
La saga della cabinovia: una lotta quotidiana per la giustizia ambientale
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La storia della cabinovia Trieste – Porto Vecchio – Opicina si arricchisce ogni giorno di nuovi sviluppi e colpi di scena. Un progetto contestato sin dal suo annuncio, che ha diviso l’opinione pubblica e ha costretto il Comitato contrario all’opera a un impegno costante per fermarne l’approvazione definitiva. Considerato un progetto inutile, impattante, insostenibile, insicuro e illegittimo, la cabinovia è diventata il simbolo di una lotta più ampia per la giustizia ambientale e la tutela del territorio.
2025: Un Anno di Sentenze e Speranze
Il 2025 si è aperto con una notizia che ha dato nuova linfa alla battaglia del Comitato: la pubblicazione delle sentenze del TAR su due dei quattro ricorsi presentati. Queste sentenze rappresentano una vittoria significativa per tutte le persone che hanno sostenuto la causa negli ultimi tre anni, offrendo risorse finanziarie e competenze tecniche. Il comportamento delle Amministrazioni coinvolte, che continuano a portare avanti questo progetto nonostante i numerosi avvertimenti, suscita profondo sconcerto.
Le sentenze, infatti, confermano che le preoccupazioni sollevate dal Comitato erano fondate. Il TAR ha annullato gli atti impugnati, sottolineando che non sono state rispettate le normative vigenti, ed evidenziando la mancanza di conformità al Piano Regolatore, requisito fondamentale per qualsiasi progetto urbanistico. Questo principio è stato gravemente ignorato sia dagli uffici regionali che da quelli comunali, e la violazione ha reso necessario predisporre una Variante specifica.
Il Tribunale ha già annullato un anno di lavoro regionale mirato a superare il divieto di costruzione di impianti di risalita in area Natura 2000. Le sentenze confermano quanto il Comitato ha sostenuto fin dall’inizio: la cabinovia è inclusa nel Piano Regolatore solo per la parte in Porto Vecchio, mentre è assente per il tratto Bovedo-Opicina. Questo principio mette in discussione anche il Progetto di Fattibilità Tecnica Economica (PFTE) approvato nel dicembre 2022.
Il Ministero delle Infrastrutture e la Regione
Il 27 novembre, solo quattro giorni prima dell’arrivo di Salvini a Trieste per sostenere il progetto, l’Avvocatura di Stato, per conto del Ministero delle Infrastrutture, ha dichiarato al TAR la propria estraneità all’ovovia, chiedendo di essere esclusa dal processo. Il 27 dicembre, il Presidente del TAR ha emesso un’ordinanza che richiede approfondimenti istruttori per chiarire la situazione, chiedendo al Ministero delle Infrastrutture una relazione aggiornata che chiarisca la situazione finanziaria e normativa del progetto. Infatti, alla notizia della perdita dei fondi PNRR a causa del mancato rispetto del criterio di non arrecare danno significativo all’ambiente (DNSH) non era seguita, finora, la pubblicazione del decreto ministeriale di ripartizione dei fondi. La stessa scadenza è stata fissata per i chiarimenti richiesti dal tribunale stesso alla Regione in merito ad alcune contraddizioni che ha rilevato nei documenti riguardanti le specie prioritarie nei siti di Natura 2000 e sul numero asserito di passeggeri e i livelli di inquinamento, dati basilari per decidere se valga o meno il divieto assoluto di costruzione dell’opera previsto dalla legge.
Dopo la conferenza stampa del Comitato dell’8 gennaio, è stato pubblicato il Decreto firmato dal Ministro Salvini che assegna al Comune di Trieste i finanziamenti sostitutivi di quelli persi del PNRR, poiché il progetto Cabinovia non soddisfa il principio del DNSH. Preme sottolineare che nello stesso Decreto si dà conto di dove verranno impiegate le risorse PNRR non assegnate a Trieste, mettendole a disposizione del Comune di Padova per ampliare la sua rete di linee tramviarie già abbondantemente finanziate dal PNRR. Va ricordato che il Comitato aveva sottoposto all’Amministrazione comunale un progetto alternativo alla Cabinovia, inerente una nuova linea di tram, che non avrebbe comportato il danno paesaggistico e ambientale che origina invece la funicolare, e avrebbe consentito il recupero di aree alla mobilità sostenibile, pedonale, ciclabile e tramviaria, che ora sono dedicate prevalentemente al parcheggio delle automobili. L’insistere ostinatamente nel riproporre un impianto a fune con i nuovi finanziamenti ricevuti dal Ministero, non tenendo minimamente in conto che è stato riconosciuto il danno ambientale che lo stesso origina, essendo la VINCA di II grado negativa, denota insensibilità e arroganza da parte delle Istituzioni preposte a gestire le Direttive Europee recepite nella legislazione nazionale e regionale per le aree classificate Natura 2000.
Le Contraddizioni delle Amministrazioni
Negli ultimi tre anni, le amministrazioni comunali hanno fatto affermazioni che sono state puntualmente smentite dai fatti e dalle sentenze del TAR:
- che l’opera era già prevista nel Piano Regolatore, invece si è dovuto predisporre una Variante apposita, la n.12 adottata nel febbraio 2023;
- che il divieto di costruzione di impianti a fune valeva solo per gli impianti di sci, mentre l’Avvocatura dello Stato ha dovuto ribadire che il divieto valeva per tutti gli impianti;
- che l’opera rispettava il principio del DNSH, mentre la Regione ha dovuto accertare che lo violava ed è saltato il finanziamento PNRR;
- che l’opera era strategica per l’Europa, mentre gli Uffici europei hanno ribadito che la scelta dell’opera e la sua fattibilità sono responsabilità del proponente, in questo caso il Comune;
- che la concessione può essere data prima della variazione del Piano Regolatore comunale che dovrebbe contenerla, mentre ora la concessione è stata annullata dal Tribunale.
La Regione ha voluto riproporre, nella delibera di approvazione della VINCA di IIl livello, gli stessi motivi per i quali il TAR ha ritenuto di bocciare la precedente. Inoltre, ora pendono all’esame del Tribunale Amministrativo ulteriori ricorsi che evidenziano ancora una volta che gli atti a supporto del procedimento, volto a consentire la conclusione del procedimento di VAS, non rispettano i dettami della legge.
L’approvazione della VAS consentirebbe al Comune di Trieste di chiudere l’iter della Variante n.12 al PRGC, appositamente predisposta per inserire l’opera nello strumento urbanistico vigente e consentire la compatibilità urbanistica del progetto. La mancata compatibilità urbanistica, messa in risalto dalle due sentenze del TAR, ha consentito al medesimo di bocciare i due Decreti che inopinatamente la Direzione regionale competente aveva emesso per autorizzare la realizzazione dell’impianto e la concessione all’esercizio.
Ora il Comune sta per portare la Variante n.12 all’attenzione del Consiglio comunale per la sua approvazione definitiva, ritenendo di avere adempiuto ai passaggi fondamentali per consentire questo passaggio, e avviare poi la conferenza dei servizi propedeutica all’approvazione del progetto definitivo-esecutivo. Ancora una volta si cerca di portare a casa un risultato sul quale pendono i pronunciamenti del TAR che dovrebbero uscire in primavera e, qualora fossero favorevoli a quanto contenuto nei ricorsi, bisognerà che le Istituzioni Regione e Comune rimettano mano a tutti i procedimenti amministrativi finora fatti.
Stanno emergendo le responsabilità di chi ha impegnato personale e consistenti risorse pubbliche per realizzare l’assurdo progetto, nonostante dovessero essere conosciuti fin da principio i problemi di ammissibilità al PNRR della cabinovia e che la stessa fosse vietata dalle leggi italiane.
Il futuro?
Un’ulteriore questione in sospeso, alla quale non siamo in grado di dare al momento una risposta giuridica volta a confermare la nostra ipotesi, riguarda il fatto che il PFTE è stato approvato su disposizioni particolari previste per i progetti che beneficiano dei finanziamenti PNRR. È doveroso ricordare che la gara è stata aggiudicata, e firmato il contratto con il vincitore dell’appalto, senza che l’opera in questione avesse la compatibilità urbanistica, non essendo per una parte inserita nel PRGC vigente. A seguito della sentenza del TAR questi frettolosi adempimenti avviati dal Comune hanno ancora valore giuridico, essendo venuto meno lo scudo PNRR?
Su questi argomenti il Comitato vigilerà e indirizzerà le sue azioni nei prossimi mesi invitando a raccolta i sostenitori del nostro impegno e portando avanti i principi che stanno alla base della nostra Costituzione: Ascolto, Partecipazione, Trasparenza. Il futuro della cabinovia è ancora ampiamente aperto.
William Starc, laureato in architettura ora in quiescenza, esperienza lavorativa presso Amministrazioni pubbliche nei settori: Urbanistica, Lavori Pubblici, Ambiente, Trasporti. Ha ricoperto cariche dirigenziali nel Comune di Trieste, Provincia di Trieste, e già componente della Commissione Tecnico Scientifica del Ministero dell'Ambiente. In questo momento Coordinatore del Comitato NoOvovia.
- William Starchttps://ilpassogiusto.eu/author/wstarc/
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