
Comunità energetiche: a Udine, nel quartiere di San Domenico, la CERS è una scelta etica
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Continua il viaggio alla scoperta delle comunità energetiche rinnovabili della regione. Il focus di questo numero è sulla Comunità Energetica Rinnovabile e Solidale di San Domenico, in comune di Udine. Il vicepresidente Emilio Gottardo ne racconta la nascita, lo stato di fatto e l’obiettivo di natura solidaristica che ne ha determinato la costituzione.
Come è nata la vostra comunità energetica? Per iniziativa di chi?
«Un primo gruppo di persone, in rappresentanza di quelli che poi sono diventati i principali fondatori, si è ritrovato a marzo 2022; l’iniziativa è partita da uno di loro che aveva sentito parlare della Comunità Energetica Rinnovabile (CER) e che voleva condividere l’idea della stessa come possibile attore di iniziative a favore delle famiglie in condizione di bisogno energetico nel quartiere di San Domenico a Udine. Tutti i primi contatti sono andati a buon fine: mi riferisco alla parrocchia di San Domenico, alla Fondazione “Casa dell’Immacolata di don Emilio De Roja”, alla Comunità Piergiorgio onlus, al supermercato “Il Bottegone” e al Circolo “Laura Conti” di Legambiente. Tutti abbiamo capito subito che la comunità energetica poteva essere un’opportunità interessante di aiuto alle persone e alle famiglie povere che si aggiungeva alle molte azioni già poste in essere da parte della parrocchia e degli altri soggetti sul territorio. Abbiamo fatto alcuni incontri con possibili portatori di interesse e la risposta è stata subito molto positiva. Abbiamo anche coinvolto il Comune di Udine in quanto proprietario della scuola elementare San Domenico che, con il suo ampio tetto piatto nel centro del quartiere, poteva rappresentare un’unità di produzione energetica interessante, e il Comune ha risposto positivamente anche finanziando un primo studio generale di fattibilità tecnico-economica. Quindi siamo partiti con slancio, forti di un potenziale sociale di aderenti molto ampio, pur consapevoli delle grandi difficoltà burocratiche e tecniche che avremmo dovuto affrontare».
A che punto è?
«La Comunità è stata costituita a fine ottobre 2023 dopo che a gennaio dello stesso anno facemmo un’assemblea popolare, molto partecipata, per raccogliere aderenti e per spiegare cosa fosse una CERS, una Comunità Energetica Rinnovabile e Solidale, e dopo un confronto di diversi mesi per definire la forma associativa da adottare e per scrivere lo statuto. Di grande aiuto è stata l’esperienza nazionale della Comunità Energetica di San Giovanni a Teduccio di Napoli, promossa da Legambiente, dalla quale abbiamo avuto consigli e la prima bozza di statuto. Dopo la costituzione, abbiamo fatto una seconda assemblea popolare, anch’essa molto partecipata, per allargare e consolidare la base sociale in attesa dell’uscita degli ultimi, decisivi provvedimenti governativi, che dicessero quali erano le regole definitive da applicare e rispettare. Nel frattempo, con la legge di bilancio 2024, la Regione ha messo a bilancio dei fondi per finanziare le CER e la costruzione di impianti ai quali vogliamo attingere per dare concreta attuazione alla nostra CERS. Purtroppo, il Comune di Udine ha sospeso la propria partecipazione in attesa di chiarire le modalità burocratiche di partecipazione in quanto ente locale, pur mantenendo con noi un canale di interlocuzione e di attenzione».
Chi può aderire alla CERS?
«La partecipazione alla nostra CERS è libera e aperta ad ogni persona, piccola e media impresa, ente o associazione; chiunque ha voglia di partecipare ad un’iniziativa dall’alto valore solidaristico e sociale è benvenuto; stiamo per acquisire alla compagine sociale anche un’ulteriore fondazione che porterà in “dote” una potenza energetica significativa che darà una grossa mano alla partenza operativa della CERS. Il nostro movente fondamentale, come detto, è di natura solidaristica: crediamo che – come dice il nostro presidente, il parroco di San Domenico –, “la Comunità energetica è in primo luogo una scelta etica e non utilitaristica”».
Chi la gestirà?
«Credo che all’inizio, anche per contenere i costi, cercheremo di autogestire il funzionamento consci, tuttavia, che la crescita e il consolidamento della CERS richiederanno comunque l’affiancamento di un soggetto tecnico al quale chiedere conoscenze, ma dal quale ci aspettiamo anche che arricchisca le nostre competenze perché possiamo conseguire una nostra autonomia gestionale più ampia possibile. Restare autonomi è per noi strategico».
Quali sono o sono state le difficoltà incontrate nell’avvio della comunità energetica?
«Come accennavo, la difficoltà principale, finora, è stata la comprensione di cosa fosse una CER e, conseguentemente, la scrittura dello statuto. Adesso arriveranno le difficoltà maggiori perché alcune direttive del decreto governativo emanato nel gennaio 2024, pongono ostacoli che nessuno immaginava e che speriamo di poter risolvere e superare nel miglior modo (si veda in merito l’approfondimento già pubblicato sul numero 7 de Il Passo Giusto https://ilpassogiusto.eu/tanto-tuono-che-piovve-dopo-due-anni-di-proclami-alla-fine-le-comunita-energetiche-possono-nascere/ ndr). Le CER sono uno strumento potente di politica energetica in mano ai territori, di riappropriazione dalla base di un asset strategico – l’energia – e, vista anche la positiva esperienza tedesca, il governo dovrebbe avere tutto l’interesse a semplificare e sostenere la nascita e lo sviluppo di queste realtà; purtroppo, così non pare visto anche il remare contro di grandi gruppi industriali energetici nazionali».
Qual è il vantaggio di aderire alla comunità energetica?
«Alla CERS possono aderire produttori e consumatori di energia; oltre a questi, possono aderire i cosiddetti prosumer, cioè quelle persone che, avendo un proprio impianto di energia rinnovabile, aderiscono come produttori-consumatori. Tutte queste figure possono avere vantaggi economici entrando in una CER anche se, va detto, non ci si deve aspettare cifre in grado di azzerare le bollette o di ottenere vantaggi finanziari lucrativi questi ultimi, peraltro, vietati dalle norme. Il vantaggio alla fine sarà per tutti, piccolo o grande che sia, ma, vorrei aggiungere che il vantaggio sarà soprattutto sociale e umano se, grazie alla CERS, avremo aiutato le persone e avremo contribuito ad aumentare la coesione sociale e il benessere del nostro quartiere».