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Immagine distopica con insegnante robotico
Immagine distopica realizzata con software di intelligenza artificiale

L’intelligenza artificiale sostituirà gli insegnanti? La risposta è no (ma dipende da che insegnanti siamo)


Da novembre 2022, ovvero da quando Open AI ha rilasciato ChatGPT, ovvero la prima piattaforma di intelligenza artificiale conversazionale e generativa, una delle domande cruciali che continuamente viene posta è la seguente: l’intelligenza artificiale sostituirà (a breve) gli insegnanti?

La domanda, messa così, è decisamente mal posta, ma necessita comunque di una risposta perché rivela un malessere ed un turbamento decisamente reali.

Proviamo ad approfondire meglio.

Intelligenza: artificiale, naturale, costruita, diffusa, plurale, multipla…

La prima cosa da chiarire è che in ogni caso l’intelligenza artificiale non esaurisce l’intero spettro del concetto di intelligenza. Lo psicologo Howard Gardner ha sostenuto che non possiamo concepire l’intelligenza al singolare, come un blocco unico, ma che al contrario siamo di fronte a intelligenze multiple. Nella sua ultima rielaborazione Gardner cita ben nove diverse (ed intrecciate) intelligenze:

  1. Linguistica
  2. Logico-Matematica
  3. Visuo-Spaziale
  4. Corporeo-Cinestesica
  5. Musicale
  6. Intrapersonale
  7. Interpersonale
  8. Naturalistica
  9. Esistenziale o Teoretica

Pensare che l’intelligenza artificiale le comprenda tutte e tutte possa sostituirle è decisamente semplicistico oltre che erroneo.

Diciamo però che l’intelligenza artificiale ci sfida a cercare di definire e comprendere meglio che cosa si intende per intelligenza umana. E a questa domanda non abbiamo ancora oggi una risposta precisa.

Antropomorfismo: la colonizzazione reciproca tra artificiale e mentale

Proprio in questi giorni (24 febbraio 2024) Luciano Floridi e Anna C Nobre hanno sostenuto (in uno studio intitolato Anthropomorphising machines and computerising minds: the crosswiring of languages between Artificial Intelligence and Brain & Cognitive Sciences) che l’IA ha finito per descrivere i computer in modo antropomorfico, come cervelli computazionali con proprietà psicologiche, mentre le scienze del cervello e cognitive hanno finito per descrivere i cervelli e le menti in modo computazionale e informativo, come computer biologici. Un incrocio di linguaggi tecnici che può portare a confusione e a presupposti e conseguenze concettuali dannosi.

Si tratta dunque di evitare sia l’antropoformizzazione dell’intelligenza artificiale che la colonizzazione della mente da parte dell’artificiale evitando semplificazioni inutili e fuorvianti.

Generative AI and the future of education

Negli ultimi mesi ha generato scalpore l’intervento di Stefania Giannini (già ministro dell’Istruzione in Italia e ora Assistant Director-General for Education dell’Unesco) pubblicato l’11 luglio 2023 con il titolo Generative AI and the future of education .

Scrive Giannini: “Le applicazioni di intelligenza artificiale che generano un linguaggio simile a quello umano sollevano questioni fondamentali che riguardano l’istruzione, ma vanno ben oltre”, ponendo una serie di interrogativi quali: “In che modo questa tecnologia cambierà le nozioni su chi siamo in quanto esseri umani? Come cambierà la nostra comprensione dell’intelligenza umana? Che impatto avrà sulle nostre relazioni reciproche? Come dobbiamo trattare le macchine AI?”

La visione di Stefania Giannini è orientata al pessimismo anche se le problematiche poste sono certamente cruciali: “Nel recente passato – scrive – potevamo essere certi che termini come “imparare”, “educare”, “formare”, “allenare”, “insegnare” riguardassero gli esseri umani. Oggi questo è meno chiaro. L’attività di “istruzione” e “formazione” delle macchine è grande, globale e in crescita. È anche sempre più un’area di competizione, tra aziende e attori privati, oltre che tra Stati nazionali”.

Da qui, tuttavia, proporre una sorta di moratoria sull’AI in ambito educativo non può che risultare frutto di una visione “ingenua” del concreto darsi dell’esperienza educativa a livello scolastico.

In chiave più generale credo che leggere l’AI secondo l’ottica della catastrofe rischi di oscurare quello che è il compito strutturale dell’essere umano e dell’educazione: costruire futuri, orizzontare.

Educazione e intelligenza artificiale: tra catastrofare e orizzontare

In sintesi, e non solo in Italia, il dibattito su Intelligenza Artificiale ed educazione (e i correlati dibattiti su IA e didattica, IA e scuola, IA e professione docente, tutti riassumibili nell’acronimo inglese AIED – Artificial Intelligence in EDucation) può essere riassunto in due posizioni estreme che riflettono due diverse concezioni della IA che, come sostiene Cosimo Accoto, prefigurano due contrapposti rischi:

a) reificare la IA depotenziandola a mero insieme di tecniche inette e neutre, di grande impatto tecnico, ma di scarsa ricaduta culturale;

b) personificare e sovradimensionare la IA come intelligente, cosciente, senziente alla maniera dell’umano o, meglio, di come pensiamo che l’umano sia.

In ambito educativo rischia di prevalere decisamente la seconda visione, anche nella versione catastrofista, che a volte prefigura l’idea del superamento della scuola stessa, riducibile a puro processo tecnologico.

Lasciar prevalere la logica del catastrofare significa tuttavia rinunciare e abdicare al primo compito di ogni educazione, ovvero al compito di orizzontare. Ovvero supportare la capacità di leggere la realtà costruendo nuovi orizzonti per l’umano e il mondo in cui viviamo.

L’intelligenza artificiale ci costringe così a chiederci (di nuovo!) che cosa sia davvero educazione.

Obbligandoci a fare i conti con le riflessioni di Geert Biesta che sostiene che l’educazione non corrisponde certo alla Learnification, ovvero al processo mediante il quale un docente, magari coadiuvato da una Intelligenza Artificiale, riempie di dati una testa “ben piena” (datafication).

La buona educazione

Geert Biesta sostiene che la good education si genera dall’intersezione di tre diversi percorsi:

·      Qualificazione: azione che educatori e società compiono per dare agli studenti strumenti, conoscenze, competenze per agire nel mondo.

·      Socializzazione: insieme delle scelte valoriali compiute da una società nel momento in cui viene stilato un curricolo educativo.

·      Soggettivizzazione: il rendere un soggetto consapevole della propria libertà e della possibilità di porsi nel mondo come attore e non solo spettatore.

Pensare che questi tre aspetti possano essere “gestiti” da una automatizzazione dei processi educativi gestiti dall’intelligenza artificiale è decisamente complicato.

Questa riflessione, tuttavia, ci riporta ancora una volta ad una domanda altrettanto radicale: che cos’è educazione?

Se educazione si riduce a semplice istruzione, al processo che ancora oggi vediamo in molte scuole dove vige la ciclicità di “spiegazione dei contenuti in classe – studio a casa -interrogazione/verifica”, allora sì possiamo dire senza dubbio che l’intelligenza artificiale può sostituire senza fatica alcuna i docenti riuscendo anche a fare in genere meglio di loro.

Ma la professione docente è – o almeno dovrebbe – essere altro…

Faremo a meno degli insegnanti?

Possiamo adesso tentare una prima risposta alla domanda da cui siamo partiti. E lo facciamo usando le parole del rapporto Unesco 2021 (Reimagining our futures together. A new social contract for education) che così scrive:

“La conoscenza professionale dell’insegnamento si basa sul dialogo tra teoria e pratica e si sviluppa attraverso la riflessione individuale e collettiva su un repertorio crescente di esperienze. Non ci sono mai due situazioni pedagogiche identiche, e questo fa parte di ciò che rende il lavoro relazionale degli insegnanti insostituibile anche dalle macchine più sofisticate. La pedagogia è ciò che permette a ogni studente di essere parte di un rapporto umano con la conoscenza, di accedere a un mondo con intelligibilità, creatività e sensibilità. Non si può re-immaginare i programmi di studio e la pedagogia senza la presenza degli insegnanti” (pag. 89).

E così la domanda torna ad essere: cosa fanno davvero gli insegnanti? Qual è il loro compito ed il loro ruolo?

Ancora una volta l’intelligenza artificiale ci costringe a fare i conti non solo con quel che siamo, ma, anche e soprattutto, con quel che vogliamo essere.

Aluisi Tosolini

Filosofo dell’educazione. Coordinatore scientifico di Casco Learning e coordinatore nazionale della Rete delle scuole di Pace. Per 20 anni dirigente scolastico, è tra i fondatori del Movimento Avanguardie Educative. Ha insegnato didattica alle Università di Parma e Cattolica di Piacenza. Il suo ultimo volume si intitola “Scuola bene comune. Idee per ripensare l’educazione” (Emi 2023).

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