Farmacie: un altro pezzo del sistema sanitario alle prese con la finanziarizzazione
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Il primo impatto con una delle più antiche farmacie di Udine avviene passando attraverso una stanza che ha conservato i banconi e gli armadi in legno, con i ricettari esposti e con gli scaffali protetti da vetri e nei quali sono schierate file ordinate di mortai, boccette e vasi, insieme ad altri strumenti della professione.
Ma dall’atmosfera del primo novecento passiamo rapidamente, accompagnati dalla dottoressa titolare della farmacia, a cercare di fare una sintetica fotografia di cosa siano le farmacie oggi cercando di dare un valore a quanto sta accadendo nella loro prospettiva futura.
E invitando, ancora, a leggere queste righe tenendo presente che la proprietà o gestione di una farmacia è sì un’attività commerciale privata, ma “sotto il profilo funzionale, i farmacisti sono concessionari di un pubblico servizio” e che tale servizio è “preordinato al fine di assicurare una adeguata distribuzione dei farmaci, costituendo parte della più vasta organizzazione predisposta a tutela della salute”. E che quindi le cose si iscrivono nel più generale quadro del sistema sanitario, nazionale e regionale, delle sue incertezze e difficoltà, nella spinta a ridurre la spesa pubblica di settore, a ridurre quindi le prestazioni, a dare spazio alla presenza del privato.
Anzi, forse, il caso delle farmacie va ancora oltre, è addirittura più “moderno”.
Un nodo nel sistema sanitario territoriale
Che la farmacia sia un qualificante punto del sistema sanitario territoriale lo si può cogliere da più elementi. La stessa zonizzazione demografica per la concessione dell’esercizio, che prevede ad esempio nella nostra Regione la presenza di 427 farmacie in riferimento ad un bacino massimo di 3.000 abitanti per ognuna e che determina quindi densità e distribuzione del servizio.
Lo è anche perché non si limita a distribuire i farmaci mutuabili e non commercializzati dall’industria farmaceutica, ma consente l’accesso diretto ai farmaci di maggior costo resi disponibili perché questo prezzo è compensato dall’acquisto diretto ed in economia da parte del Sistema Sanitario Regionale.
E lo è, inoltre, perché presso le farmacie non sono disponibili solo un numero sempre crescente di prodotti in realtà parafarmaceutici, ma sono possibili anche tutta una serie di prestazioni sanitarie che vanno dalle analisi di varie condizioni (dalla pressione al diabete all’effettuazione di vari test), alle prenotazioni telematiche di visite, ai controlli prolungati e test autodiagnostici, possibili ormai anche a domicilio attraverso l’utilizzo o il noleggio di apparecchi sanitari relativamente semplici nella gestione.
Una funzione questa che ha conosciuto un momento particolare con la recente pandemia, consentendo di decongestionare le strutture ospedaliere, agevolando l’accesso sicuro ai servizi di prevenzione con una più ampia diffusione dei test (tamponi) e dei prelievi eliminando ad esempio il divieto di eseguire quello di sangue capillare.
L’ultima considerazione riguarda gli orientamenti della nostra Regione, che appare più “matrigna” di altre, comprese quelle a Statuto ordinario che hanno beneficiato delle normative e degli investimenti nazionali avviati dal 2009 in poi e ulteriormente prorogati ed estesi nel 2020 per la ulteriore realizzazione della “farmacia dei servizi”.
Ad esempio un elettrocardiogramma che in Puglia o in Liguria è possibile effettuare anche presso una farmacia in convenzione, qui si può effettuare nei soli ambulatori convenzionati o in ambito ospedaliero.
Farmacie o supermercati?
L’ultimo tessera del mosaico riguarda, dopo l’approvazione della legge 124 del 2017, una crescente presenza di fondi di investimento e società finanziarie che acquistano direttamente la proprietà di farmacie. Ormai una trentina in regione. E i fondi e le relative catene sono più di una: Hyppocrates (più di 300 farmacie in Italia, 18 circa in Regione, 5 o 6 a Udine), la società polacca Doctor Max recentemente affacciatasi, e i Lloyds partiti da Trieste e che ne contano circa 260 in Italia.
Una nuova proprietà con capacità e potenza che moltiplica le modalità di disponibilità, promozione, acquisto, più commerciali nel mondo della farmacia, fino ad utilizzare lo shopping online e, in questo periodo, le promozioni del black friday…
Esistono rischi in questa nuova e sempre più diffusa presenza?
La prima considerazione è che, per fortuna, non siamo ancora alla dimensione statunitense dove le catene di farmacie sono direttamente proprietà anche di grandi aziende farmaceutiche, come Boots, con ulteriori oligopoli, conflitti di ruolo e rischi sociali nel paese che ha conosciuto la diffusione di massa delle dipendenze da oppiacei, promossa direttamente dalla catena medico – farmaceutica dal produttore fino al prescrittore.
Purtroppo però anche in questo comparto del sistema sanitario, a fronte di un 10% circa di farmacie già acquisite in regione, una presenza privata di queste dimensioni, potenzialmente in crescita, e con finalità fortemente guidata dal ritorno economico degli investimenti, è possibile per esempio immaginare che l’attuale zonizzazione territoriale possa stare “stretta” se non congrua alle aspettative di ritorno economico, con svantaggio soprattutto per le aree meno abitate e dove la rarefazione dei presidi sociosanitari potrebbe, quindi, riguardare anche le farmacie. Maggiore si può ipotizzare, inoltre, la capacità di interlocuzione e condizionamento verso un potere politico sempre più convinto, anche perché culturalmente debole, che il pubblico non ce la può fare e che questo sia, tutto sommato, un altro retaggio del passato. Ultime, ma non per importanza, le condizioni di lavoro e retributive, con mansioni che tendono al ribasso e al lavoro a partita IVA, che sarebbero ulteriormente incentivate in un contesto così fortemente “finanziarizzato” e oligopolistico.
Siamo entrati in una farmacia del 900, dove il farmaco veniva preparato se non inventato; non ci siamo forse accorti consapevolmente che la nostra farmacia di ogni giorno è cambiata sotto i nostri occhi; ma ancora fra noi, utenti, e i farmaci senza prescrizione c’è la mediazione del/la farmacista, mentre invece nelle farmacie-supermercato, già diffuse in Gran Bretagna ma all’orizzonte anche per noi, fra il cliente e il prodotto non c’è mediazione competente e la bulimia dell’acquisto è in agguato…
Quello delle farmacie e della loro gestione è un tema da far rientrare nel dibattito e nell’attenzione sul futuro del sistema sanitario e della tutela della salute. E qualcosa d’altro, anche se limitato, nella nostra Regione c’è: le farmacie comunali.