
Lavori in corso per una CERS a Gorizia
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L’inquadramento normativo, così rappresentativo delle contraddizioni nelle quali sono avviluppati i decisori nazionali riguardo al tema delle comunità energetiche, è quello ben raccontato dalla voce autorevole di Emilio Gottardo sul numero 7 di questa rivista.
Le medesime contraddizioni nelle quali si dibatte l’amministrazione comunale di Gorizia che, sullo stesso tema, siglava il 12 ottobre scorso un protocollo d’intesa con il GSE, chiamato “a supportare l’amministrazione goriziana nel perseguimento degli obiettivi di sostenibilità e decarbonizzazione, generare modelli virtuosi di riferimento, anche al fine di migliorare la vivibilità delle Comunità, attraverso la promozione di interventi di riqualificazione energetica del patrimonio edilizio pubblico, la diffusione delle fonti rinnovabili e dell’economia circolare, nonché la realizzazione di comunità energetiche”. Obiettivi virtuosi, ma che sino ad ora non hanno messo in atto alcuna iniziativa concreta e visibile.
Il problema è sempre lo stesso: tutte le volte che si invoca la parola “comunità” sarebbe sempre opportuno scavare un po’ e capire di cosa parliamo veramente.
La comunità energetica rinnovabile – come recita l’art. 31 del D. Lgs. 199/2021 – è un soggetto giuridico i cui membri sono consumatori finali organizzati con l’obiettivo di fornire benefici ambientali, economici o sociali a livello di comunità ai membri o alle aree locali in cui opera la comunità e non quello di realizzare profitti finanziari.
E’ con questa filosofia e con questi obiettivi ben chiari in mente che Legambiente Gorizia – con il sostegno economico di Coop Alleanza 3.0 – ha promosso tra 2023 e 2024 un ciclo di incontri pubblici per illustrare la natura, i vantaggi, le potenzialità e i punti critici delle comunità energetiche, alle quali possono partecipare – è importante ricordarlo – sia i produttori, sia i semplici consumatori di energia elettrica: incontri divulgativi, ma con l’obiettivo dichiarato di stimolare la nascita di una Comunità Energetica Rinnovabile e Solidale a Gorizia.
Produrre e consumare localmente – cioè entro il perimetro della medesima cabina primaria di distribuzione – l’energia elettrica contribuisce alla decarbonizzazione, consente l’alleggerimento delle reti di trasmissione elettrica e contemporaneamente favorisce l’aggregazione delle persone a livello di comunità, con la possibilità di destinare parte dei benefici derivanti dalla gestione della comunità a favore di soggetti deboli, lottando così contro la povertà energetica.
Il tema della comunità è stato da subito recepito e compreso come centrale da Legambiente, tant’è vero che essa ha voluto realizzare il suo progetto in collaborazione con realtà attive in alcuni quartieri della città: l’Unità Pastorale Porta Aperta Parrocchie di SS. Ilario e Taziano S. Anna S. Rocco, il gruppo i Visionari, il gruppo EkoŠtandrež e il Comitato Quartiere Straccis. In particolare, nel corso del primo incontro, è stata portata una testimonianza da rappresentanti di queste realtà, che, con modalità e iniziative differenti, dimostrano come solo la partecipazione e l’aggregazione consentono di affrontare problemi, accrescere la fiducia, il senso di responsabilità reciproca, il desiderio di prendersi cura del bene comune e di combattere il degrado.
Non dobbiamo, tuttavia, nasconderci la necessità che analogo impegno venga profuso dalle istituzioni, in primis ATER e Comune di Gorizia.
Quando l’elettricità cambia la storia di una comunità
Paradigmatica in questo senso è la storia del connubio tra energia e comunità che caratterizza il quartiere goriziano di Straccis in cui, a partire dalla prima metà dell’800, proprio mediante l’utilizzo dell’energia prodotta dal fiume Isonzo, la famiglia Ritter impiantò quegli importanti insediamenti industriali, che trasformarono il piccolo borgo di Gorizia in una fiorente città, con un incremento demografico che portò dai 16.659 abitanti del 1869 ai 30.995 del 1910.
Passata di mano in mano, la centrale idroelettrica di Straccis ha alimentato le industrie del comparto tessile goriziano fino alla chiusura dell’ultima di esse, la Texgiulia, che nel 2018 licenziò gli ultimi dipendenti, ma che è tuttora proprietaria della centrale, con un fatturato di 4 milioni di euro nel 2022 ma nessun ritorno per la città, mentre il quartiere di Straccis, che fu storico quartiere operaio, oggi soffre di una diffusa povertà energetica.
Insomma, se dal basso viene manifestata la forte volontà di operare fattivamente per dare avvio ad una CERS cittadina, altrettanto forte si leva la richiesta affinchè un nuovo corso di investimenti pubblici si affianchi e concretamente contribuisca a promuovere lo sviluppo della comunità per il bene di tutti.
E’ facile immaginare i numerosi tetti di scuole, palestre, case popolari coperti di pannelli fotovoltaici, in grado di fornire energia alla popolazione cittadina e, contemporaneamente, sviluppare il senso di appartenenza ad una comunità coesa e consapevole.
Purtroppo in nessuno degli incontri organizzati da Legambiente si è riusciti ad andare oltre il patrocinio del Comune di Gorizia, senza riuscire a strappare un sia pur generico impegno.
Un nuovo attore in campo
In questo deserto si è levata fortunatamente la voce dell’Unità Pastorale “Porta aperta”, che riunisce le parrocchie di San Rocco, Sant’Anna, Duomo e Sant’Ignazio, la quale, nonostante gli ostacoli burocratici, economici e tecnici, che rendono ancora molto incerto il cammino delle comunità energetiche in Italia, si è assunta l’onere di iniziare il percorso per la promozione di una Comunità Energetica Rinnovabile (e Solidale) a Gorizia, (il cui territorio comunale ricade nel perimetro di un’unica cabina di distribuzione primaria): il primo passo concreto è quello di realizzare uno studio di prefattibilità, per il quale è necessario disporre di una serie di dati. Per questa ragione, con l’aiuto di parrocchie, associazioni e gruppi sensibili a questa tematica, è stata promossa in città entro il 21 giugno scorso una prima raccolta di dati:
- a chi non è in possesso di un impianto fotovoltaico: l’ultima bolletta energetica;
- ai produttori di energia con fotovoltaico: l’anno di installazione, se è stato collegato alla rete prima o dopo il 24/01/2024, la potenza di kW di produzione, se c’è un impianto d’accumulo e di che potenza, oltre agli eventuali contributi pubblici ricevuti (bonus regionale, detrazione fiscale, 110%, ecc.).
Hanno risposto a questa prima “chiamata” 85 consumatori e 18 produttori, anche se di questi ultimi, a causa delle restrizioni imposte dalla normativa vigente, pochi possiedono i requisiti richiesti per partecipare alla CERS.
Attualmente tutti i dati sono nelle mani di APE FVG (Agenzia per l’Energia del Friuli Venezia Giulia) – incaricata della loro elaborazione e dello studio di prefattibilità – che fornirà le considerazioni tecniche necessarie per affrontare e definire i passi successivi.