervenire solo a favore dei Comuni che optano per l’incorporazione delle proprie società e non si è stati chiari sulla prospettiva della separazione nella gestione dei due servizi.

Partendo dalla prima considerazione, non possiamo non rilevare che la scelta di concedere risorse economiche ai soli Comuni della Regione che perseguano fusioni per incorporazione e non aggregazioni o fusioni in senso lato, sia eccessivamente dirigista e condizionante: sostenere l’aumento di capitale di enti che detengano partecipazioni nelle società in house affidatarie dei servizi, subordinandolo alle sole fusioni per incorporazione, è un modo di entrare a gamba tesa nelle dinamiche economiche e nei rapporti tra gestori: durante le audizioni in commissione, nonché durante il successivo dibattito, è emerso con chiarezza che la politica regionale ha già scelto chi deve essere incorporato da chi, o meglio in quale grande “acquario” debba finire il “pesce” più piccolo, anche a discapito di percorsi aggregativi già in atto.

Parlando di risorse idriche, il nostro concetto di aggregazione ideale tra gestori dovrebbe partire dal presupposto del perseguimento della funzionalità e, conseguentemente, dall’efficienza e dall’economia di gestione, che dovrebbe poi trovare riverbero e conferma anche nel contenimento dei costi nei confronti del cittadino. Sarebbe quindi auspicabile che i percorsi di aggregazione premiassero la territorialità, in primis attraverso l’incentivazione dell’aggregazione di soggetti contigui che gestiscono la risorsa comune acqua dalle sorgenti fino allo sbocco in mare, secondo la logica del buon funzionamento delle infrastrutture acquedottistiche, fognarie e depurative su scala di bacino. In questo quadro va considerato anche l’aspetto dell’interregionalità, presente nel pordenonese dove diversi Comuni gestiscono il servizio con una società (Livenza Tagliamento Acque) insieme a numerosi Comuni veneti, in quanto l’acqua non conosce confini politici o regionali, e nella nostra regione esiste anche questa gestione del sistema idrico che insiste su bacini imbriferi ricompresi tra il Friuli Venezia Giulia e il Veneto.

I prossimi passaggi

Sempre in riferimento a questa forzatura nel percorso di formazione della legge abbiamo avuto evidenza del fatto che i Comuni, unici “proprietari” della gestione della risorsa pubblica acqua (che è e deve restare al 100% in forme di proprietà pubblica), non siano stati adeguatamente coinvolti: dalle stesse prime reazioni da parte di più di un Comune socio di Hydrogea, immediatamente successive all’approvazione della legge, questa pare quindi l’ennesima norma calata dall’alto, decisa a Trieste sulle teste dei Sindaci.

Infine, vale la pena soffermarsi anche sul non detto circa le caratteristiche di quello che dovrà essere il gestore unico regionale a cui si vorrà tendere al termine di queste incorporazioni “pilotate”: sarà una multiutility e gestirà contemporaneamente acqua e rifiuti o sarà invece salvaguardata la separazione delle due gestioni? Riteniamo che la gestione dei due servizi debba rimanere distinta, data la complessità e la diversità delle dinamiche in gioco, e ribadiamo che dovrà essere garantito il carattere esclusivamente pubblico delle partecipazioni societarie.

Al termine del dibattito consiliare il voto del nostro Gruppo è stato quindi di astensione, intendendo così aderire alla volontà di far nascere un gestore unico ma volendo mantenere alta l’attenzione sulle due citate questioni di prospettiva e, nel contempo, sui primi passi post approvazione, i chiarimenti fra e con le società ed i Comuni e quindi sull’operatività effettiva della legge approvata.

Marco Putto
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Ho 47 anni, sono sposato e ho 3 figli.
Sono un Ingegnere Civile ed esercito ininterrottamente la libera professione dal 2004 occupandomi prevalentemente di opere ed infrastrutture civili, costruzioni idrauliche, strutture, sicurezza e collaudi.
Dal 2007 al 2012 sono stato Consigliere comunale, dal 2012 al 2022 sono stato Sindaco di Azzano Decimo e dal 2023 sono Consigliere regionale In Friuli Venezia Giulia.

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