Monfalcone a tutto gas
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È rimasta confinata quasi esclusivamente sui media locali una vicenda che avrebbe meritato maggiore risonanza. Si tratta del progetto di costruzione di una nuova grande centrale termoelettrica a Monfalcone, alimentata a gas metano. Un gas, va ricordato, la cui formula chimica è CH4 (dato molto importante, come si vedrà).
Gli antefatti
A Monfalcone esiste dalla metà degli anni ‘60 una centrale termoelettrica alimentata a carbone, su due gruppi da 336 MW di potenza complessiva (ai quali negli anni ‘70 erano stati aggiunti anche due gruppi ad olio combustibile da 320 MW ciascuno, poi dismessi alla fine degli anni ‘90).
Dopo la fine del monopolio nella produzione di elettricità da parte dell’ENEL, la centrale è stata al centro di vari passaggi di proprietà ed è oggi posseduta da A2A, spa multiservizi nata dalla fusione tra le ex municipalizzate AEM Milano e ASM Brescia.
Per decenni principale sito di produzione elettrica del Friuli-Venezia Giulia, la centrale di Monfalcone ha generato non pochi problemi ambientali anche su scala locale, per le ricadute di polveri ed altri inquinanti soprattutto sulle aree circostanti l’impianto. Oltre ovviamente a contribuire in misura rilevante all’accumulo di CO2 nell’atmosfera.
Non sono mancate le iniziative in sede penale, contro i gestori dell’impianto, per le ricadute ambientali negative generate dallo stesso: un processo è tutt’ora in corso contro i dirigenti di A2A.
Il progetto della nuova centrale
Nel 2020 A2A presenta il progetto per la costruzione di una nuova centrale termoelettrica, da 860 MW di potenza, in un sito all’interno del perimetro dell’impianto esistente. La nuova centrale sarà alimentata a metano, tramite un gasdotto da realizzare a partire dalla dorsale SNAM esistente sull’altopiano carsico alle spalle di Monfalcone e sarà a ciclo combinato con un’efficienza complessiva pari al 65% (contro il 37% di quella attuale). Si prevede possa essere alimentata anche con idrogeno, miscelato al metano, fino ad una percentuale massima del 30%.
L’investimento complessivo si aggirerà sui 500 milioni di euro, per un’occupazione prevista a regime di 30 addetti e fino ad un centinaio calcolando altre non ben precisate “attività collaterali”.
La bufala dell’idrogeno
La prevista alimentazione della centrale con idrogeno (H2) in miscela con il metano, è in realtà un mero artificio propagandistico, perché:
1) A2A non chiarisce la provenienza dell’idrogeno necessario, né se si tratterebbe di H2 green (cioè prodotto per elettrolisi dell’acqua con fonti rinnovabili), oppure di H2 blue, cioè prodotto a partire dal metano, ed è evidente che una – comunque parziale – decarbonizzazione dell’elettricità prodotta a Monfalcone si avrebbe soltanto nel primo caso; men che meno si accenna al costo di tale combustibile;
2) è totalmente assurdo prevedere di bruciare H2 (che non esiste tal quale in natura) in una centrale per produrre energia elettrica, poiché per produrlo serve una grande quantità di elettricità… che tanto varrebbe semmai utilizzare direttamente, specie se prodotta da fonti rinnovabili;
3) l’H2 andrebbe riservato per decarbonizzare le attività cosiddette hard to abate: cioè in particolare in alcuni settori del trasporto (navale, terrestre pesante) e dell’industria (siderurgia, petrolchimica), in sostituzione dei combustibili fossili oggi impiegati.
Le leggi della termodinamica sono evidentemente ignote a chi ha partorito una simile idea, che, però, acquista un senso – finanziario, non certo tecnico/ambientale! – alla luce dei finanziamenti del PNRR per le cosiddette “valli dell’idrogeno”, una delle quali prevista proprio a cavallo tra Friuli-Venezia Giulia, Slovenia e Croazia.
Favorevoli e contrari
Favorevoli fin da subito al progetto di A2A i sindacati confederali (particolarmente schierata la CGIL). Contraria, all’inizio, la sindaca di Monfalcone, Anna Maria Cisint, supportata anche da un voto pressoché unanime del Consiglio comunale. Parere negativo anche dai Comuni di Fiumicello-Villa Vicentina e di Duino-Aurisina, mentre non formulavano alcun parere gli altri Comuni del monfalconese. Si esprimeva favorevolmente, però, il sindaco di Turriaco, Enrico Bullian. Favorevole anche il capogruppo PD in consiglio regionale, Diego Moretti, contrario invece il PD monfalconese.
Contrari anche gli ambientalisti locali, l’Associazione Rosmann, Legambiente ed alcuni comitati di cittadini tra cui quello formato dagli abitanti del Rione ENEL.
La procedura VIA e le criticità ambientali
Sul progetto di A2A partiva nel marzo 2020 la procedura VIA (Valutazione di Impatto Ambientale) ministeriale.
Dall’analisi degli elaborati presentati da A2A per la VIA, emergevano subito rilevanti criticità, evidenziate in particolare nelle osservazioni degli ambientalisti, soprattutto per quanto concerne le emissioni atmosferiche. In virtù della potenza quasi tripla, la centrale a gas scaricherà, infatti, nell’atmosfera circa 2 milioni di t/anno di CO2, tante quante l’attuale impianto a carbone.
In aggiunta a ciò, vi sarà una quantità non precisata di “emissioni fuggitive” di metano, gas dal potenziale climalterante 24 volte superiore a quello della CO2.
Alcune emissioni (NOx, SO2, polveri) risulteranno inferiori a quelle della centrale attuale, ma quelle di ammoniaca (NH3) saranno invece più che doppie (cfr. tabella).
La nuova centrale non risulta perciò migliorativa rispetto all’esistente, né rispetto all’ambiente locale, né sul piano globale.
Anzi, la sommatoria delle emissioni di CO2 e di quelle “fuggitive” di metano, farà sì che il potenziale climalterante della nuova centrale sia superiore a quello dell’attuale. Con tanti saluti agli impegni per la decarbonizzazione e la lotta contro i cambiamenti climatici (l’Italia come l’intera UE è impegnata a ridurre le emissioni climalteranti del 55% entro il 2030 fino ad azzerarle nel 2050).
Non solo: il gasdotto di collegamento tra la dorsale SNAM e la futura centrale attraverserà il Parco comunale del Carso Monfalconese, in contrasto con le misure di conservazione previste dalla normativa del Parco stesso.
Inoltre il nuovo impianto “inchioda” Monfalcone, per i prossimi decenni, ad un ruolo di polo energetico dal quale sono in molti a Monfalcone – e la stessa Cisint, inizialmente – a dichiarare di volersi affrancare.
La procedura VIA, nella quale la Regione Friuli-Venezia Giulia esprimeva parere favorevole al progetto, si concludeva il 24 settembre 2021 – previo parere della Commissione tecnica VIA VAS – con un decreto di compatibilità ambientale positivo a firma dei ministri della Transizione ecologica, Cingolani, e dei Beni e Attività culturali, Franceschini.
Decreto, in cui era incluso il parere della Commissione tecnica VIA VAS, viziato da varie gravi irregolarità sia di metodo (alcune osservazioni di associazioni e comitati non sono state neppure prese in considerazione, alcuni elaborati di A2A non sono stati messi a disposizione del pubblico, un piccolo impianto fotovoltaico – che alimenterà alcuni impianti della centrale – è stato valutato separatamente con una procedura di screening regionale, anziché venire incluso nella procedura VIA ministeriale) sia di merito: totalmente trascurate le “emissioni fuggitive” di metano la contraddizione tra le caratteristiche del progetto in fatto di emissioni climalteranti e gli impegni dell’Italia per la riduzione delle stesse. Ignorate anche le conclusioni dell’Istituto Superiore di Sanità, che segnalava le criticità irrisolte del progetto per ciò che concerne la valutazione dei rischi per la salute pubblica (con riferimento in particolare all’ammoniaca ed alle polveri).
Il voltafaccia di Cisint
Contro il decreto ministeriale VIA favorevole, Cisint nel gennaio 2022 dichiarava con ampio battage mediatico di voler proseguire la battaglia impugnando al TAR il decreto stesso in sede amministrativa. Dopo di che, però, man mano che i mesi passavano, sull’annunciato ricorso scendeva il silenzio. Eppure, come detto sopra, gli argomenti da far valere davanti alla giustizia amministrativa non mancavano ed un’articolata memoria, a supporto del ricorso, era stata anche inviata dall’Associazione Rosmann al Comune di Monfalcone.
Il Comune si rifiutava anche di divulgare il testo del ricorso, e per un’ottima ragione: non è mai stato presentato.
Sulle ragioni del voltafaccia ogni supposizione è lecita: timore di uno scontro con un “potere forte” come A2A, oppure volontà di non disturbare la Regione ed il nuovo Governo “amico”, entrambi favorevoli al progetto…
Curioso, però, che in Consiglio comunale, o fuori di esso, nessuno abbia chiesto chiarimenti in merito alla sindaca.
Le compensazioni e la propaganda farlocca
Seguiva nel febbraio 2023 l’annuncio di un accordo tra la Regione e A2A per una serie di “opere di compensazione e mitigazione territoriale” finanziate da A2A, che accompagneranno la costruzione della nuova centrale. Si tratta di 60 milioni per la bonifica (prevista già in sede di VIA) del sito della centrale attuale, più una quindicina di milioni per interventi come la realizzazione di aree verdi e percorsi ciclopedonali al posto degli impianti che verranno demoliti, una nuova stazione marittima per croceristi e diportisti nautici, nuove strutture nautiche da diporto, urbanizzazioni primarie in vista della costruzione (a cura di altri) di un hotel, un polo tecnologico per la didattica, impianti fotovoltaici, geotermici e parcheggi al servizio dell’insieme.
Il tutto da realizzare entro 7 anni dall’ottenimento dell’autorizzazione alla dismissione dei gruppi a carbone della centrale esistente.
Il contentino al Comune di Monfalcone consiste quindi nella costruzione di infrastrutture turistiche in un’area “incastonata” tra la nuova centrale a gas ed il cantiere navale (si vedano i render).
Ciò non ha tuttavia impedito a Cisint di festeggiare il doppio risultato: la fine dell’”era del carbone” (comunque prevista entro il 2025 dal PNIEC, Piano Nazionale Integrato Energia e Clima…) ed una serie di investimenti per il futuro turistico della città.
Dal suo canto l’Assessore regionale all’Ambiente ed energia, Fabio Scoccimarro, arrivava a presentare sui media la centrale a gas come “un’industria verde”, e addirittura un elemento fondamentale per la decarbonizzazione del sistema produttivo regionale…
tabella emissioni:
confronto (tratto dagli studi ambientali di A2A per la procedura VIA) tra le principali emissioni in atmosfera della centrale a carbone esistente e quelle della futura centrale a gas