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Numero 26 | 17 Gennaio 2025

pari opportunità

Pari opportunità: Commissioni e politiche sognando la generazione egualitaria


Da quando ho iniziato la mia avventura nelle istituzioni, sono sempre andata alle riunioni delle Commissioni Pari Opportunità, prima in Comune e poi in Regione. Ci sono sempre andata in punta di piedi, cercando di comprendere quali fossero i temi che affrontavano, quali fossero le criticità che lamentavano (sia rispetto agli argomenti specifici che rispetto al loro funzionamento) per comprendere come potessi poi farmi portatrice di quelle istanze con le azioni che mi competessero, all’interno delle assemblee di cui faccio/facevo parte. Ci sono andata nella profonda convinzione che la parità di genere sia un tema fondamentale per la nostra società, che tanti passi avanti siano stati fatti, ma che ci sia ancora davvero tanto su cui lavorare, costruendo un’alleanza concreta e solida tra i generi. E che una rispettosa collaborazione tra Commissione e Consigliere sia essenziale per riuscire a costruire politiche realmente solide e a prova di discriminazioni.

Quale ruolo per le Commissioni Pari Opportunità?

Le Commissioni sono però state vuotate e depotenziate moltissimo (come la maggior parte degli organi di rappresentanza o di controllo…), rispetto al ruolo che potrebbero avere. Le osservazioni e valutazioni che presentano sulle misure adottate o da adottare sono per lo più ignorate dalle assemblee elettive (basti pensare alla doppia preferenza di genere). Allo stesso tempo, la funzione di sensibilizzazione ed elaborazione nei confronti della società è resa costantemente più difficoltosa da burocrazia e meccanismi ostacolanti. Organizzare un evento è spesso un parto, motivo per cui le Commissioni spesso non riescono a spendere efficientemente i budget a loro disposizione.

A queste difficoltà politico/organizzative si sommano quelle di una società che è in costante evoluzione. La Commissione regionale istituita con una legge del 1990, quando la società era completamente diversa, è chiaro che fa difficoltà a stare al passo. Allo stesso tempo, la rappresentanza delle generazioni più giovani è decisamente minoritaria ed è quindi difficile portare un rinnovamento di pensiero, essenziale per adeguarsi all’accelerazione dei cambiamenti in atto.

Cos’è successo in Consiglio regionale?

In questo quadro generale, la maggioranza in Regione ha pensato bene di tentare un blitz per dare il colpo di grazia alla Commissione. A firma dei quattro capigruppo, tutti uomini, sono stati presentati emendamenti last minute a una legge omnibus in discussione, che avrebbero modificato radicalmente il regolamento. Saremmo potuti arrivare a una Commissione con il 70% di uomini, da cui sarebbe stata esclusa la partecipazione di diritto delle Consigliere elette, così come della Consigliera di parità. Sono arrivati perfino a cercare di cambiare “la Presidente” in “il Presidente” (sull’uso dei femminili professionali sarebbe da aprire un capitolo a parte…).

Massimo Moretuzzo, come relatore della legge in questione, aveva chiesto lo stralcio degli emendamenti già in discussione generale, richiesta poi presentata anche in forma scritta a firma dell’intera minoranza, e lo stralcio¹ è infine stato votato all’unanimità. Lunedì 6 maggio è poi stata convocata d’urgenza una seduta della Commissione Pari Opportunità. Una riunione piuttosto tesa, nella quale tutte le Commissarie, in modo trasversale, hanno espresso parere contrario agli emendamenti, ritenendoli profondamente offensivi, sia nel merito che nel metodo. La Commissione, infatti, non era stata minimamente coinvolta e nemmeno consultata. La maggioranza si era appigliata a un verbale (che per altro era stato diffuso alla sola maggioranza, cosa sulla quale verranno fatti degli approfondimenti), nel quale veniva riportato un atteggiamento favorevole delle componenti alla revisione del regolamento, peccato che gli emendamenti effettivamente presentati dalla destra poi non avessero nulla a che vedere con le richieste espresse. Se si pensa poi che tale espressione è stata formulata all’interno del punto “varie ed eventuali” dell’ordine del giorno della seduta, demandando a successivi approfondimenti, mai avvenuti, la definizione su come intervenire concretamente, il quadro risulta ancora più grottesco. All’unanimità, le Commissarie hanno votato per richiedere il ritiro completo degli emendamenti, esprimendo parere negativo.

Prospettive e opportunità

Nel resto d’Italia, ci sono molti modi diversi. Ad esempio, il Municipio V di Roma ha una propria Commissione Pari Opportunità, con componenti Consigliere e Consiglieri eletti, il cui Presidente è un uomo, Filippo Riniolo, che porta avanti le istanze del mondo LGBTQAI+. Nei nostri territori le nomine invece vengono fatte a partire da candidature che provengono dalle associazioni. Al momento, associazioni che si occupano “di donne”. Eppure dovrebbe esserci una sensibilità anche nei confronti dei generi non binari, o di discriminazione rispetto ad altre componenti del tessuto sociale. E la partecipazione di uomini può aiutare a comprendere i rispettivi punti di vista, ed essere ancora più efficienti nel trasformare questi input in politiche concrete.

Ma come far sì che non si creino sbilanciamenti? Che gli uomini non prendano il controllo anche delle Commissioni Pari Opportunità, imponendosi e quindi portando avanti, anche lì, le forme di patriarcato dalle quali dovremmo invece liberarci al più presto? Basta mettere una percentuale, uno sbarramento?

C’è anche una questione relativa agli argomenti da trattare. Per la maggior parte, al momento, si parla di violenza di genere e di discriminazioni sul lavoro. Temi centrali, certo, ma nel resto di Europa si stanno invece interrogando su come costruire territori a misura di donne e bambine (il cosiddetto gendered landscape).

Noi, ad esempio, avevamo presentato un emendamento in Consiglio per chiedere di riprogettare in ottica di genere i cortili delle scuole. Spazi di gioco che siano a misura di bambine e bambini, di persone più o meno atletiche, con diversi interessi. Per eradicare le discriminazioni prima ancora che si formino, per aumentare l’autostima e il senso di appartenenza in un mondo che è sempre più competitivo ed escludente. Emendamento che è stato deriso da un Consigliere, uomo, che chiedeva se intendessimo togliere i campi da calcio.

In un mondo ideale, queste Commissioni dovrebbero essere finalizzate alla generazione egualitaria, quindi tenendo in considerazione tutte le istanze di gruppi potenzialmente vulnerabili per una società più giusta ed equa. Allo stato attuale, tuttavia, sembrano ancora necessari “spazi sicuri”, che escludono per includere, in cui i gruppi target possano ragionare insieme, da soli, poiché ci sono temi non facili da esplicitare in una situazione troppo ampia. Appare dunque ancora necessario che ci siano spazi politici dedicati solo alle donne, ad esempio, o solo a giovani, o solo a persone immigrate. E d’altra parte, il vespaio sollevatosi in Consiglio quando ho osato proporre di sostituire “il candidato” con “la persona candidata” nella legge elettorale, la dice lunga sul livello di parità di genere nelle nostre istituzioni.

E adesso?

Ora si passerà nella Commissione consiliare competente. Dal canto nostro, sosterremo le proposte che vanno nella direzione di una maggior indipendenza e autonomia operativa della Commissione, di un maggior peso politico nelle decisioni, di una maggior rappresentatività delle nuove sfide sociali relative ai rapporti tra i generi, credendo convintamente nella parità e nella necessità di un’alleanza solidale e concreta tra tutte e per tutte le categorie discriminate.

Continueremo a monitorare la situazione, e a informare la cittadinanza in merito. Nel mentre, esprimiamo la nostra vicinanza alle componenti della Commissione per l’offesa e lo svilimento del loro ruolo che hanno subito con quanto avvenuto.

Ma soprattutto: parliamone!

Crediamo sia necessario dialogare per costruire un posizionamento più chiaro su un tema che non è affatto risolto. Hai proposte, dubbi, perplessità, contrarietà? Scrivici. Lo spazio de Il Passo Giusto serve a questo.

 


¹stralcio significa che alcuni articoli o disposizioni (come gli emendamenti) suscettibili di costituire una normativa autonoma non vengono discussi nella seduta in corso, ma vengono rimandati a un approfondimento nella Commissione consiliare competente.

Giulia Massolino

Giulia Massolino, dottorata in ingegneria dell’energia e dell’ambiente, con master in comunicazione della scienza, economia blu sostenibile e studi di futuro. Da sempre attiva nell’associazionismo, dopo esser stata Consigliera comunale con Adesso Trieste, di cui è co-fondatrice, è attualmente eletta in Regione con il Patto per l’Autonomia.

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