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Numero 24 | dicembre 2024

Strade e ovovie ancora tra il dire e il fare


Lo scorso 28 ottobre a Fagagna questo periodico ha promosso un momento di informazione “dal vero” per saperne di più e per capire meglio alcune questioni relative al progetto di collegamento stradale Sequals – Gemona.  Dopo il saluto dell’Amministrazione comunale da parte della Vicesindaca Anna Zannier, intervistati dal giornalista Domenico Pecile, i consiglieri regionali del Veneto Andrea Zanoni e del Friuli-Venezia Giulia Massimo Moretuzzo hanno fornito aggiornamenti utili per collocare questa opera in un contesto più largo e per dare un orientamento una volta tramontata la prima, incredibile, proposta di tracciato che avrebbe squarciato quelle aree collinari.

Zanoni ha riassunto la storia dell’autostrada Pedemontana Veneta, che collega vicentino e trevigiano da Montecchio a Spresiano, e dell’insieme di problemi aperti che lascia alla Regione ed alle comunità locali. Pubblichiamo qui una sua dichiarazione.

Pedemontana Veneta, una pesante ipoteca sul bilancio regionale

Ci sono stati e ci sono questioni di carattere finanziario, progettuale e costruttivo: un project financing che finisce per irrigidire fortemente se non pregiudicare per anni il bilancio della Regione con una convenzione che, sinteticamente, ha lasciato ogni certezza di entrata all’impresa perché a carico del bilancio regionale ed ogni incertezza alla Regione perché le sue entrate sono legate ai pedaggi, che si stanno però rivelando inferiori al previsto valutato in origine. Si sono registrate poi carenze costruttive per cui una galleria è già danneggiata da lame d’acqua che penetrano nel caso di forte maltempo. Ma soprattutto gran parte degli interventi compensativi e complementari (opere di raccordo stradale, barriere di protezione, ecc) previsti e promessi a comunità ed amministratori locali non sono state realizzate e si affaccia il dubbio se e quando lo saranno. Infine la previsione di un tale onere finanziario ha costretto a ridurre altre spese legate alla mobilità, in primo luogo è sparito dall’orizzonte il progetto di un sistema ferroviario regionale metropolitano di superficie, poi sono stati tagliati i contributi ai Comuni per i vari interventi di messa in sicurezza delle reti stradali e del traffico. E in ultimo il danno ambientale ed economico rappresentato dal consumo definitivo di una ottantina di ettari di terreno agricolo.

Moretuzzo ha quindi ricordato come, agli inizi del duemila, anche da noi si era avanzata l’idea di un project financing per la Cimpello-Gemona, fortunatamente abbandonata senza grandi spiegazioni, e come, invece, oggi sia ancora tutto da dimostrare un afflusso di traffico prodotto da questa Pedemontana tale da rendere necessaria, così si vorrebbe, una nuova viabilità da ovest fino al casello di Gemona – Osoppo.

Nuova viabilità collinare? C’è di meglio da fare

Mentre altri denari pubblici verranno spesi per inventare un nuovo tracciato sarebbe invece utile lavorare su altre priorità, in primo luogo sulla ricerca di modifiche e migliorie della viabilità locale che contengano l’attuale impatto del traffico pesante da Osoppo ai ponti di Dignano e della Delizia. Restano poi insoluti e senza manifesta volontà politica di essere affrontati i palesi ritardi di intervento sulla rete ferroviaria, dall’attraversamento del nodo di Udine al collegamento Cervignano – Udine. E, sul piano stradale, gli interventi possibili di manutenzione e miglioramento della viabilità e dell’attraversamento di centri abitati della Statale Pontebbana.

E’ improponibile, ha aggiunto Moretuzzo, che si pensi a questa impattante nuova viabilità nell’area collinare nel tentativo di sostenere i transiti e quindi i conti di questa fallimentare Pedemontana Veneta, senza nemmeno preoccuparsi di valutare l’impatto che questo nuovo percorso potrebbe avere sulla A4, per la quale la nostra Regione sta pagando la Terza Corsia e della quale la stessa Regione è un azionista che dovrebbe pensare primariamente alla tutela della sua redditività.

La possibilità di continuare a lavorare sulle alternative possibili al bizzarro progetto di attraversamento delle colline moreniche di quest’area è solo dovuta alla pronta, vasta e trasversale risposta popolare che ha bloccato tutto “in diretta televisiva”.

Questo semplice fatto va sottolineato e serve da premessa e contesto per altri eventi che vengono riportati e commentati in questo numero. I progetti di intervento in un’area della città di Trieste, il cosiddetto Porto Vecchio o Porto Franco, che ha costituito parte integrante della sua storia da qualche secolo in qua, che qui riassumiamo, e che esamineremo prossimamente, e una nuova tappa sempre triestina del pluriennale progetto di ovovia metropolitana.

Come si può apprendere dal dettagliato resoconto redatto dal presidente del Comitato No Ovovia qui non è bastata una travolgente raccolta di firme e una affollata camminata campestre dimostrativa. Qui da mesi e mesi gruppi di cittadini hanno utilizzato tutti i mezzi legittimi consentiti da procedure tecniche, amministrative e legali per contestare non solo l’opera in sé, ma le previsioni di progetto e di finanziamento, le scelte urbanistiche, le stesse previsioni di utilizzo. Ottenendo ogni volta ragione dagli uffici ed istituzioni alle quali si sono rivolti, tranne che, ed ancora, dal Comune proponente e dal Sindaco, suo massimo rappresentante pro-tempore.

Procedure di approvazione e di partecipazione

Da queste storie diverse ma simili è forse il caso di estrarre qualcosa d’altro che non sia solo relativo alle politiche ambientali ed alle scelte di investimenti pubblici. C’è qualcosa che riguarda profondamente la politica, il governo della cosa pubblica ed il rapporto con i cittadini.

Ci sono infatti procedure amministrative, previste da leggi statali o regionali e da regolamenti comunitari, per l’approvazione di progetti ed interventi che non riguardano solo la tutela di valori ambientali, risorse naturali o paesaggi, ma che prevedono e garantiscono forme di pubblicità, partecipazione e concorso dei cittadini e di loro rappresentanze nella formazione, discussione e approvazione di molti di questi interventi.

Sempre più spesso questa è una delle ultime ma ancora una più delle più appassionate occasioni di partecipazione democratica di tanti cittadini che poi non esercitano, forse, nemmeno più il diritto/dovere del voto.

Che queste occasioni vengano snobbate, evitate, ridicolizzate, deluse, non è una prova di forza di chi oggi ha la maggioranza, è al governo. Anzi. Rappresenta la manifestazione più plastica del rischio della “dittatura della minoranza”, che oggi si sta correndo anche a causa di leggi elettorali che si vorrebbero ulteriormente peggiorare.Non dobbiamo dimenticare, infatti, che quasi tutte se non tutte le più clamorose vittorie elettorali di questi ultimi tempi, non solo in Italia, sono vittorie e maggioranze che in termini percentuali scontano l’assenza della metà degli aventi diritto al voto, e che l’arroganza spesso manifestata non si addice a chi spesso può vantare il consenso di poco più del 25% dei cittadini.

 

 

 

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