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Numero 30 | 14 Marzo 2025

palazzo nazioni unite

Geopolitica, trading e manifattura, le relazioni globali del Friuli-Venezia Giulia, i viaggi di Fedriga


Prima New York, poi altre mete negli USA, adesso Londra. Il nostro governatore, come mai nessun altro prima, sembra diventato un rappresentante di commercio. Non vende agroalimentare, a quello pensano altri, ma insediabilità industriali e immobiliari in un quadro di promozione multipla di affari. Trieste è il gioiello luccicante che serve da richiamo e l’allegato VIII del Trattato di Pace fa comunque drizzare le orecchie ai clienti.

Personalmente fino a poco tempo fa pensavo fosse un modo per stare un po’ lontano da casa e assaporare un po’ di jet set tanto per gradire. Ma poi ho iniziato a convincermi che probabilmente la mia analisi peccava più di provincialismo, e che fosse l’effettivo comportamento scelto da un “politico” un po’ enigmatico, banale in tutte le sue esternazioni da saputello virtuoso, incapace di interpretare un futuro della regione, ma sempre attento a non incappare in passi falsi nell’attuale palude politica ed a cogliere le occasioni di ribalta (come la presidenza della Conferenza delle Regioni) senza crearsi nemici. La domanda allora è: esprime sé stesso, ovvero è tutta farina del suo sacco, o in qualche modo rappresenta un qualche filone di interessi o di pensiero, “un dark tank”, il cui potere per i cittadini regionali potrebbe condizionare scelte e prospettive future?

Litorale Adriatico, Venezia Giulia, oppure angolo sud del Trimarium?

Nel rispondere a questa domanda serve una premessa che dal punto di vista matematico potrebbe chiamarsi assioma. Trieste è comunque al centro di un orizzonte che può andare lontano, ma che condiziona e congloba ogni sua azione. Non è una colpa e di per sé non significa che il resto della regione debba rivoltarsi contro. E però è un filtro che seleziona, mette a fuoco e può svelare.

Parto dalle vicende di cronaca dell’ultimo anno. In particolare vale la pena soffermarsi su tre particolari: il caso D’Agostino, il successo BAT, la vicenda Metinvest.

Circa 10 anni di guida da parte di Zeno D’Agostino hanno permesso di costruire una fama di eccellenza per il porto di Trieste ed hanno legato alle sue sorti l’intera logistica regionale. Si sono affermate due idee guida: una gestione pubblica efficiente e il trasferimento su ferrovia di una buona fetta di traffici. La partita della globalizzazione guidava i riferimenti principali sull’asse Estremo Oriente, Suez, Turchia, Germania. Non c’è stata una esplosione di milioni di tonnellate di TEU (containers), ma le prospettive c’erano. Oggi questo asse, che riguarda tutto l’Adriatico, si ristruttura, guarda con angoscia il futuro rapporto Cina-Germania, le vicende mediorientali ed i riflessi nel Mar Rosso, e ritrova la voce di un padrone USA che ne rivendica un più adeguato uso militare, vedasi la visita nel Golfo della portaerei Ford, e, perché no, anche una divisione del lavoro “transatlantica” di carattere manifatturiero a partire da una urgenza dell’industria bellica, cantieristica in primis. Da qui a ipotizzare che il futuro della regione sarà fare “corvette e droni” oltre a garantire sicurezza per la fornitura di petrolio (o idrogeno) ai nuovi carri armati tedeschi ce ne vuole, ma alcuni segnali si intravvedono. Pensare che D’Agostino se ne vada perché questo non è più il suo scenario, non è credibile, ma certo Trieste, Capodistria e Fiume devono ragionare su come si collocano all’interno di queste possibili novità.

Petroli, tabacchi e pattugliatori d’altura

Il caso BAT (British American Tobacco) è un qualcosa che mi incuriosisce da tempo anche perché le lodi sperticate che si sentono in giro mi sembrano piuttosto fuori luogo. Certo, centinaia di occupati, ricerche raffinatissime, ma in fin dei conti il fine sociale è sempre quello di creare dipendenze (da nicotina) possibilmente con minori danni per la salute fisica. Per un mondo politico che si indigna per ogni utilizzo della cannabis light mi sembra una contraddizione. Ma forse la vera importanza dell’operazione è sperimentare il funzionamento della extra territorialità portuale per produzioni manifatturiere e superare tutte quelle difficoltà che ancora vengono frapposte in particolare a livello di Unione Europea. Per ora i vagoni di Da Ponte dotati di AI (intelligenza artificiale) aspettano di capire…

Quello che mi è difficile da interpretare è come Fedriga, andando in giro a promettere mari e monti a chi vuole investire da noi, giustifichi il rifiuto della acciaieria della laguna proposta da Metinvest e Danieli. Può sempre argomentare che è stato costretto dalla “politica” del consenso, ma questa in realtà è una aggravante per il futuro. Un conto è magnificare la qualità della vita in un territorio ricco di beni storici, culturali e di ambienti significativi per un grande rilancio turistico. Altro è convincere investitori che devono fare rapidi profitti sul fatto che siamo pronti ad accogliere, per dire, qualche decina di migliaia di immigrati per far funzionare al meglio una macchina produttiva per quello che gli USA ritengono debba essere oggi gestita “friendly” da gente di fiducia, nell’ambito di una ri-globalizzazione “priva di rischi”. Quel che è successo con la cantieristica di Monfalcone non può essere considerato un incidente di percorso, ma una vera e propria prospettiva futura di una regione la cui popolazione si sta incamminando verso gli 800 mila abitanti, e perlopiù anziani.

La maggior parte dei friulani e dei triestini dormono sonni tranquilli e tutto sommato sono pronti probabilmente anche al terzo mandato di Fedriga, sicuri che è meglio un venditore di sicurezze che quelle bande di guerrafondai che circolano per l’Europa e il mondo. Ma forse cominciare a capire meglio che non è proprio tutto oro quel che luccica nell’informazione locale non guasterebbe.

Giorgio Cavallo
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Attivo in politica dai primi anni Sessanta del secolo scorso, è stato consigliere regionale di opposizione per tre legislature e per due mandati assessore all’Urbanistica e alla Mobilità del Comune di Udine, presidente regionale di Legambiente FVG negli anni Novanta e Duemila. Saggista, ha decine di pubblicazioni all’attivo. Collabora con testate di informazione locale su temi di attualità politica, sociale ed economica.

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